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Interessi rimborso IVA: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9061/2024, ha stabilito che il pagamento del capitale di un rimborso IVA non estingue il contenzioso se persiste una disputa sugli interessi. La debenza degli interessi sul rimborso IVA dipende dalla legittimità del provvedimento di sospensione iniziale emesso dall’Amministrazione Finanziaria. Se la sospensione era legittima, gli interessi non sono dovuti per quel periodo.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi Rimborso IVA: Quando Sono Dovuti in Caso di Sospensione?

La questione degli interessi rimborso IVA è un tema cruciale per le imprese che si trovano ad attendere liquidità dall’Amministrazione Finanziaria. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9061/2024) ha fornito chiarimenti fondamentali su un caso specifico: cosa accade quando il rimborso viene inizialmente sospeso e poi erogato? Il pagamento del solo capitale chiude la partita o la disputa prosegue per gli interessi? Analizziamo la decisione per capirne le implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa: Dalla Richiesta di Rimborso alla Sospensione

Una società contribuente aveva richiesto il rimborso di un cospicuo credito IVA maturato nel 2016. L’Amministrazione Finanziaria, tuttavia, aveva emesso un provvedimento di sospensione del rimborso, giustificandolo con la pendenza di altri contenziosi tra la stessa agenzia e l’azienda. La società ha immediatamente impugnato tale provvedimento.

Nei gradi di giudizio inferiori, la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) aveva inizialmente respinto il ricorso della società. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), prendendo atto dell’avvenuto pagamento del credito IVA da parte dell’Agenzia, aveva dichiarato la “cessazione della materia del contendere”, ritenendo di fatto conclusa la disputa.

Il Ricorso in Cassazione e la questione degli interessi sul rimborso IVA

L’Amministrazione Finanziaria non ha accettato la decisione della CTR e ha presentato ricorso in Cassazione. Il punto centrale del ricorso era che, nonostante il pagamento del capitale, rimaneva un interesse concreto a proseguire il giudizio. Tale interesse risiedeva nella necessità di accertare la legittimità o meno del provvedimento di sospensione originario. Da questo accertamento, infatti, dipendeva la debenza o meno degli interessi rimborso IVA per il periodo di ritardo.

Secondo l’Agenzia, il pagamento non era un’ammissione di torto (acquiescenza), ma un atto dovuto in ottemperanza a un provvedimento interinale del giudice. Pertanto, la questione degli interessi, di natura moratoria, era ancora tutta da decidere.

La posizione della Contribuente

La società, a sua volta, ha presentato un ricorso incidentale, sostenendo che il provvedimento di sospensione fosse illegittimo in partenza, poiché erano state prestate tutte le garanzie richieste dalla normativa per ottenere il rimborso.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando la sentenza della CTR. Il ragionamento dei giudici supremi si è basato su alcuni principi cardine.

In primo luogo, la Corte ha affermato che la cessazione della materia del contendere non può essere dichiarata d’ufficio se permane un contrasto tra le parti su questioni accessorie ma rilevanti, come gli interessi. L’interesse dell’Erario a veder accertata la legittimità del suo operato iniziale era ancora vivo, poiché da esso derivava la possibilità di recuperare gli interessi eventualmente già versati.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Cassazione ha stabilito un nesso diretto tra la legittimità della sospensione e il diritto agli interessi. Gli interessi di mora, per loro natura, risarciscono un ritardo colpevole. Se il ritardo nel rimborso è causato da una sospensione legittima, esso non è imputabile all’amministrazione. Di conseguenza, per quel periodo, gli interessi rimborso IVA non sono dovuti. La Corte richiama un proprio precedente (Cass. n. 8540 del 2016) per cui “In materia di IVA, qualora la richiesta di rimborso sia stata legittimamente sospesa […], il ritardo nel rimborso non è imputabile all’amministrazione, sicché non decorrono gli interessi di mora”.

La verifica sulla legittimità della sospensione, trascurata dalla CTR, era dunque essenziale per determinare l’esatto ammontare rimborsabile, comprensivo o meno degli interessi.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza chiarisce un aspetto fondamentale nei rapporti tra Fisco e contribuente. Il semplice pagamento del capitale richiesto a rimborso non chiude automaticamente ogni contenzioso. L’Amministrazione Finanziaria conserva il diritto di far accertare in giudizio la correttezza del proprio operato, specialmente quando da ciò dipendono conseguenze economiche come il pagamento degli interessi. Per le aziende, ciò significa che anche dopo aver ricevuto un rimborso a lungo atteso, la controversia potrebbe non essere finita. Sarà necessario attendere la decisione definitiva sulla legittimità degli atti iniziali dell’Agenzia per avere certezza anche sulle somme accessorie, come gli interessi per il ritardato pagamento.

Un giudice può dichiarare la fine di un processo tributario se l’Agenzia Fiscale paga il debito principale ma resta una disputa sugli interessi?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se persiste un contrasto tra le parti sulla debenza degli interessi, il giudice non può dichiarare la cessazione della materia del contendere, poiché permane l’interesse a una decisione nel merito.

Gli interessi di mora sono sempre dovuti in caso di ritardo nel rimborso IVA?
No. Gli interessi di mora non sono dovuti se il ritardo è causato da un provvedimento di sospensione del rimborso che viene giudicato legittimo. Spettano solo se il ritardo è addebitabile a una colpa dell’ufficio.

Il pagamento del rimborso da parte dell’Agenzia Fiscale implica la rinuncia a contestare la debenza degli interessi?
No. Il pagamento del capitale, specialmente se eseguito in ottemperanza a un ordine del giudice, non costituisce acquiescenza né rinuncia a contestare le pretese accessorie, come gli interessi, il cui diritto dipende dalla legittimità dell’azione amministrativa originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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