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IVA agevolata scuole: no al 10% per uso non domestico

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 14097/2024, ha stabilito che l’IVA agevolata al 10% per la fornitura di energia non si applica agli edifici scolastici. La Corte ha chiarito che il requisito dell’ ‘uso domestico’ previsto dalla norma esclude le scuole, in quanto prive del carattere di residenzialità. La decisione cassa la sentenza di merito che aveva erroneamente assimilato le scuole a strutture residenziali.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IVA agevolata scuole: La Cassazione nega il 10% per le forniture di energia

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio in materia di IVA agevolata scuole. La Suprema Corte ha chiarito che le forniture di energia termica destinate a edifici scolastici, come asili nido, scuole materne, elementari e medie, non possono beneficiare dell’aliquota ridotta al 10%, poiché non rientrano nella nozione di “uso domestico”. Analizziamo insieme la vicenda e le motivazioni di questa decisione.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Entrate nei confronti di una società specializzata in impianti di riscaldamento. L’amministrazione finanziaria contestava, tra le altre cose, l’errata applicazione dell’aliquota IVA agevolata al 10% su diverse prestazioni, inclusa la fornitura di energia a un complesso condominiale e a vari istituti scolastici.

La società contribuente aveva ottenuto ragione nei primi due gradi di giudizio. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, aveva ritenuto legittima l’applicazione dell’aliquota ridotta, basandosi su circolari ministeriali che assimilavano le strutture scolastiche a quelle residenziali.

Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo, tra i vari motivi, la violazione della normativa IVA relativa alle forniture per “uso domestico”.

I motivi del ricorso e la questione dell’IVA agevolata scuole

L’Agenzia delle Entrate ha fondato il proprio ricorso su tre motivi. Mentre i primi due, relativi a vizi di motivazione su altre questioni, sono stati respinti dalla Corte, il terzo motivo è stato accolto e si è rivelato decisivo.

Il punto centrale del ricorso riguardava l’errata interpretazione da parte dei giudici di merito del n. 122 della Tabella A, parte terza, allegata al D.P.R. n. 633/1972. Tale norma prevede l’applicazione dell’aliquota IVA del 10% per “le prestazioni di servizi e forniture di apparecchiature e materiali relativi alla fornitura di energia termica per uso domestico”.

Secondo l’Agenzia, la Commissione Tributaria Regionale aveva sbagliato a estendere il beneficio agli edifici scolastici, in quanto questi sono privi del requisito fondamentale della “residenzialità”, implicito nella nozione di “uso domestico”.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato questo motivo, accogliendo la tesi dell’amministrazione finanziaria e fornendo una chiara interpretazione del concetto di “uso domestico” ai fini fiscali.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato in tema di IVA: le norme che prevedono aliquote agevolate, in quanto derogatorie rispetto alla regola generale, devono essere interpretate in senso stretto. Non è possibile, quindi, un’applicazione analogica a casi non espressamente previsti.

Il fulcro della motivazione risiede nel significato del termine “uso domestico”. I giudici hanno specificato che tale espressione limita inequivocabilmente l’agevolazione fiscale alle sole forniture destinate a un’abitazione, sia essa individuale o collettiva (come caserme, case di riposo, carceri). L’elemento chiave è la “residenzialità” della struttura, ovvero il suo essere destinata a dimora stabile delle persone.

Le scuole, per loro natura e funzione, non possiedono questo carattere. Sono luoghi destinati all’istruzione e frequentati per un numero limitato di ore al giorno, ma non costituiscono la residenza di alunni o personale. Pertanto, secondo la Corte, il requisito richiesto dalla norma non è soddisfatto. L’assimilazione operata dalla Commissione Tributaria Regionale sulla base di circolari ministeriali è stata ritenuta errata, in quanto non conforme al dettato normativo.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate sul punto specifico, ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia per un nuovo esame della controversia. Questa decisione ha un’importante implicazione pratica: le società che forniscono energia a istituti scolastici non possono applicare l’aliquota IVA agevolata al 10%, ma devono attenersi all’aliquota ordinaria. La sentenza riafferma la necessità di un’interpretazione rigorosa delle norme fiscali di favore, escludendo estensioni non supportate da un chiaro dato letterale.

È possibile applicare l’IVA agevolata al 10% sulla fornitura di energia per le scuole?
No. Secondo la Corte di Cassazione, l’aliquota agevolata del 10% non si applica alle forniture di energia termica per edifici scolastici (asili, scuole elementari, medie) perché non soddisfano il requisito dell’uso domestico.

Cosa si intende per “uso domestico” ai fini dell’applicazione dell’IVA agevolata?
Per “uso domestico” si intende l’utilizzo di energia in un contesto abitativo, caratterizzato dalla residenzialità della struttura. Ciò include sia abitazioni private sia collettive come caserme o case di riposo, dove le persone dimorano stabilmente.

Perché le scuole non possono essere considerate a uso domestico?
Le scuole non sono considerate a uso domestico perché la loro funzione è quella educativa e non abitativa. Manca il requisito della “residenzialità”, in quanto gli alunni e il personale vi trascorrono solo una parte della giornata senza risiedervi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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