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Intervento agente riscossione: quando è ammissibile?

Un contribuente ha impugnato una cartella di pagamento per decadenza. L’Agente della Riscossione è intervenuto nel processo. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2938/2024, ha chiarito i limiti dell’impugnazione da parte dell’Agente della Riscossione. Quando agisce come interventore adesivo, non può appellare la decisione sul merito della pretesa tributaria se l’ente impositore (titolare del credito) non lo fa. Tuttavia, l’intervento dell’agente riscossione è valido per contestare questioni procedurali che lo riguardano direttamente, come la condanna al pagamento delle spese legali.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Intervento Agente Riscossione: La Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

L’ordinanza n. 2938/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul ruolo e sui poteri processuali dell’Agente della Riscossione. La questione centrale riguarda l’ammissibilità dell’intervento dell’agente riscossione in un giudizio tributario e, soprattutto, i suoi limiti nel proporre impugnazione. Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale: l’agente, se interviene a sostegno dell’ente impositore, non ha un’autonoma legittimazione a contestare il merito della decisione se l’ente stesso non lo fa. Può, tuttavia, contestare le statuizioni che lo riguardano direttamente, come la condanna alle spese.

I fatti del caso

Un contribuente impugnava una cartella di pagamento, sostenendo che l’Amministrazione Finanziaria fosse decaduta dal diritto di procedere alla riscossione, in quanto la notifica era avvenuta oltre il termine previsto dalla legge. Nel giudizio di primo grado, l’Agente della Riscossione interveniva volontariamente per sostenere la validità della notifica e chiedere il rigetto del ricorso del contribuente. Il giudice di primo grado accoglieva il ricorso del contribuente e dichiarava inammissibile l’intervento dell’agente. L’ente impositore proponeva appello, e l’Agente della Riscossione si costituiva a sua volta, ribadendo le proprie tesi. La Commissione Tributaria Regionale rigettava l’appello, portando l’Agente della Riscossione a presentare ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte di Cassazione sull’intervento dell’agente riscossione

La Corte di Cassazione ha affrontato i diversi motivi del ricorso, arrivando a una decisione che distingue nettamente tra questioni di merito e questioni puramente procedurali che toccano l’interventore.

Inammissibilità del ricorso sui vizi della notifica

La Corte ha dichiarato inammissibili i motivi di ricorso con cui l’Agente della Riscossione contestava la decisione della CTR sulla tardività e nullità della notifica della cartella. La ragione risiede nella natura del suo ruolo nel processo. L’Agente della Riscossione, quando interviene volontariamente a fianco dell’ente impositore, assume la qualifica di interventore adesivo dipendente. Ciò significa che la sua posizione è subordinata a quella della parte che sostiene (l’ente impositore). Se la parte principale non impugna la decisione a lei sfavorevole sul merito della pretesa, l’interventore adesivo non può farlo autonomamente. Poiché l’ente impositore non aveva proposto ricorso per cassazione, l’Agente della Riscossione non aveva la legittimazione per contestare la fondatezza della pretesa tributaria.

Ammissibilità del ricorso sulle spese processuali

Al contrario, la Corte ha ritenuto ammissibile e fondato il motivo di ricorso relativo alla condanna alle spese di lite del primo grado. La sentenza d’appello aveva riformato la decisione iniziale, ponendo le spese a carico solidale dell’ente impositore e dell’Agente della Riscossione, nonostante in primo grado fossero state compensate. La Cassazione ha stabilito che, in assenza di un appello incidentale del contribuente sul punto, la corte d’appello non avrebbe potuto modificare in peggio la statuizione sulle spese. L’Agente della Riscossione, essendo stato direttamente inciso da questa parte della decisione, aveva pieno diritto di impugnarla.

Le motivazioni della decisione

La Corte ha ribadito principi giurisprudenziali consolidati. In primo luogo, nel contenzioso sulla riscossione di tributi, non esiste un litisconsorzio necessario tra l’ente impositore e l’agente della riscossione. La legittimazione passiva, ossia la titolarità a difendersi nel merito, spetta unicamente all’ente titolare del credito. L’agente è un mero destinatario del pagamento e incaricato della procedura di riscossione. Il suo ruolo è quello di un ausiliario.
Di conseguenza, l’intervento dell’agente nel processo è qualificato come adesivo dipendente. Questa qualifica comporta che l’interventore non può esercitare poteri processuali che la parte adiuvata (l’ente impositore) ha deciso di non esercitare. Se l’ente impositore accetta la sentenza sfavorevole (non impugnandola), l’agente non può sostituirsi ad esso per contestare il merito.
La Corte ha però specificato che questa regola generale subisce un’eccezione quando la decisione tocca direttamente ed esclusivamente la sfera giuridica dell’interventore, come nel caso della condanna alle spese processuali. In tal caso, l’agente acquista un’autonoma legittimazione ad impugnare quel capo specifico della sentenza.

Conclusioni

L’ordinanza in commento traccia una linea chiara: l’Agente della Riscossione ha un ruolo secondario e dipendente nel processo tributario che riguarda il merito della pretesa. La sua capacità di impugnare una sentenza è legata alle scelte processuali dell’ente impositore, vero titolare del rapporto tributario. Tuttavia, l’agente conserva un’autonoma facoltà di ricorso per tutelare i propri interessi procedurali diretti, come quelli relativi alle spese di lite. Questa decisione rafforza la distinzione dei ruoli tra titolare del credito e mero esattore, fornendo certezza giuridica agli operatori del settore e ai contribuenti.

L’Agente della Riscossione può impugnare una sentenza se l’ente impositore (es. Agenzia delle Entrate) non lo fa?
No, non può farlo per le questioni che riguardano il merito della pretesa tributaria (es. la validità o la notifica della cartella). In quanto interventore adesivo dipendente, la sua posizione è subordinata a quella dell’ente impositore. Se quest’ultimo non impugna, l’agente non ha un’autonoma legittimazione per farlo.

Per quali motivi l’Agente della Riscossione può presentare ricorso autonomamente?
L’Agente della Riscossione può impugnare autonomamente le parti della sentenza che incidono direttamente sulla sua posizione processuale, indipendentemente dal merito della controversia. L’esempio principale fornito dalla sentenza è la condanna al pagamento delle spese di lite.

Nel processo tributario esiste un litisconsorzio necessario tra ente impositore e Agente della Riscossione?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che non sussiste litisconsorzio necessario. Il titolare del rapporto giuridico e quindi l’unico soggetto con piena legittimazione passiva sul merito della pretesa è l’ente impositore. L’Agente della Riscossione è considerato un mero destinatario del pagamento e non è una parte necessaria del giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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