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Istanza di rimborso integrativa: è legittima

Una società energetica, dopo aver ricevuto un primo rimborso fiscale completo, presenta un’istanza di rimborso integrativa per una somma ulteriore. L’Agenzia Fiscale si oppone, sostenendo che la richiesta sia tardiva. La Corte di Cassazione dà ragione alla società, stabilendo che un’istanza di rimborso integrativa è legittima se riguarda somme non richieste in precedenza. Inoltre, ribadisce che il termine di 48 mesi per il rimborso decorre dalla data del pagamento dell’imposta e non dalla dichiarazione.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Istanza di Rimborso Integrativa: Legittima anche Dopo un Primo Rimborso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per molti contribuenti: la possibilità di presentare una istanza di rimborso integrativa anche dopo aver già ottenuto un primo rimborso per lo stesso periodo d’imposta. La decisione chiarisce importanti aspetti procedurali, distinguendo nettamente tra un rimborso parziale e una richiesta successiva per somme mai domandate prima.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore energetico aveva presentato nel 2016 una prima istanza di rimborso per imposte IRES indebitamente versate, basata su un’agevolazione fiscale nota come “Tremonti Ambiente”. L’istanza veniva accolta integralmente e l’importo accreditato sul conto corrente della società.

Tre anni dopo, nel 2019, la stessa società si rendeva conto di aver diritto a un rimborso maggiore di quello inizialmente richiesto e presentava una seconda istanza, definita ‘integrativa’, per recuperare l’ulteriore eccedenza di imposta versata per l’anno 2013.

Di fronte al silenzio dell’Agenzia Fiscale, interpretato come un rigetto tacito, la società avviava un contenzioso tributario. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione al contribuente, ritenendo legittima la seconda richiesta.

L’Agenzia Fiscale, non soddisfatta, ricorreva in Cassazione, sollevando due questioni principali: la decadenza del contribuente dal diritto di chiedere ulteriori somme e la tardività della seconda istanza.

La Legittimità dell’Istanza di Rimborso Integrativa

Il primo motivo di ricorso dell’Agenzia si basava su un presupposto errato. Secondo l’Amministrazione, l’accoglimento della prima istanza equivaleva a un provvedimento di rimborso parziale che, implicitamente, rigettava qualsiasi somma ulteriore. Di conseguenza, la società avrebbe dovuto impugnare quel primo provvedimento anziché presentare una nuova istanza.

La Corte di Cassazione ha respinto questa tesi, definendola infondata. I giudici hanno chiarito una distinzione fondamentale:

* Rimborso Parziale: Si verifica quando un contribuente chiede 100 e l’Ufficio gli riconosce solo 70. In questo caso, il provvedimento ha un valore di rigetto implicito per i 30 non concessi, e deve essere impugnato.
* Rimborso Integrale e Istanza Successiva: È il caso in esame. La società aveva chiesto 100 e aveva ricevuto 100. Successivamente, ha presentato una seconda istanza per una somma diversa, mai richiesta in precedenza. Poiché la prima istanza era stata accolta per intero, non esisteva alcun provvedimento di diniego, neanche implicito, da impugnare.

La Corte ha concluso che nessun provvedimento di diniego poteva essersi formato sulla somma richiesta con la seconda istanza, semplicemente perché questa non era mai stata oggetto della prima richiesta.

La Questione della Tardività e i Termini di Decadenza

Con il secondo motivo, l’Agenzia lamentava la violazione dell’art. 38 del d.P.R. 602/1973, sostenendo che la seconda istanza di rimborso integrativa fosse stata presentata oltre il termine di decadenza di 48 mesi. L’Agenzia, però, calcolava tale termine a partire dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Anche questo motivo è stato giudicato infondato dalla Suprema Corte per due ragioni distinte:

1. Inammissibilità: L’eccezione di decadenza può essere rilevata d’ufficio solo se i fatti necessari a valutarla (in questo caso, la data del versamento dell’imposta e la data della richiesta di rimborso) emergono chiaramente dalla sentenza impugnata. Nel caso specifico, la sentenza di secondo grado non menzionava la data del versamento, rendendo impossibile per la Cassazione effettuare tale valutazione.
2. Infondatezza nel merito: La Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato: il termine di 48 mesi per la presentazione dell’istanza di rimborso (dies a quo) decorre non dalla data di presentazione della dichiarazione, ma dalla data del versamento dell’imposta indebitamente corrisposta. L’Agenzia non solo aveva errato nel calcolo del termine, ma non aveva neppure indicato nel suo ricorso la data del versamento, elemento essenziale per sostenere la propria tesi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica procedurale impeccabile. Un contribuente non può essere penalizzato per non aver impugnato un provvedimento che accoglieva pienamente la sua richiesta. Il diritto a richiedere un’ulteriore somma, emersa solo in un secondo momento, non può essere precluso dall’esito positivo di una precedente e distinta istanza. Inoltre, la Corte ha riaffermato l’importanza del dies a quo per la decorrenza dei termini di decadenza, ancorandolo al momento effettivo del pagamento, che rappresenta l’evento lesivo da cui sorge il diritto al rimborso.

Le Conclusioni

Questa ordinanza fornisce due importanti conferme per i contribuenti. In primo luogo, consolida il diritto a presentare un’istanza di rimborso integrativa per somme emerse successivamente, a condizione che queste non fossero state incluse nella richiesta originaria. In secondo luogo, ribadisce che il termine di decadenza per le richieste di rimborso decorre sempre dal pagamento e non dalla dichiarazione, un principio fondamentale a tutela del contribuente. La decisione rappresenta una guida chiara su come gestire correttamente le procedure di rimborso, evitando di incorrere in preclusioni o decadenze.

È possibile presentare una seconda istanza di rimborso dopo averne già ottenuta una per lo stesso periodo d’imposta?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che se la prima istanza è stata integralmente accolta, il contribuente può presentare una successiva istanza per richiedere il rimborso di somme diverse e mai chieste in precedenza.

L’accoglimento totale di una prima istanza di rimborso impedisce di chiederne un altro per somme diverse?
No. L’accoglimento totale di una richiesta non costituisce un rigetto implicito per altre somme non ancora richieste. Pertanto, non preclude la possibilità di presentare una nuova istanza per recuperare ulteriori importi indebitamente versati.

Da quando decorre il termine di 48 mesi per chiedere un rimborso fiscale?
Secondo la pacifica interpretazione dell’art. 38 del d.P.R. n. 602/1973, confermata dalla Corte, il termine di decadenza di 48 mesi per la presentazione dell’istanza di rimborso decorre dalla data del versamento dell’imposta indebitamente pagata, e non dalla data di presentazione della dichiarazione dei redditi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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