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Iscrizione provvisoria a ruolo: i limiti al Fisco

La Corte di Cassazione ha chiarito i limiti dell’iscrizione provvisoria a ruolo in caso di accoglimento parziale del ricorso in primo grado. L’importo registrabile è quello stabilito dalla sentenza, a condizione che non superi i due terzi del tributo originariamente accertato, e non i due terzi di quanto deciso dal giudice.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Iscrizione Provvisoria a Ruolo: la Cassazione Definisce i Limiti di Calcolo

L’iscrizione provvisoria a ruolo è uno strumento fondamentale per l’Amministrazione Finanziaria, che le consente di avviare la riscossione di una parte del tributo anche mentre è in corso un contenzioso. Tuttavia, i limiti e le modalità di calcolo di tale iscrizione, specialmente dopo una sentenza di primo grado parzialmente favorevole al contribuente, sono spesso oggetto di dibattito. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un punto cruciale, chiarendo come interpretare la normativa di riferimento.

Il Caso: Cartella di Pagamento Dopo Sentenza Parziale

Una contribuente riceveva una cartella di pagamento con cui l’agente della riscossione richiedeva il pagamento di una somma a titolo di iscrizione provvisoria. Tale iscrizione era stata effettuata a seguito di una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che aveva accolto solo in parte il ricorso della contribuente contro un avviso di accertamento.

La contribuente impugnava la cartella, sostenendo che l’Ufficio avesse calcolato in modo errato l’importo da iscrivere a ruolo. Secondo la sua tesi, dopo la sentenza parzialmente favorevole, l’Amministrazione Finanziaria avrebbe potuto iscrivere a ruolo un importo non superiore ai due terzi di quanto stabilito dalla sentenza stessa (decisum), e non l’intero importo rideterminato dal giudice.

Sia la CTP che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) accoglievano la tesi della contribuente, annullando la cartella di pagamento. L’Agenzia delle Entrate, ritenendo errata l’interpretazione dei giudici di merito, proponeva ricorso per Cassazione.

La Corretta Interpretazione dell’Iscrizione Provvisoria a Ruolo Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il ricorso dell’Agenzia delle Entrate. I giudici di legittimità hanno fornito una chiara interpretazione dell’art. 68 del D.Lgs. 546/1992, la norma che disciplina la riscossione del tributo in pendenza di giudizio.

Analisi dell’Art. 68, Comma 1, Lettera b)

Il punto centrale della controversia risiede nella lettera b) della norma, che regola i casi di accoglimento parziale del ricorso in primo grado. La disposizione stabilisce che il tributo deve essere pagato “per l’ammontare risultante dalla sentenza della commissione tributaria provinciale, e comunque non oltre i due terzi” (dell’ammontare complessivo del tributo definito nell’atto impugnato).

I giudici di merito avevano interpretato la norma nel senso che il limite dei due terzi dovesse essere applicato all’importo ridotto dalla sentenza. La Cassazione ha bocciato questa lettura, definendola errata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte ha spiegato che il riferimento ai “due terzi” contenuto nella norma non è una frazione da applicare al decisum della sentenza di primo grado, ma rappresenta un tetto massimo invalicabile, che va calcolato sull’importo originario richiesto con l’avviso di accertamento.

Di conseguenza, si verificano due possibili scenari:

1. Se la sentenza di primo grado riduce il debito a un importo inferiore ai due terzi della pretesa originaria, l’Agenzia può iscrivere a ruolo l’intero importo risultante dalla sentenza.
2. Se la sentenza di primo grado riduce il debito a un importo che è ancora superiore ai due terzi della pretesa originaria, l’Agenzia può iscrivere a ruolo solo fino al limite massimo dei due terzi dell’importo accertato inizialmente.

In sostanza, il limite dei due terzi non serve a ridurre ulteriormente quanto già stabilito dal giudice di primo grado, ma a garantire che la riscossione provvisoria non superi mai una soglia considerata congrua rispetto alla pretesa iniziale, prima della definizione del giudizio d’appello.

Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione stabilisce un principio interpretativo di fondamentale importanza pratica. L’iscrizione provvisoria a ruolo, in caso di accoglimento parziale del ricorso, ha come oggetto l’intero importo accertato come dovuto dalla sentenza di primo grado, con l’unico limite che tale somma non può eccedere i due terzi del tributo originariamente richiesto dall’Amministrazione Finanziaria. Questa pronuncia chiarisce le regole per contribuenti e Uffici, definendo con precisione l’ambito della riscossione frazionata in pendenza del processo tributario e garantendo un’applicazione uniforme della legge.

Dopo una sentenza di primo grado che accoglie parzialmente il mio ricorso, quale importo può essere iscritto a ruolo?
L’intero ammontare del debito come rideterminato dalla sentenza di primo grado può essere iscritto a ruolo, a condizione che non superi il limite massimo previsto dalla legge.

Il limite dei due terzi menzionato dalla legge si applica all’importo stabilito dal giudice o a quello dell’avviso di accertamento originale?
Il limite dei due terzi si applica sempre all’importo del tributo richiesto con l’avviso di accertamento originale. Funziona come un tetto massimo alla riscossione provvisoria e non come una frazione da calcolare sull’importo deciso dal giudice.

Cosa succede se la sentenza di primo grado riduce l’importo a meno dei due terzi della pretesa iniziale?
In questo caso, l’Agenzia delle Entrate può iscrivere a ruolo l’intero importo risultante dalla sentenza, poiché tale somma è già contenuta entro il limite massimo dei due terzi della pretesa originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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