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Intervento ente creditore: legittimo anche senza chiamata

Un contribuente ha impugnato una cartella esattoriale per una tassa automobilistica, contestando la validità dell’intervento volontario dell’ente impositore nel processo, dato che non era stato chiamato in causa dall’agente della riscossione. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’intervento ente creditore è sempre legittimo, in quanto titolare della pretesa tributaria, a prescindere dalla chiamata in causa. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Intervento Ente Creditore: Legittimo Anche Senza Chiamata in Causa

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale del processo tributario: la legittimità dell’intervento ente creditore anche quando non sia stato formalmente chiamato in causa dall’agente della riscossione. Questa decisione consolida un principio importante a tutela della pretesa tributaria, stabilendo che il titolare del credito ha sempre il diritto di difendere le proprie ragioni in giudizio.

I Fatti del Caso

La vicenda nasce dall’impugnazione di una cartella esattoriale relativa alla tassa automobilistica da parte di un contribuente. Quest’ultimo, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio, si è rivolto alla Corte di Cassazione sollevando diverse questioni. Il punto centrale del ricorso riguardava la presunta nullità dell’intervento in giudizio dell’Agenzia delle Entrate (l’ente creditore titolare del tributo). Secondo il ricorrente, tale intervento era illegittimo perché l’Agenzia non era stata chiamata in causa dall’agente della riscossione, come previsto dall’art. 39 del D.Lgs. 112/1999. Di conseguenza, il contribuente sosteneva che la documentazione prodotta dall’Agenzia, volta a dimostrare la notifica dell’atto presupposto, fosse inutilizzabile, con conseguente prescrizione del credito.

La Questione Giuridica sull’Intervento dell’Ente Impositore

Il nodo della questione ruota attorno all’interpretazione dell’art. 39 del D.Lgs. 112/1999. Questa norma stabilisce che l’agente della riscossione, quando la controversia non riguarda solo la regolarità formale degli atti esecutivi ma anche il merito della pretesa, deve chiamare in causa l’ente creditore. Se non lo fa, risponde delle conseguenze della lite. Il ricorrente interpretava questa norma come un divieto per l’ente creditore di intervenire volontariamente se non previamente chiamato.

Analisi della Cassazione sull’intervento ente creditore

La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, chiarendo la natura e la finalità della normativa. Ha spiegato che la chiamata in causa prevista dall’art. 39 non è un presupposto di validità dell’intervento, ma una litis denuntiatio: un meccanismo per informare l’ente creditore della pendenza della lite e dargli l’opportunità di partecipare per difendere il proprio credito. La mancata chiamata da parte dell’agente della riscossione comporta unicamente che quest’ultimo si assume il rischio di un esito sfavorevole del giudizio, i cui effetti si estenderanno anche all’ente creditore rimasto assente.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha affermato in modo inequivocabile che l’intervento ente creditore è sempre ammissibile. L’ente impositore è, infatti, il titolare del rapporto tributario controverso e, come tale, ha un interesse diretto e qualificato a partecipare al giudizio per difendere la legittimità della propria pretesa. Negargli questa facoltà solo perché l’agente della riscossione ha omesso di chiamarlo sarebbe contrario ai principi del diritto di difesa.

La Corte ha inoltre specificato che l’interveniente volontario deve accettare il processo nello stato in cui si trova, con le preclusioni già maturate per le parti originarie. Tuttavia, questo limite opera sul piano probatorio (non si possono chiedere nuove prove se i termini sono scaduti), ma non impedisce all’interveniente di svolgere le proprie difese e di produrre documenti (come l’avviso di accertamento notificato) che sono essenziali per contrastare le eccezioni del ricorrente. Infine, la Corte ha rigettato anche il motivo relativo alle spese legali, confermando che l’Amministrazione finanziaria, anche se difesa da propri funzionari, ha diritto alla rifusione delle spese in caso di vittoria, calcolate secondo i parametri forensi con una riduzione del 20%.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Cassazione ribadisce un principio cruciale: la facoltà di intervento dell’ente creditore nel processo tributario è un diritto autonomo e non subordinato all’iniziativa dell’agente della riscossione. La norma che prevede la chiamata in causa serve a tutelare l’ente creditore, informandolo della lite, ma la sua omissione non può mai precludergli il diritto di difendersi volontariamente. Questa decisione rafforza la posizione dell’erario nei contenziosi tributari e chiarisce definitivamente i rapporti processuali tra contribuente, agente della riscossione ed ente impositore.

L’ente creditore può intervenire in un processo tributario anche se non è stato chiamato in causa dall’agente della riscossione?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ente creditore, in quanto titolare della pretesa tributaria, ha sempre il diritto di intervenire volontariamente nel giudizio per difendere i propri interessi, a prescindere dal fatto che sia stato o meno chiamato in causa dall’agente della riscossione.

Quali conseguenze produce la mancata chiamata in causa dell’ente creditore da parte dell’agente della riscossione?
Se l’agente della riscossione non chiama in causa l’ente creditore nelle liti che riguardano il merito della pretesa, egli risponde delle conseguenze negative del giudizio. La sentenza produrrà i suoi effetti anche nei confronti dell’ente creditore, anche se non ha partecipato al processo.

Un ente pubblico che vince una causa assistito dai propri funzionari ha diritto al pagamento delle spese legali?
Sì. La Corte ha confermato che all’Amministrazione finanziaria che vince la lite, anche se assistita in giudizio da propri funzionari e non da avvocati esterni, spetta la liquidazione delle spese. Tali spese vengono calcolate sulla base dei parametri forensi, con una riduzione del 20%.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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