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Interessi su rimborso IVA: la garanzia è decisiva

La Corte di Cassazione ha stabilito che gli interessi su rimborso IVA, sospeso dall’Amministrazione Finanziaria a causa di altri contenziosi pendenti, non maturano nel periodo in cui il contribuente non presta l’idonea garanzia richiesta. La successiva definizione agevolata dei contenziosi conferma la legittimità della sospensione iniziale, rendendo la data di presentazione della garanzia il momento dal quale far decorrere gli interessi.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi su rimborso IVA: la garanzia del contribuente è il momento chiave

La questione della decorrenza degli interessi su rimborso IVA è un tema cruciale per le imprese che vantano crediti nei confronti dell’Erario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti fondamentali su come calcolare tali interessi quando l’Amministrazione Finanziaria sospende l’erogazione del rimborso a causa di altre pendenze fiscali. La decisione sottolinea che la presentazione di una garanzia fideiussoria da parte del contribuente diventa il momento determinante per l’inizio della maturazione degli interessi.

I Fatti di Causa

Una società vantava un cospicuo credito IVA, derivante dalla dichiarazione per l’anno d’imposta 2005, per un importo di oltre 6,8 milioni di euro. L’Agenzia delle Entrate, tuttavia, sospendeva l’erogazione del rimborso a causa dell’esistenza di numerosi altri contenziosi fiscali pendenti con la stessa società. Per sbloccare la situazione, l’Amministrazione richiedeva la presentazione di un’idonea garanzia, senza limiti temporali, a copertura dell’intero ammontare del rimborso.

Inizialmente, la società sceglieva di non prestare la garanzia. Solo diversi anni dopo, nel 2017, formalizzava nuovamente la richiesta di rimborso, dichiarandosi disponibile a fornire la fideiussione. L’Ufficio fiscale, a quel punto, quantificava il rimborso ma calcolava gli interessi solo per un brevissimo periodo risalente al 2007, subordinando il pagamento al deposito della garanzia. Una volta prestata la garanzia, nasceva la controversia sull’illegittimità del calcolo degli interessi, che secondo la società dovevano decorrere dalla maturazione del credito e non dalla presentazione della polizza.

La Decisione della Cassazione e il calcolo degli interessi su rimborso IVA

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della società, confermando la decisione della Commissione Tributaria Regionale. I giudici hanno stabilito che, in presenza di un legittimo provvedimento di fermo amministrativo, la mancata produzione della garanzia da parte del contribuente impedisce non solo l’erogazione del capitale, ma anche la maturazione dei relativi interessi.

Il principio cardine è che il ritardo nel pagamento è imputabile al comportamento del contribuente stesso, che ha scelto di non adempiere alla richiesta di garanzia. Pertanto, il ‘dies a quo’, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo degli interessi, coincide con la data in cui la garanzia viene effettivamente presentata all’Ufficio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su una solida base normativa e giurisprudenziale. Il punto centrale del ragionamento risiede nella legittimità del fermo amministrativo disposto dall’Agenzia. A differenza di altri casi in cui i controcrediti dell’Erario si rivelano poi inesistenti, in questa vicenda i contenziosi pendenti sono stati definiti tramite adesione a una “pace fiscale”. Questo, secondo la Corte, non annulla, ma anzi conferma “ex post” la legittimità della cautela inizialmente adottata dall’Amministrazione.

L’esistenza di un controcredito (anche se non ancora liquido ed esigibile, ma oggetto di contenzioso) giustifica pienamente la richiesta di una garanzia. La presentazione della garanzia, quindi, non è un mero adempimento formale, ma una condizione sostanziale imposta dalla legge (art. 38-bis del D.P.R. 633/1972) per superare il fermo e rendere esigibile il credito.

Il comportamento del contribuente che ritarda la presentazione della garanzia configura una sorta di “mora credendi”, ovvero una situazione in cui è il creditore (il contribuente) a ostacolare l’adempimento del debitore (l’Erario). Di conseguenza, non si può addebitare all’Amministrazione Finanziaria il ritardo e pretendere la maturazione degli interessi per un periodo in cui il pagamento era legittimamente sospeso per una causa imputabile alla stessa società creditrice.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di notevole importanza pratica: il diritto agli interessi su rimborso IVA è strettamente connesso alla collaborazione del contribuente. Quando l’Amministrazione Finanziaria sospende legittimamente un rimborso a causa di altre pendenze e richiede una garanzia, il periodo che intercorre fino alla presentazione di tale garanzia non è produttivo di interessi. La scelta di non fornire la garanzia, per quanto legittima, ricade sul contribuente, che non potrà pretendere il riconoscimento dei frutti sul capitale per il tempo in cui ha di fatto impedito all’Erario di procedere al pagamento in sicurezza.

In caso di sospensione del rimborso IVA, da quando iniziano a maturare gli interessi a favore del contribuente?
Secondo la Corte di Cassazione, se la sospensione è legittima (ad esempio, per la presenza di altri debiti tributari), gli interessi iniziano a maturare solo dal momento in cui il contribuente adempie alla condizione richiesta per lo sblocco, come la presentazione di un’idonea garanzia fideiussoria. Il periodo precedente a tale adempimento non è produttivo di interessi.

La mancata prestazione della garanzia fideiussoria richiesta dall’Amministrazione Finanziaria influisce sul calcolo degli interessi sul rimborso?
Sì, in modo decisivo. La mancata o ritardata presentazione della garanzia, quando richiesta legittimamente, è considerata una causa di sospensione della decorrenza degli interessi, poiché il ritardo nell’erogazione del rimborso è imputabile al comportamento del contribuente creditore.

Cosa succede se i contenziosi che hanno causato la sospensione del rimborso vengono poi definiti con una “pace fiscale”?
La definizione agevolata dei contenziosi (c.d. pace fiscale) non rende illegittimo il fermo amministrativo iniziale. Al contrario, secondo la Corte, essa conferma “ex post” l’esistenza del controcredito dell’Erario e, di conseguenza, la piena legittimità della richiesta di garanzia e della conseguente sospensione della maturazione degli interessi fino alla sua presentazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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