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Investimenti ambientali: no alla doppia deduzione

La Corte di Cassazione ha stabilito che nell’ambito dell’agevolazione per investimenti ambientali (cd. Tremonti Ambiente), la deducibilità è limitata al solo costo supplementare dell’investimento. Non è ammessa l’ulteriore deduzione delle quote di ammortamento, in quanto ciò configurerebbe una duplicazione illegittima del beneficio fiscale, in contrasto con la normativa europea sugli aiuti di Stato.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Investimenti Ambientali: La Cassazione Mette un Freno alla Doppia Deduzione

L’ordinanza in esame chiarisce un punto fondamentale per le imprese che realizzano investimenti ambientali, stabilendo un principio netto contro la duplicazione dei benefici fiscali. La Corte di Cassazione, con una decisione destinata a fare da guida, ha specificato come calcolare correttamente l’agevolazione nota come “Tremonti Ambiente”, escludendo la possibilità di sommare la deduzione del costo iniziale con quella delle successive quote di ammortamento. La pronuncia si pone a tutela dell’erario e della corretta applicazione delle normative, anche di derivazione europea.

I Fatti del Contenzioso

Una società aveva beneficiato dell’agevolazione fiscale prevista dalla legge n. 388/2000 per aver effettuato un investimento finalizzato alla tutela dell’ambiente. Oltre a dedurre dal reddito imponibile il costo dell’investimento secondo le regole della normativa, l’impresa aveva continuato a dedurre anche le quote di ammortamento periodiche del bene.

L’Amministrazione finanziaria ha contestato questa pratica, emettendo avvisi di accertamento per recuperare le imposte non versate. Secondo il Fisco, tale comportamento generava un’indebita e non prevista duplicazione del beneficio fiscale. Dopo un iter giudiziario che aveva visto la società prevalere nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Cassazione.

La Decisione della Corte e la questione degli investimenti ambientali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione finanziaria, ribaltando le sentenze precedenti. I giudici hanno affermato che la deduzione integrale del costo di un impianto, come quello fotovoltaico, attraverso il calcolo incrementale, non può includere anche la deduzione delle quote di ammortamento per gli anni successivi. Le quote di ammortamento, infatti, sono già ricomprese nel costo di acquisto del bene, che è stato interamente preso a base di calcolo per l’agevolazione. Ammettere un’ulteriore deduzione significherebbe concedere un doppio vantaggio fiscale non previsto dalla legge.

Le Motivazioni: Perché l’Ammortamento Non è Deducibile

Il cuore della motivazione risiede nell’interpretazione della normativa nazionale alla luce dei principi europei sugli aiuti di Stato. L’agevolazione per gli investimenti ambientali si basa sul cosiddetto “approccio incrementale”. Questo metodo prevede che il beneficio fiscale sia calcolato non sull’intero costo dell’investimento green, ma solo sui “sovraccosti”, ovvero la differenza di costo tra l’impianto ecologico e un impianto tradizionale equivalente per capacità produttiva.

La Corte ha richiamato il Regolamento (CE) n. 800/2008, applicabile al periodo in esame, il quale specificava come calcolare i costi ammissibili per questo tipo di aiuti. Tale regolamento, in particolare agli articoli 18, 21 e 23, ha esplicitamente escluso dal calcolo dei sovraccosti i vantaggi e i costi operativi. I giudici hanno chiarito che le quote di ammortamento rientrano in questa categoria.

In pratica, il legislatore europeo, per evitare un aiuto di Stato eccessivo, ha stabilito che l’incentivo dovesse coprire solo il costo extra per la scelta “verde”, senza tenere conto dei successivi costi di gestione o delle perdite di valore contabili come l’ammortamento. Pertanto, permettere la deduzione anche delle quote di ammortamento si tradurrebbe in una illegittima duplicazione agevolativa, andando oltre lo scopo e i limiti fissati dalla normativa di riferimento.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per le Imprese

Questa ordinanza fornisce un’indicazione chiara e vincolante per tutte le imprese che intendono effettuare investimenti ambientali beneficiando di agevolazioni fiscali. Il principio è semplice: il beneficio si calcola una sola volta, sul differenziale di costo dell’investimento. Le successive vicende contabili del bene, come l’ammortamento, non possono generare un ulteriore vantaggio fiscale. Le aziende devono quindi prestare la massima attenzione nella determinazione dell’importo agevolabile, limitandosi ai soli “sovraccosti” iniziali, per evitare di incorrere in contestazioni da parte dell’Amministrazione finanziaria e nel conseguente recupero di imposte, sanzioni e interessi.

È possibile dedurre le quote di ammortamento di un bene oltre al costo dell’investimento ambientale agevolato con la “Tremonti Ambiente”?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la deduzione delle quote di ammortamento non è ammessa se si è già usufruito dell’agevolazione sul costo dell’investimento, poiché ciò comporterebbe una duplicazione illegittima del beneficio fiscale.

Come si calcola il valore degli investimenti ambientali ai fini dell’agevolazione fiscale?
Il valore si calcola secondo l'”approccio incrementale”, ovvero considerando solo i “sovraccosti”: la differenza tra il costo dell’investimento ambientale e il costo di un investimento tradizionale tecnicamente comparabile. Non si considera l’intero costo del bene.

Perché i costi operativi e l’ammortamento sono esclusi dal calcolo del beneficio fiscale secondo la normativa europea applicabile al caso?
Il Regolamento (CE) n. 800/2008, applicabile all’epoca dei fatti, escludeva vantaggi e costi operativi dal calcolo del costo ammissibile per evitare di concedere un aiuto di Stato sproporzionato. L’incentivo doveva coprire solo il costo supplementare dell’investimento ecologico, non i successivi oneri di gestione o contabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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