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Interessi su rimborso IRES: la motivazione è d’obbligo

Un istituto di credito ha richiesto un rimborso IRES con relativi interessi. L’Amministrazione Finanziaria ha contestato la decorrenza degli interessi. La Cassazione ha annullato la sentenza di secondo grado per motivazione apparente, non avendo i giudici spiegato le ragioni della loro decisione sul calcolo degli interessi su rimborso IRES e ha rinviato la causa per un nuovo esame.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi su Rimborso IRES: Quando la Sentenza è Nulla per Motivazione Apparente

La recente sentenza n. 16033/2024 della Corte di Cassazione offre un importante spunto di riflessione sul dovere di motivazione dei giudici tributari, specialmente in controversie complesse come quelle relative al calcolo degli interessi su rimborso IRES. Il caso in esame dimostra come una motivazione assente o meramente apparente possa condurre all’annullamento di una decisione, anche se il merito della questione resta da definire. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia per comprenderne la portata.

I Fatti del Caso: Il Contenzioso sulla Decorrenza degli Interessi

La vicenda trae origine dalla richiesta di rimborso, presentata da un importante istituto di credito, per la maggiore IRES versata per l’anno 2004. Tale richiesta scaturiva dalla possibilità, introdotta da una norma del 2008, di dedurre forfettariamente il 10% dell’IRAP dall’imponibile IRES.

L’Amministrazione Finanziaria, dopo diversi anni, provvedeva a rimborsare il capitale richiesto, ma sorgeva una controversia sugli interessi. L’ente impositore riconosceva gli interessi solo a partire dalla data di entrata in vigore della legge che consentiva la deduzione. L’istituto di credito, invece, sosteneva di aver diritto agli interessi maturati fin dalla data dei versamenti originari, una differenza economica di decine di migliaia di euro.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale davano ragione all’Amministrazione Finanziaria, ma la società contribuente non si arrendeva e portava il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione: Il Dovere di Motivazione nel Calcolo degli interessi su rimborso IRES

La Suprema Corte, con la sentenza in commento, ha accolto il ricorso del contribuente, ma non entrando nel merito della data di decorrenza degli interessi. Il punto focale della decisione è stato, invece, un vizio procedurale gravissimo: la motivazione apparente della sentenza di secondo grado.

I giudici di Cassazione hanno rilevato che la Commissione Tributaria Regionale non aveva fornito alcuna spiegazione logico-giuridica a sostegno della propria decisione. La sentenza impugnata si limitava ad aderire acriticamente alla pronuncia di primo grado, aggiungendo frasi generiche come “i conteggi erano stati effettuati in maniera assolutamente meccanizzata” e “il rimborso e gli interessi seguono due vie differenti”.

L’Analisi della Corte

La Corte ha sottolineato come la sentenza di appello avesse completamente ignorato lo specifico motivo di contestazione sollevato dalla società, relativo proprio alla decorrenza degli interessi. Non era possibile ricostruire l’iter logico seguito dai giudici per arrivare alla loro conclusione. Questa mancanza di una reale argomentazione ha reso la motivazione solo “apparente”, cioè esistente in apparenza ma vuota di contenuto, e quindi equiparabile a una motivazione del tutto assente.

le motivazioni

La motivazione alla base della decisione della Corte di Cassazione risiede nella violazione del principio fondamentale secondo cui ogni provvedimento giurisdizionale deve essere motivato. Una motivazione non può essere una formula di stile o un mero richiamo a decisioni precedenti. Deve, al contrario, dare conto delle ragioni specifiche che hanno portato il giudice a decidere in un determinato modo, rispondendo puntualmente alle censure e alle argomentazioni delle parti. In questo caso, la totale mancanza di una spiegazione sul perché gli interessi dovessero decorrere da una data piuttosto che da un’altra ha reso la sentenza nulla.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza n. 16033/2024 ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il diritto delle parti a una decisione non solo giusta nel merito, ma anche comprensibile nelle sue ragioni. Per il contribuente, ciò significa che, anche di fronte a un rigetto, ha il diritto di capire perché le sue argomentazioni non sono state accolte. La Corte ha quindi annullato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, che dovrà riesaminare il caso e, questa volta, fornire una motivazione completa ed esauriente sulla controversa questione degli interessi su rimborso IRES.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Commissione Tributaria Regionale a causa di un vizio di “motivazione apparente”. I giudici di secondo grado non avevano spiegato in modo logico e comprensibile le ragioni per cui avevano confermato la decisione di primo grado, limitandosi a formule generiche senza affrontare il punto specifico della controversia.

Qual era il punto centrale della disputa tra il contribuente e l’Amministrazione Finanziaria?
La disputa verteva sulla data di decorrenza per il calcolo degli interessi dovuti su un rimborso IRES. Il contribuente sosteneva che gli interessi dovessero maturare dalla data originaria dei versamenti, mentre l’Amministrazione Finanziaria li aveva calcolati solo a partire dalla data di entrata in vigore della legge che aveva generato il diritto al rimborso.

Cosa accadrà adesso nel procedimento?
La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e ha rinviato la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Lombardia, in diversa composizione. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare il merito della questione (ovvero la decorrenza degli interessi) e provvedere anche alla determinazione delle spese di lite, fornendo una motivazione completa e adeguata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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