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Interessi rimborso IVA: quando sono dovuti?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3986/2024, ha chiarito importanti principi sugli interessi rimborso IVA. La Corte ha ribadito la natura moratoria di tali interessi, specificando che sono dovuti solo se il ritardo è imputabile all’Amministrazione Finanziaria. Tuttavia, ha stabilito che l’ente non può sospendere la maturazione degli interessi se il ritardo del contribuente è causato da una richiesta illegittima, come una duplicazione di garanzie. Nel caso specifico, l’Amministrazione aveva richiesto una seconda garanzia alternativa dopo averne già ottenuta una, un comportamento ritenuto illegittimo. Di conseguenza, la Corte ha cassato la sentenza precedente, stabilendo che gli interessi sono dovuti anche per il periodo in cui il contribuente ha impiegato tempo per adempiere a questa richiesta impropria.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi Rimborso IVA: Quando il Fisco Deve Pagare per il Ritardo?

La questione degli interessi rimborso IVA è un tema cruciale per le imprese che attendono la restituzione di crediti dall’Amministrazione Finanziaria. Un ritardo nel rimborso può infatti generare perdite finanziarie per il contribuente. Con la recente sentenza n. 3986 del 13 febbraio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su questo argomento, offrendo chiarimenti fondamentali sulla natura di tali interessi e sulle condizioni che ne determinano la maturazione, specialmente quando interviene un ritardo da parte del contribuente nel fornire la documentazione richiesta.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Rimborso e le Garanzie

Una società contribuente aveva richiesto il rimborso di un cospicuo credito IVA. L’Amministrazione Finanziaria, prima di procedere al pagamento, aveva attivato uno strumento cautelare (ai sensi del d.lgs. n. 472/1997) e richiesto alla società di prestare una specifica garanzia. Poco dopo aver ricevuto tale garanzia, l’Ufficio ne richiedeva un’altra, questa volta basata su una norma diversa (l’art. 38-bis del d.P.R. n. 633/1972). La società impiegava del tempo per fornire anche questa seconda garanzia. Il Fisco, nel calcolare gli interessi dovuti per il ritardo nel rimborso, escludeva il periodo impiegato dalla società per fornire le garanzie, attribuendole la responsabilità del ritardo.

La Decisione della Commissione Tributaria Regionale

La Commissione Tributaria Regionale (CTR) aveva dato ragione all’Amministrazione Finanziaria, ritenendo che il ritardo della società nel presentare la documentazione, in particolare le polizze fideiussorie, giustificasse la non corresponsione degli interessi per quel lasso di tempo. La CTR qualificava gli interessi come moratori, dovuti solo in caso di ritardo colpevole dell’Ufficio, cosa che a suo avviso non si era verificata.

La Natura degli Interessi Rimborso IVA secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della società contribuente, cassando la sentenza della CTR e stabilendo principi di diritto di notevole importanza pratica.

Interessi Moratori e non Compensativi

In primo luogo, la Suprema Corte ha confermato il suo orientamento consolidato: gli interessi rimborso IVA hanno natura moratoria. Questo significa che non sono un semplice corrispettivo per la disponibilità della somma (come gli interessi compensativi), ma una sanzione per il ritardo imputabile al debitore, in questo caso l’Amministrazione Finanziaria. Di conseguenza, “spettano solo se la mora è fondata e dunque soltanto se il ritardo nel rimborso Iva è addebitabile all’Ufficio”.

Il Ruolo della Collaborazione del Contribuente

La Corte ha anche ribadito che la mancata collaborazione del creditore (il contribuente) può sospendere la decorrenza degli interessi. Se l’Ufficio richiede legittimamente dei documenti e il contribuente tarda a fornirli, il periodo di ritardo non può essere addebitato all’Amministrazione e, pertanto, gli interessi non maturano.

Duplicazione di Garanzie e gli Interessi Rimborso IVA

Il punto cruciale e innovativo della sentenza risiede nell’analisi della condotta dell’Amministrazione Finanziaria. La Corte ha rilevato che l’Ufficio, dopo aver ottenuto una garanzia in base all’art. 23 del d.lgs. n. 472/1997, ha richiesto un’ulteriore e alternativa garanzia ai sensi dell’art. 38-bis del d.P.R. n. 633/1972.

L’Illegittimità della Doppia Richiesta di Garanzia

La Cassazione, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite, ha qualificato questo comportamento come una “ingiustificata duplicazione della cautela”, che viola i principi di collaborazione e buona fede e impone un carico eccessivo sul contribuente. Gli strumenti cautelari previsti dalle due norme sono alternativi, non cumulabili. La richiesta della seconda garanzia è stata quindi ritenuta illegittima. Di conseguenza, il tempo impiegato dalla società per adempiere a questa richiesta illegittima non può essere considerato un ritardo a essa imputabile. Al contrario, è una conseguenza diretta di un’azione impropria dell’Amministrazione. Per tale periodo, dunque, il ritardo è addebitabile all’Ufficio e gli interessi rimborso IVA devono essere riconosciuti e calcolati.

le motivazioni

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sulla distinzione tra ritardi imputabili al contribuente e ritardi causati da azioni illegittime dell’Amministrazione Finanziaria. Se da un lato è confermato che la mancata cooperazione del contribuente sospende la maturazione degli interessi moratori, dall’altro si stabilisce che tale principio non si applica quando la ‘mancata cooperazione’ è in realtà una risposta a una richiesta impropria dell’ente impositore. La richiesta di una seconda garanzia, essendo alternativa e non cumulabile alla prima, ha configurato una duplicazione illegittima che ha violato il principio di buona fede. Pertanto, il ritardo derivante da questa azione non può ricadere sul contribuente, ma deve essere attribuito all’Amministrazione, con la conseguente maturazione degli interessi a favore della società.

le conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza e rinviato il caso alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per ricalcolare gli interessi dovuti. Questa pronuncia rafforza la tutela del contribuente contro le pratiche amministrative non conformi alla legge e al principio di leale collaborazione. Stabilisce chiaramente che, sebbene gli interessi sul rimborso IVA abbiano natura moratoria, l’Amministrazione non può sottrarsi al loro pagamento causando essa stessa ritardi attraverso richieste duplicative o illegittime. La decisione sottolinea l’importanza di un equilibrio tra le esigenze di cautela dell’erario e i diritti del contribuente a un celere ed equo rimborso dei propri crediti.

Che natura hanno gli interessi dovuti dall’Amministrazione finanziaria per un ritardato rimborso IVA?
Secondo la sentenza, gli interessi per ritardato rimborso IVA hanno natura ‘moratoria’. Ciò significa che sono dovuti come risarcimento per il ritardo e spettano solo se tale ritardo è imputabile all’Amministrazione Finanziaria.

Il ritardo del contribuente nel fornire la documentazione richiesta sospende il diritto agli interessi?
Sì. La Corte conferma che la maturazione degli interessi a credito del contribuente è sospesa durante il tempo in cui quest’ultimo non fornisce la documentazione necessaria legittimamente richiesta, come ad esempio una garanzia fideiussoria, poiché tale ritardo non è ascrivibile all’Ufficio.

Cosa succede se l’Amministrazione finanziaria richiede più garanzie alternative per lo stesso rimborso?
La Corte ha stabilito che richiedere garanzie alternative tra loro (come quelle previste dall’art. 23 d.lgs. 472/1997 e dall’art. 38-bis d.P.R. 633/1972) costituisce un’illegittima ‘duplicazione di garanzie’. Di conseguenza, il ritardo causato dalla necessità per il contribuente di adempiere a questa seconda richiesta impropria è imputabile all’Amministrazione, e per tale periodo gli interessi di mora devono essere riconosciuti e pagati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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