LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

IVA aliquota agevolata: no al 4% per residence

La Corte di Cassazione stabilisce che l’IVA aliquota agevolata al 4% non è applicabile per la fornitura di beni destinati alla costruzione di un residence turistico-alberghiero. La qualifica oggettiva dell’immobile al momento dell’operazione (attività d’impresa) prevale sull’intenzione futura del committente di trasformarlo in abitazioni residenziali. La classificazione catastale D/2 e la destinazione d’uso commerciale sono decisive.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA Aliquota Agevolata: Quando il Residence Non è Casa

L’applicazione dell’IVA aliquota agevolata nel settore immobiliare è un tema complesso, che dipende strettamente dalla natura e dalla destinazione degli immobili. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per beneficiare del tasso ridotto al 4%, non contano le intenzioni future, ma la realtà oggettiva dell’immobile al momento dell’operazione. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: La Costruzione del Complesso Turistico

Una società, fornitrice di serramenti e infissi metallici, emetteva fatture nei confronti di un’impresa committente applicando l’IVA al 4%. Tali beni erano destinati alla realizzazione di un grande complesso immobiliare. L’Agenzia delle Entrate, a seguito di un controllo, contestava l’applicazione dell’aliquota ridotta, ritenendo che dovesse essere applicata quella ordinaria al 20%.

Il motivo della contestazione era chiaro: la concessione edilizia originaria e la classificazione catastale (categoria D/2) definivano il complesso come una “residenza turistico-alberghiera”. Questa tipologia di immobile è, per sua natura, destinata a un’attività commerciale e non può essere equiparata a una “casa di civile abitazione” secondo i requisiti della cosiddetta “Legge Tupini”, presupposto per l’agevolazione fiscale.

La Decisione Contraria della Commissione Tributaria Regionale

Inizialmente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione alla società. I giudici di secondo grado avevano valorizzato alcuni elementi: una successiva convenzione con il Comune che, alla scadenza di un vincolo decennale, avrebbe permesso di cambiare la destinazione d’uso in residenziale, e la presunta intenzione originaria del committente di realizzare alloggi residenziali. Secondo la CTR, questi fattori dimostravano che l’obiettivo finale non era imprenditoriale, giustificando così l’IVA aliquota agevolata.

La Sentenza della Cassazione e la Prevalenza dei Dati Oggettivi

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione della CTR dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso, ribaltando completamente il verdetto. La Suprema Corte ha affermato un principio cardine in materia fiscale: la valutazione dei requisiti per un’agevolazione deve essere effettuata ratione temporis, cioè con riferimento al momento esatto in cui avviene l’operazione imponibile (in questo caso, l’emissione delle fatture).

Le Motivazioni della Corte: Conta la Destinazione Attuale, Non l’Intenzione Futura

La Corte ha chiarito che l’indagine sulle caratteristiche di un edificio, ai fini dell’applicazione dell’IVA aliquota agevolata, deve basarsi su elementi oggettivi, strutturali e funzionali esistenti al momento della costruzione o della classificazione catastale definitiva.

Nel caso specifico, al momento della fornitura dei beni, i dati oggettivi erano inequivocabili:
1. Concessione Edilizia: Autorizzava la costruzione di una residenza turistico-alberghiera.
2. Classificazione Catastale: Gli immobili erano accatastati in categoria D/2, tipica delle imprese.

Questi elementi definiscono l’immobile come un complesso destinato all’esercizio di un’attività d’impresa, ovvero la prestazione di ospitalità a pagamento. Tale natura è incompatibile con quella di “casa di abitazione”, intesa come luogo destinato stabilmente alla vita privata di nuclei familiari.

I giudici hanno specificato che l’intenzione soggettiva del costruttore o le future ed eventuali modifiche della destinazione d’uso sono del tutto irrilevanti. L’agevolazione fiscale è legata alla natura oggettiva del bene nel momento in cui il presupposto impositivo si realizza. Di conseguenza, la CTR ha errato nel dare peso a una convenzione futura, svalutando i dati certi e attuali come il permesso di costruire e la categoria catastale.

Le Conclusioni: Implicazioni per il Settore Immobiliare e l’IVA Aliquota Agevolata

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso: per beneficiare dell’IVA aliquota agevolata prevista dalla “Legge Tupini”, l’immobile deve possedere, fin dall’origine e in modo oggettivamente riscontrabile, le caratteristiche di un fabbricato residenziale non di lusso. Qualsiasi destinazione che implichi un esercizio di impresa, come quella turistico-alberghiera, esclude categoricamente l’accesso al beneficio fiscale, a prescindere da piani futuri di conversione. Gli operatori del settore devono quindi prestare massima attenzione alla qualificazione formale e sostanziale degli immobili fin dalle prime fasi del progetto per evitare spiacevoli recuperi d’imposta.

È possibile applicare l’IVA aliquota agevolata del 4% per la costruzione di una residenza turistico-alberghiera?
No, la sentenza chiarisce che una residenza turistico-alberghiera è un’attività d’impresa e non può essere assimilata a una casa di civile abitazione ai fini dell’applicazione dell’aliquota agevolata, poiché quest’ultima è riservata agli immobili residenziali non di lusso.

L’intenzione futura del costruttore di trasformare un residence in abitazioni private rileva ai fini dell’applicazione dell’IVA agevolata?
No, l’intenzione del costruttore e le eventuali future convenzioni urbanistiche sono irrilevanti. Ciò che conta è la destinazione d’uso oggettiva dell’immobile, come risulta dalla concessione edilizia e dalla classificazione catastale al momento dell’operazione imponibile.

Qual è il momento decisivo per determinare la corretta aliquota IVA da applicare?
Il momento decisivo è quello in cui l’operazione viene effettuata, ovvero la data di emissione delle fatture. Le caratteristiche oggettive e la classificazione dell’immobile in quel preciso istante determinano se si ha diritto o meno all’aliquota agevolata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati