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Intervento giudizio tributario: l’Agenzia può sempre?

Un contribuente impugna una cartella di pagamento emessa dall’Agente della Riscossione. Quest’ultimo chiama in causa l’Agenzia Fiscale. Le corti di merito dichiarano inammissibile l’intervento giudizio tributario dell’Agenzia. La Corte di Cassazione ribalta la decisione, affermando che l’Ente impositore, in quanto titolare del credito, ha sempre il diritto di intervenire nel processo, anche se la chiamata in causa è tardiva, qualificando il suo ingresso come intervento adesivo autonomo.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Intervento Giudizio Tributario: la Cassazione Conferma la Presenza Necessaria dell’Ente Impositore

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale nel contenzioso fiscale: la legittimità e le modalità dell’intervento giudizio tributario da parte dell’Agenzia Fiscale in una causa promossa dal contribuente contro l’Agente della Riscossione. La decisione chiarisce che l’ente titolare del credito ha sempre il diritto di partecipare al processo per difendere la propria pretesa, anche qualora la sua chiamata in causa avvenga tardivamente.

I fatti di causa

Tutto ha origine da una cartella di pagamento notificata a un contribuente per il pagamento di una cospicua somma a titolo di IRPEF per l’anno d’imposta 2007, a seguito di un controllo automatizzato. Il contribuente decide di impugnare l’atto dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale, convenendo in giudizio unicamente la società di riscossione.

Quest’ultima, a sua volta, chiede e ottiene l’autorizzazione a chiamare in causa l’Agenzia Fiscale, in qualità di ente creditore. L’Agenzia si costituisce regolarmente nel processo di primo grado.

Le decisioni dei giudici di merito

La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglie parzialmente il ricorso del contribuente, annullando sanzioni e interessi ma confermando l’imposta dovuta. Tuttavia, la CTP dichiara inefficace la chiamata in giudizio dell’Agenzia Fiscale, ritenendola tardiva, e ne dispone l’estromissione dal processo.

Sia l’Agenzia Fiscale che la società di riscossione propongono appello, così come il contribuente in via incidentale. La Commissione Tributaria Regionale (CTR), però, conferma la decisione di primo grado, dichiarando inammissibili tutti gli appelli. Secondo la CTR, l’Agente della Riscossione non aveva interesse a contestare l’estromissione dell’Agenzia Fiscale, e quest’ultima non poteva più rientrare in un giudizio dal quale era stata esclusa.

L’intervento giudizio tributario e l’analisi della Cassazione

La questione giunge infine dinanzi alla Corte di Cassazione, che ribalta completamente le decisioni dei giudici di merito. La Suprema Corte accoglie i ricorsi della società di riscossione e dell’Agenzia Fiscale, stabilendo principi fondamentali sull’intervento giudizio tributario.

I giudici di legittimità sottolineano l’errore della CTR nel negare l’interesse dell’Agente della Riscossione a mantenere in giudizio l’Ente impositore. La presenza dell’Agenzia Fiscale è infatti cruciale per l’esito della lite, specialmente per produrre la documentazione necessaria a provare la legittimità della pretesa (come la comunicazione preventiva dell’esito del controllo) e per evitare che l’Agente della Riscossione debba rispondere delle conseguenze negative di una sentenza sfavorevole, come previsto dall’art. 39 del D.Lgs. n. 112/1999.

Le motivazioni

La Corte chiarisce un punto fondamentale: anche se la chiamata in causa da parte dell’Agente della Riscossione è tardiva, l’atto di costituzione dell’Agenzia Fiscale deve essere riqualificato come un intervento adesivo autonomo. L’art. 14 del D.Lgs. n. 546/1992 consente infatti l’intervento non solo ai destinatari dell’atto impugnato, ma a tutte le “parti del rapporto tributario controverso”, tra cui rientra a pieno titolo l’ente impositore. Sarebbe irragionevole escludere dal processo proprio il soggetto titolare del diritto di credito, la cui esistenza è messa in discussione.

La Cassazione afferma che un’interpretazione restrittiva violerebbe il diritto di difesa (art. 24 Cost.) e porterebbe a risultati irrazionali. La presenza dell’Ente impositore è essenziale per tutelare la propria posizione e per garantire un accertamento completo della pretesa tributaria.

Inoltre, la Corte ritiene fondato anche il motivo relativo alla necessità della comunicazione preventiva. Trattandosi di un controllo automatizzato su dati dichiarati dallo stesso contribuente, senza alcuna rettifica, tale comunicazione non era necessaria, rendendo legittima l’iscrizione a ruolo.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce il seguente principio di diritto: “nel giudizio tributario promosso contro il concessionario per la riscossione, deve ritenersi ammissibile l’intervento adesivo autonomo da parte dell’ente impositore (eventualmente così riqualificando l’intervento in giudizio a seguito di una chiamata in giudizio tardiva), in quanto l’art. 14, comma 3, d.lgs. n. 546/1992 prevede tale possibilità non soltanto per coloro che siano destinatari dell’atto impositivo, ma anche per le parti del rapporto tributario controverso, tra le quali vi è, indubbiamente, l’ente impositore titolare della pretesa tributaria”.

Questa decisione consolida la posizione dell’Agenzia Fiscale nei processi tributari, garantendole la possibilità di difendere le proprie ragioni anche quando non sia la parte inizialmente convenuta in giudizio. Per i contribuenti, ciò significa che nelle liti contro le cartelle di pagamento, è molto probabile, e ora pienamente legittimato, un contraddittorio diretto con l’ente che ha originato la pretesa fiscale.

L’Agenzia Fiscale può intervenire in un processo tra contribuente e Agente della Riscossione?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’Agenzia Fiscale, in qualità di ente impositore e titolare del credito, ha sempre il diritto di intervenire nel processo in quanto è una delle “parti del rapporto tributario controverso”, come previsto dall’art. 14 del d.lgs. n. 546/1992.

Cosa succede se l’Agente della Riscossione chiama in causa l’Agenzia Fiscale in ritardo?
Anche se la chiamata in causa è tardiva, la costituzione in giudizio dell’Agenzia Fiscale non è inefficace. La Corte ha chiarito che tale atto deve essere riqualificato come un intervento volontario adesivo autonomo, pienamente ammissibile.

La comunicazione preventiva dell’esito del controllo automatizzato è sempre obbligatoria prima di emettere una cartella di pagamento?
No. La sentenza specifica che, nel caso di controllo automatizzato basato su un mancato versamento di quanto dichiarato dal contribuente stesso, senza rettifiche dei dati, la comunicazione preventiva non è necessaria per la legittimità della successiva cartella di pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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