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IVA indetraibile da frode: non è costo deducibile

Una società, dopo aver definito con l’Agenzia delle Entrate la propria posizione su IVA non detraibile per operazioni fraudolente, ha tentato di dedurre tale importo come costo d’impresa ai fini IRES e IRAP. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’IVA indetraibile derivante da operazioni illecite, di cui il contribuente era consapevole, non possiede il requisito di inerenza all’attività produttiva e non può quindi essere considerata un costo deducibile.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA Indetraibile da Frode Fiscale: Perché non è un Costo Deducibile

Il tema della deducibilità dei costi è cruciale nella determinazione del reddito d’impresa. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso spinoso: può l’IVA indetraibile, derivante da operazioni fraudolente, essere considerata un costo deducibile ai fini delle imposte dirette (IRES e IRAP)? La risposta della Suprema Corte è stata un netto no, tracciando una linea invalicabile tra costi legati all’attività produttiva e oneri derivanti da condotte illecite.

I Fatti di Causa

Una società a responsabilità limitata, operante nel settore della gestione di distributori automatici, si è trovata al centro di una verifica fiscale. L’Agenzia delle Entrate aveva contestato l’utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente inesistenti relative a prestazioni fornite da cooperative di lavoro fittizie. A seguito degli avvisi di accertamento per gli anni d’imposta dal 2007 al 2009, la società ha scelto la via dell’accertamento con adesione, una procedura che permette di definire il contenzioso con il Fisco. In tale sede, ha accettato la non detraibilità dell’IVA relativa a tali fatture, saldando il debito tramite compensazione.

Successivamente, nel 2013, la società ha presentato una dichiarazione integrativa per l’anno 2012, riducendo l’ammontare delle imposte indeducibili e chiedendo a rimborso le maggiori IRES e IRAP versate. La tesi della società era che l’IVA, una volta divenuta definitivamente indetraibile a seguito dell’accordo con il Fisco, si fosse trasformata in un costo deducibile dal reddito d’impresa. L’Agenzia delle Entrate ha rigettato tacitamente la richiesta di rimborso, dando il via a un contenzioso che, dopo alterne vicende nei gradi di merito, è giunto dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione sull’IVA indetraibile: le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso della società, giudicando infondato il motivo principale relativo alla violazione delle norme sulla deducibilità dei costi. Il cuore della decisione risiede nel principio del nesso di inerenza.

L’Assenza del Nesso di Inerenza

I giudici hanno chiarito che un costo è deducibile solo se è funzionale all’attività d’impresa e alla produzione di ricavi. Nel caso di specie, l’onere sostenuto dalla società – ovvero l’IVA indetraibile – non derivava da una normale dinamica commerciale, ma dalla consapevole partecipazione a un’operazione fraudolenta. La Corte afferma che tale esborso non è inerente allo svolgimento dell’attività economico-produttiva, ma è piuttosto “espressione di distrazione verso finalità ulteriori e diverse, tali da interrompere il cd. nesso di inerenza”.

In altre parole, il costo non è stato sostenuto per produrre reddito, ma è la conseguenza di una condotta illecita finalizzata a evadere le imposte. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, che esclude la deducibilità di costi derivanti da pagamenti di sanzioni, riscatti o altre spese legate a comportamenti illeciti, poiché tali esborsi si pongono su un piano autonomo ed esterno rispetto alla gestione aziendale.

La Differenza con l’IVA Indetraibile Legittima

La Corte ha operato una distinzione fondamentale tra l’IVA indetraibile derivante da frode e quella che diventa tale per ragioni fisiologiche, come nel caso del pro-rata per chi svolge operazioni sia imponibili che esenti. In quest’ultimo caso, l’IVA indetraibile rappresenta un costo collegato al compimento di operazioni che producono ricavo ed è, pertanto, deducibile. Nel caso in esame, invece, la non detraibilità è la sanzione per una condotta fraudolenta e non può essere trasformata in un vantaggio fiscale sotto forma di costo deducibile.

L’Effetto dell’Accertamento con Adesione

L’aver definito la questione tramite un accertamento con adesione ha, secondo la Corte, rafforzato la tesi dell’indeducibilità. Sottoscrivendo l’accordo, la società ha accettato in via definitiva l’assetto del rapporto d’imposta e ha riconosciuto la natura illecita delle operazioni e la conseguente indetraibilità dell’IVA. Tentare di recuperare quell’importo come costo è stato considerato un comportamento “eccentrico” e contrario alla logica della transazione fiscale stessa, che ha lo scopo di chiudere definitivamente la controversia.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione ribadisce un principio cardine del diritto tributario: non può derivare un beneficio fiscale da un comportamento illecito. La deducibilità di un costo è strettamente legata alla sua funzione produttiva e alla sua coerenza con l’oggetto dell’attività d’impresa. L’IVA indetraibile che scaturisce dalla partecipazione consapevole a una frode fiscale non supera questo vaglio, poiché la sua causa non risiede nella gestione aziendale, ma in una scelta illegale del contribuente. Questa decisione consolida l’orientamento volto a negare qualsiasi forma di vantaggio fiscale indiretto a chi opera al di fuori della legalità, preservando l’integrità del sistema impositivo e il principio di capacità contributiva.

L’IVA versata per fatture relative a operazioni soggettivamente inesistenti è deducibile come costo d’impresa?
No. Secondo la Corte, quando il contribuente è consapevole della natura fraudolenta della transazione, la relativa IVA indetraibile non può essere considerata un costo inerente all’attività d’impresa e, di conseguenza, non è deducibile ai fini delle imposte dirette (IRES e IRAP).

Perché la Corte esclude la deducibilità di questo costo?
La Corte la esclude per la mancanza del “nesso di inerenza”. La spesa non è un costo sostenuto per produrre reddito, ma è la diretta conseguenza della condotta illecita e fraudolenta del contribuente. È vista come un esborso di risorse distolto per finalità diverse da quelle economico-produttive dell’azienda.

L’aver definito la controversia sull’IVA con un accertamento con adesione cambia qualcosa?
Sì, rafforza la tesi dell’indeducibilità. Sottoscrivendo l’accordo, la società ha accettato in modo definitivo il proprio debito IVA e la natura non detraibile dell’imposta. Cercare di dedurre successivamente tale importo come costo è considerato un comportamento incoerente che contraddice la finalità stessa dell’accordo, volto a chiudere in via definitiva il rapporto d’imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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