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Iscrizione VIES: non è requisito per la detrazione IVA

La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata iscrizione VIES di un’impresa non impedisce la detrazione dell’IVA sugli acquisti intracomunitari. Secondo l’ordinanza, l’iscrizione VIES è un requisito formale. Se le condizioni sostanziali dell’operazione (reale scambio di beni e status di soggetto passivo IVA) sono soddisfatte e non vi è prova di frode, il diritto alla detrazione rimane valido.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Iscrizione VIES: conta la sostanza, non la forma

L’iscrizione VIES rappresenta un adempimento cruciale per le imprese che operano nel mercato unico europeo. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: ai fini della detrazione dell’IVA sugli acquisti intracomunitari, ciò che conta è la sostanza dell’operazione, non la mera formalità dell’inserimento nell’archivio telematico. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Controversia sull’IVA Intracomunitaria

Una società a responsabilità limitata si era vista notificare un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. L’Amministrazione Finanziaria contestava la detrazione dell’IVA relativa a una serie di acquisti di beni effettuati da fornitori francesi e tedeschi in un determinato periodo. La ragione della contestazione era semplice: in quel lasso di tempo, la società acquirente non risultava ancora iscritta nell’archivio VIES (VAT Information Exchange System), essendo stata inclusa solo successivamente.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione alla società, ritenendo legittima la detrazione. L’Agenzia delle Entrate, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’assenza di preventiva autorizzazione e di iscrizione al VIES rendesse le operazioni non qualificabili come intracomunitarie.

La Questione Giuridica e l’Importanza dell’Iscrizione VIES

Il cuore della controversia ruota attorno alla natura dell’obbligo di iscrizione al VIES. Si tratta di un requisito sostanziale, la cui assenza invalida l’operazione ai fini IVA, o di un requisito puramente formale? La risposta a questa domanda ha implicazioni significative per tutte le aziende che commerciano con partner europei.

L’Agenzia delle Entrate sosteneva la prima tesi, considerando l’iscrizione un presupposto indispensabile per poter applicare il regime di non imponibilità e, di conseguenza, il meccanismo di detrazione dell’imposta.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso dell’Agenzia, definendo il motivo infondato. I giudici hanno chiarito, in linea con la giurisprudenza consolidata sia a livello nazionale che europeo (in particolare, una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea), che l’iscrizione VIES non è un requisito costitutivo del diritto alla detrazione IVA.

La Corte ha affermato che, per qualificare un’operazione come intracomunitaria, occorre guardare ai requisiti sostanziali:

1. La qualità di soggetto passivo IVA dell’acquirente nello Stato membro di destinazione.
2. L’effettivo trasferimento fisico dei beni da uno Stato membro all’altro.

Se queste due condizioni sono soddisfatte, l’operazione è a tutti gli effetti intracomunitaria. La mancata iscrizione al VIES costituisce una violazione meramente formale che non può, da sola, pregiudicare il diritto del contribuente a detrarre l’imposta.

L’unico caso in cui la violazione formale può assumere rilevanza è quando sussistano seri indizi che lascino supporre l’esistenza di una frode fiscale. In assenza di contestazioni sulla realtà dell’operazione o di prove di un intento fraudolento, l’Amministrazione Finanziaria non può negare un diritto basandosi unicamente su un adempimento procedurale.

Conclusioni: La Prevalenza della Sostanza sulla Forma

Questa ordinanza rafforza un principio cardine del diritto tributario comunitario: la prevalenza della sostanza sulla forma. Per le imprese, il messaggio è chiaro: sebbene l’iscrizione al VIES sia un obbligo da adempiere tempestivamente per evitare contestazioni, un eventuale ritardo non compromette automaticamente i diritti fiscali legati alle operazioni effettuate. La decisione sottolinea che l’onere della prova di un’eventuale frode spetta all’Amministrazione Finanziaria, la quale non può basare un accertamento sulla sola assenza di un’iscrizione in un registro pubblico quando la realtà economica dell’operazione è incontestata.

La mancata iscrizione al VIES impedisce di detrarre l’IVA sugli acquisti intracomunitari?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se le condizioni sostanziali (status di soggetto passivo IVA e reale trasferimento dei beni) sono soddisfatte, la mancata iscrizione al VIES è una violazione formale che non impedisce la detrazione dell’IVA, a meno che non ci siano prove di frode.

Cosa sono i ‘requisiti sostanziali’ di un’operazione intracomunitaria?
I requisiti sostanziali, secondo la giurisprudenza, sono la qualità di soggetto passivo d’imposta dell’acquirente nel suo Stato di appartenenza e l’effettiva movimentazione dei beni da uno Stato membro dell’UE a un altro.

In quale caso la mancata iscrizione al VIES diventa rilevante per negare un diritto fiscale?
La mancata iscrizione al VIES può diventare rilevante solo se, unitamente ad altri elementi, costituisce un serio indizio che lasci supporre l’esistenza di una frode fiscale. In assenza di contestazioni sulla realtà dell’operazione o di prove di frode, la violazione rimane puramente formale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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