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Interposizione fittizia: costi indeducibili

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 33532/2024, ha confermato la legittimità di un avviso di accertamento che negava la deducibilità di costi IRES, IRAP e la detrazione IVA. Il caso riguardava una società committente che, tramite l’interposizione fittizia di una società ‘filtro’, mascherava un rapporto diretto con una cooperativa di trasporti. La Corte ha ritenuto provato il disegno fraudolento, basandosi su presunzioni gravi, precise e concordanti, e ha stabilito che i costi derivanti da operazioni soggettivamente inesistenti e da una somministrazione irregolare di manodopera non sono deducibili.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interposizione Fittizia: la Cassazione conferma l’indeducibilità dei costi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del diritto tributario: i costi derivanti da schemi contrattuali artificiosi, volti a mascherare la reale natura delle operazioni, non sono deducibili. Al centro del caso vi è il meccanismo dell’interposizione fittizia, uno strumento utilizzato per eludere il fisco attraverso la creazione di una realtà giuridica non corrispondente a quella economica. Questa pronuncia offre spunti cruciali per le imprese sulla corretta strutturazione dei rapporti commerciali e sulla prevalenza della sostanza sulla forma.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una società di logistica (la ‘Società Committente’). L’Agenzia contestava la deducibilità dei costi e la detrazione dell’IVA relativi a fatture emesse da un’altra società (la ‘Società Filtro’) per presunti servizi di trasporto.

Dalla ricostruzione è emerso un articolato schema trilaterale:
1. La Società Committente: necessitava di servizi di trasporto e noleggiava i propri mezzi senza conducente.
2. La Cooperativa Esecutrice: eseguiva materialmente i trasporti utilizzando i mezzi della Società Committente e il proprio personale (autisti).
3. La Società Filtro: si interponeva formalmente tra le prime due. Fatturava i servizi di trasporto alla Società Committente e, a sua volta, riceveva fatture dalla Cooperativa Esecutrice.

Tuttavia, l’indagine ha rivelato che la Società Filtro era una mera ‘scatola vuota’, priva di una reale struttura organizzativa. Elementi chiave come la coincidenza dell’amministratore unico tra la Società Committente e la Società Filtro, e il fatto che la Committente pagasse direttamente i dipendenti della Cooperativa Esecutrice, hanno dimostrato la natura fittizia dell’interposizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società contribuente, confermando la validità dell’accertamento fiscale. I giudici hanno ritenuto che gli elementi raccolti dall’Agenzia Fiscale costituissero presunzioni gravi, precise e concordanti, idonee a dimostrare l’esistenza di un accordo fraudolento e, di conseguenza, l’inesistenza soggettiva delle operazioni fatturate dalla Società Filtro.

La Corte ha stabilito che i costi non erano deducibili e l’IVA non era detraibile, in quanto l’intero schema era finalizzato a conseguire indebiti vantaggi fiscali attraverso l’artificiosa interposizione di un soggetto privo di sostanza economica.

Le Motivazioni

Il meccanismo dell’interposizione fittizia e le sue conseguenze

La motivazione della Corte si concentra sulla dimostrazione del ruolo puramente strumentale della Società Filtro. L’Amministrazione Finanziaria non deve provare l’inesistenza assoluta del soggetto interposto, ma la sua funzione di mero schermo nel rapporto economico reale. Una volta che l’Ufficio fornisce una prova presuntiva solida, spetta al contribuente dimostrare l’autonomia gestionale e la reale funzione economica del soggetto interposto, prova che in questo caso non è stata fornita.

L’impatto dell’interposizione fittizia su IRES, IRAP e IVA

La Corte ha chiarito che l’interposizione fittizia determina l’inesistenza soggettiva delle operazioni. Ciò significa che, anche se una prestazione è stata effettivamente eseguita, è stata fatturata da un soggetto diverso da quello che l’ha resa. Questo vizio rende la fattura inefficace ai fini della detrazione IVA e della deduzione del costo. Inoltre, la maggiorazione di prezzo applicata dalla Società Filtro (il suo margine) costituiva un costo oggettivamente inesistente, poiché non remunerava alcuna reale prestazione.

Somministrazione Irregolare di Manodopera

La sentenza affronta anche il tema della somministrazione irregolare di manodopera, mascherata da contratto di appalto. La Corte ribadisce il suo orientamento consolidato: quando un contratto di appalto è nullo perché dissimula un’intermediazione illecita di lavoratori, i costi che ne derivano non sono deducibili. L’invalidità del titolo giuridico impedisce di considerare tali spese come inerenti all’attività d’impresa, sia ai fini delle imposte dirette (IRES e IRAP) che dell’IVA.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un monito significativo per il mondo imprenditoriale. Sottolinea con forza il principio della prevalenza della sostanza sulla forma: le strutture contrattuali devono rispecchiare la realtà economica delle operazioni. La creazione di società ‘schermo’ o l’utilizzo di schemi di interposizione fittizia per manipolare i costi o la natura dei rapporti commerciali espone a rischi fiscali elevatissimi. Le imprese sono chiamate a una rigorosa verifica della catena di fornitura, assicurandosi che ogni partner commerciale abbia una concreta e autonoma sostanza economica e che i contratti stipulati descrivano fedelmente le prestazioni scambiate. Ignorare questi principi può portare a costose conseguenze, come la totale indeducibilità dei costi e la perdita del diritto alla detrazione dell’IVA.

Quando un’operazione viene considerata ‘soggettivamente inesistente’ ai fini fiscali?
Un’operazione è soggettivamente inesistente quando la prestazione è stata effettivamente eseguita, ma da un soggetto diverso da quello che ha emesso la fattura, all’interno di uno schema fraudolento finalizzato a creare vantaggi fiscali indebiti per il destinatario della fattura.

Cosa significa interposizione fittizia nel contesto di questa ordinanza?
Significa che una società (‘filtro’) è stata inserita artificialmente tra la società che commissionava un servizio e quella che lo eseguiva materialmente. Questa società interposta non svolgeva alcuna reale funzione economica, ma serviva solo come schermo per alterare la realtà del rapporto e ottenere benefici fiscali illeciti.

In caso di somministrazione irregolare di manodopera mascherata da appalto, i costi sono deducibili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità del contratto di appalto che maschera una somministrazione irregolare di manodopera comporta l’indeducibilità dei relativi costi ai fini IRES e IRAP e l’indetraibilità dell’IVA, poiché manca un valido titolo giuridico che giustifichi la spesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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