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IVA indetraibile: non è un costo deducibile IRES/IRAP

Una società si è vista negare la deducibilità, ai fini IRES e IRAP, del costo relativo all’IVA indetraibile versata per fatture soggettivamente inesistenti. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1682/2024, ha respinto il ricorso, stabilendo che l’IVA indetraibile non costituisce un costo inerente all’attività d’impresa e quindi non può essere dedotto. La Corte ha sottolineato che l’IVA è un’imposta neutrale per le imprese e la sua indetraibilità, in contesti fraudolenti, non la trasforma in un onere deducibile dal reddito.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA Indetraibile: la Cassazione Conferma che non è un Costo Deducibile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 1682/2024) affronta una questione cruciale per le imprese: l’IVA indetraibile può essere considerata un costo deducibile ai fini IRES e IRAP? La risposta della Suprema Corte è netta e ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema tributario. La pronuncia chiarisce che, anche quando l’imposta sul valore aggiunto non può essere recuperata a causa del coinvolgimento in operazioni soggettivamente inesistenti, essa non si trasforma magicamente in un onere deducibile dal reddito d’impresa.

I Fatti di Causa: una Frode Fiscale e le sue Conseguenze

Il caso riguarda una società attiva nella produzione e vendita di contenitori per alimenti. Tra il 2005 e il 2009, l’azienda aveva acquistato notevoli quantità di banda stagnata, materia prima per la sua produzione. Successive verifiche da parte della Guardia di Finanza hanno però rivelato una realtà preoccupante: le società fornitrici non avevano versato all’Erario l’IVA incassata sulle fatture emesse nei confronti dell’azienda.

L’Amministrazione Finanziaria ha quindi contestato alla società l’inesistenza soggettiva delle operazioni, negandole il diritto alla detrazione dell’IVA assolta su tali acquisti. Sebbene, in un secondo momento, l’Agenzia abbia riconosciuto la deducibilità dei costi di acquisto della merce ai fini IRES e IRAP, la questione dell’IVA è rimasta controversa. La società, infatti, sosteneva che l’IVA, divenuta per essa indetraibile, dovesse essere trattata come un costo accessorio e, di conseguenza, dedotta dal proprio reddito imponibile.

Mentre il giudice di primo grado aveva accolto la tesi del contribuente, la Commissione Tributaria Regionale aveva ribaltato la decisione, escludendo la deducibilità dell’IVA.

La Questione Giuridica e la Deducibilità dell’IVA Indetraibile

Il cuore della controversia legale verte sull’interpretazione dell’articolo 99 del TUIR. Questa norma stabilisce che le imposte sui redditi e quelle per le quali è prevista la rivalsa non sono ammesse in deduzione. L’IVA è l’esempio per eccellenza di imposta con rivalsa, in quanto il fornitore la addebita al cliente.

La società ricorrente ha tentato di argomentare che l’IVA indetraibile, non potendo più essere recuperata, perde la sua natura di imposta neutrale e diventa un costo effettivo, inerente all’attività d’impresa. La difesa si basava su tre motivi principali: la violazione dell’art. 99 TUIR, la mancata considerazione dell’assenza di un coinvolgimento fraudolento attivo da parte dell’azienda, e l’errata esclusione del requisito di inerenza del costo.

Le Motivazioni della Cassazione: Perché l’IVA Indetraibile non è un Costo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo una disamina unitaria e coerente dei motivi presentati. Le motivazioni della decisione si fondano su pilastri solidi del diritto tributario.

In primo luogo, i giudici hanno ribadito il principio di neutralità dell’IVA. Questo principio, di derivazione comunitaria, implica che l’IVA non deve rappresentare un costo per le imprese che operano nelle fasi intermedie della catena produttiva e distributiva. L’imposta non è ontologicamente un “costo incorporato” nel bene, ma un’imposta sul consumo che grava sul consumatore finale. L’esborso relativo all’IVA, quindi, non è un fattore produttivo.

In secondo luogo, la Corte ha sottolineato che la previsione dell’art. 99 del TUIR è chiara: le imposte con rivalsa, come l’IVA, non sono deducibili. Il fatto che, in un caso patologico come quello delle operazioni soggettivamente inesistenti, la detrazione venga negata non altera la natura giuridica dell’imposta. L’indetraibilità non trasforma l’IVA in un componente di costo deducibile ai fini IRES/IRAP.

Infine, l’argomento decisivo è stato quello relativo all’inerenza. La Corte ha spiegato che l’IVA versata su una fattura relativa a un’operazione soggettivamente inesistente è un costo non necessariamente inerente. L’inerenza, infatti, sussiste per l’IVA che sarebbe stata dovuta sull’operazione genuina (con il vero fornitore), la quale però è stata evasa. L’IVA corrisposta al soggetto interposto fittiziamente è un esborso che si colloca al di fuori della normale gestione aziendale, essendo espressione di una distrazione verso finalità ulteriori e diverse. Questo rompe il nesso di inerenza richiesto per la deducibilità di qualsiasi costo.

Le Conclusioni: Implicazioni per le Imprese

La decisione della Cassazione rafforza un principio fondamentale: l’IVA non è e non può diventare un costo deducibile dal reddito d’impresa, nemmeno quando diventa indetraibile a causa di frodi altrui. L’indetraibilità agisce come una sorta di sanzione impropria per non aver adottato la dovuta diligenza nella scelta dei partner commerciali. Permettere la deduzione di tale importo come costo significherebbe attenuare le conseguenze negative derivanti dal coinvolgimento in schemi fraudolenti, vanificando la ratio del sistema.

Per le imprese, questa ordinanza rappresenta un monito importante sulla necessità di implementare rigorose procedure di verifica dei propri fornitori. La scelta di partner commerciali affidabili non è solo una questione di efficienza operativa, ma anche un presidio essenziale per evitare pesanti conseguenze fiscali, come la perdita del diritto di detrazione dell’IVA, senza alcuna possibilità di recuperare tale onere sotto forma di costo deducibile.

L’IVA che non può essere portata in detrazione può essere considerata un costo deducibile ai fini IRES e IRAP?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’IVA, anche se indetraibile, non può essere dedotta come costo ai fini delle imposte sui redditi (IRES e IRAP) perché, per sua natura, è un’imposta per cui è prevista la rivalsa.

Perché l’IVA indetraibile derivante da operazioni soggettivamente inesistenti non è un costo inerente all’attività d’impresa?
Perché l’esborso non è strettamente rappresentativo di un fattore produttivo, ma è una conseguenza di una condotta che si inserisce in un meccanismo fraudolento. Manca quindi il nesso di inerenza con l’attività economico-produttiva dell’impresa, in quanto è espressione di una distrazione verso finalità diverse.

Qual è il principio generale che regola la deducibilità dell’IVA dalle imposte sui redditi secondo la Corte?
Il principio generale, basato sull’art. 99 del TUIR e sulla natura neutrale dell’IVA, è che le imposte per le quali è prevista la rivalsa, come l’IVA, non sono ammesse in deduzione dalle imposte sui redditi. L’IVA non è un costo per l’impresa, ma un’imposta sul consumo finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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