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Istanza di rimborso: decorrenza e presupposto

Una società chiede il rimborso di un’imposta versata per una procedura fiscale poi dichiarata inefficace da una sentenza definitiva. L’Agenzia delle Entrate nega il rimborso sostenendo che l’istanza di rimborso sia tardiva, poiché presentata oltre due anni dal pagamento. La Cassazione, con ordinanza interlocutoria, non decide nel merito ma, riconoscendo la rilevanza della questione, rimette la causa a pubblica udienza per chiarire se il termine per l’istanza di rimborso decorra dal pagamento o dal momento in cui una sentenza definitiva accerta l’indebito, ovvero il presupposto per la restituzione.

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Pubblicato il 5 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Istanza di Rimborso Fiscale: Da Quando Decorre il Termine di Due Anni?

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione riaccende il dibattito su un tema cruciale per i contribuenti: la decorrenza del termine per presentare un’istanza di rimborso. La questione al centro del contendere è se il conteggio dei due anni previsti dalla legge debba iniziare dalla data del pagamento o dal momento, spesso successivo, in cui si verifica il presupposto giuridico che rende quel pagamento non dovuto, come una sentenza definitiva. La Suprema Corte, riconoscendo la portata della questione, ha scelto di non decidere immediatamente, rimettendo la causa a una pubblica udienza per una valutazione più approfondita.

I Fatti di Causa

Una società aveva aderito a una procedura di affrancamento dei maggiori valori iscritti in bilancio, versando la relativa imposta sostitutiva. A causa di un ritardo nel pagamento della prima rata, l’Agenzia delle Entrate ha considerato la procedura come mai perfezionata, notificando alla società due avvisi di accertamento.

La contribuente ha impugnato tali atti, ma sia in primo che in secondo grado i giudici tributari le hanno dato torto. La sentenza d’appello è diventata definitiva. A questo punto, dato che la procedura di affrancamento era stata ufficialmente dichiarata invalida, la società ha presentato un’istanza di rimborso per le somme versate. Di fronte al silenzio dell’Amministrazione finanziaria (configurabile come silenzio-rifiuto), la società ha adito nuovamente la giustizia tributaria, ottenendo ragione in entrambi i gradi di merito.

La Questione Giuridica sull’Istanza di Rimborso

L’Agenzia delle Entrate ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’istanza di rimborso fosse stata presentata tardivamente. Secondo l’Ente impositore, il termine biennale previsto dall’art. 21 del D.Lgs. 546/1992 doveva decorrere dalla data in cui erano stati effettuati i versamenti.

Al contrario, la Commissione Tributaria Regionale aveva stabilito che il termine dovesse decorrere non dal pagamento, ma dal ‘verificarsi del presupposto del rimborso’. Tale presupposto, nel caso di specie, è stato individuato nella data in cui la sentenza che accertava il mancato perfezionamento della procedura era passata in giudicato. Solo da quel momento, infatti, il versamento dell’imposta sostitutiva poteva considerarsi giuridicamente ‘non dovuto’.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, con l’ordinanza in esame, ha ritenuto la questione di notevole importanza e meritevole di un approfondimento in pubblica udienza. La norma di riferimento, l’art. 21, comma 2, del D.Lgs. 546/1992, stabilisce che la domanda di restituzione deve essere presentata entro due anni dal pagamento ‘ovvero, se posteriore, dal giorno in cui si è verificato il presupposto per la restituzione’.

Il cuore del problema è proprio definire cosa si intenda per ‘presupposto per la restituzione’ quando il diritto al rimborso emerge solo all’esito di un contenzioso. La Corte ha inoltre evidenziato un potenziale conflitto giurisprudenziale. Da un lato, la tesi dell’Amministrazione finanziaria che fa perno sulla data del pagamento. Dall’altro, un orientamento (richiamato dalla stessa Corte) secondo cui, quando il diritto al rimborso deriva da una sentenza passata in giudicato, non si applicherebbe più il termine di decadenza biennale, ma il termine di prescrizione ordinario di dieci anni, tipico della cosiddetta actio iudicati.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza interlocutoria, la Corte di Cassazione non fornisce una risposta definitiva ma prepara il terreno per una pronuncia di grande impatto. La decisione di rimettere la causa alla pubblica udienza sottolinea la complessità e la rilevanza nomofilattica della questione. L’esito finale di questo giudizio sarà fondamentale per stabilire con certezza i diritti dei contribuenti che si trovano a richiedere rimborsi il cui presupposto matura solo dopo anni di contenzioso. Una decisione a favore del contribuente rafforzerebbe il principio secondo cui un diritto non può essere perso prima ancora di poter essere esercitato, mentre una decisione opposta imporrebbe una maggiore cautela nella gestione dei versamenti in pendenza di giudizio.

Quando inizia a decorrere il termine per presentare un’istanza di rimborso fiscale?
La questione è controversa. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, il termine di due anni decorre dalla data del pagamento. Secondo un’altra interpretazione, avallata dai giudici di merito, il termine decorre dal momento successivo in cui si verifica il ‘presupposto per la restituzione’, che in questo caso è stato identificato con il passaggio in giudicato della sentenza che ha accertato l’indebito.

Cosa si intende per ‘presupposto per la restituzione’ in una richiesta di rimborso?
Nel contesto di questa ordinanza, il ‘presupposto per la restituzione’ è l’evento giuridico che rende un pagamento definitivamente non dovuto. La Corte di merito lo ha individuato nella sentenza passata in giudicato che ha accertato l’invalidità della procedura fiscale per cui l’imposta era stata versata.

Qual è la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione non ha emesso una decisione finale. Con un’ordinanza interlocutoria, ha riconosciuto la rilevanza e la complessità della questione e ha rimesso la causa a una pubblica udienza per una pronuncia definitiva che possa fare chiarezza sulla materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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