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Interessi rimborso IRES: decorrenza e calcolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13755/2024, ha stabilito un principio fondamentale sugli interessi per rimborso IRES derivanti da una norma retroattiva. Il caso riguardava una società che aveva richiesto il rimborso di IRES versata in eccesso a seguito dell’introduzione della deducibilità retroattiva dell’IRAP sul costo del personale. La Corte ha chiarito che gli interessi maturano dalla data dell’originario versamento e non dalla data di entrata in vigore della nuova legge, sottolineando la natura compensativa e non moratoria di tali accessori. Questa decisione consolida il diritto del contribuente a una reintegrazione patrimoniale completa.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi Rimborso IRES: la Cassazione stabilisce la decorrenza dal versamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale per i contribuenti: il calcolo degli interessi sul rimborso IRES quando il diritto alla restituzione nasce da una legge con efficacia retroattiva. Con la pronuncia n. 13755 del 17 maggio 2024, i giudici hanno stabilito che gli interessi decorrono dalla data dell’originario pagamento dell’imposta e non dall’entrata in vigore della norma che ha generato il diritto al rimborso. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa: la controversia sulla decorrenza degli interessi

Il caso ha origine dalla richiesta di rimborso presentata da un importante istituto di credito per le somme versate a titolo di IRES per i periodi d’imposta dal 2007 al 2011. Tale richiesta era motivata da una modifica legislativa (D.L. n. 201/2011) che aveva introdotto, con efficacia retroattiva, la possibilità di dedurre dall’imponibile IRES una quota dell’IRAP relativa al costo del personale.

L’Amministrazione Finanziaria, pur riconoscendo il diritto al rimborso del capitale, aveva calcolato gli interessi a favore del contribuente solo a partire dalla data di entrata in vigore della nuova legge (marzo 2012). Secondo l’erario, prima di quella data, il versamento era pienamente dovuto e, quindi, non poteva esserci mora o diritto agli accessori.

La società contribuente, invece, sosteneva che, data la natura retroattiva della norma, il pagamento era da considerarsi indebito ex tunc, cioè fin dall’origine. Di conseguenza, gli interessi avrebbero dovuto essere calcolati a partire dalla data di ogni singolo versamento eccedente. La questione è così giunta fino al vaglio della Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e gli Interessi Rimborso IRES

La Suprema Corte ha accolto integralmente il ricorso della società, cassando la sentenza di secondo grado e affermando un principio di diritto di grande rilevanza. I giudici hanno chiarito che il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo degli interessi, è la data dell’originario versamento.

Questa conclusione si fonda su un’attenta analisi della funzione degli interessi sui rimborsi fiscali e sull’interpretazione della normativa di riferimento, in particolare l’art. 44 del d.P.R. n. 602/1973.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diversi argomenti chiave:

1. Natura Compensativa e non Moratoria: Gli interessi previsti dall’art. 44 del d.P.R. n. 602/1973 non hanno una funzione moratoria, cioè non servono a sanzionare un ritardo colpevole dell’Amministrazione Finanziaria. La loro funzione è, invece, compensativa. Essi mirano a reintegrare la diminuzione patrimoniale subita dal contribuente che è stato privato della disponibilità di una somma di denaro poi risultata non dovuta. Questa reintegrazione, sottolinea la Corte, è indipendente dalla buona o mala fede dell’ente che ha ricevuto il pagamento (accipiens).

2. Il Dato Letterale della Norma: Il testo dell’art. 44 è inequivocabile nell’individuare la ‘data del versamento’ come momento di partenza per il calcolo dei semestri per cui sono dovuti gli interessi. Posticipare questa data all’entrata in vigore della legge sopravvenuta (ius superveniens) sarebbe una forzatura non supportata dal dettato normativo.

3. Effetto Retroattivo (Ex Tunc): La retroattività della legge che ha introdotto la deducibilità dell’IRAP ha l’effetto di rendere il pagamento originario indebito fin dal principio. La legge non ha creato un ‘nuovo’ beneficio autonomo, ma ha ‘modificato’ la disciplina fiscale preesistente. Di conseguenza, il presupposto per il rimborso e per i relativi interessi sorge nel momento stesso in cui è stato effettuato il pagamento eccedente.

La Corte ha quindi rigettato la tesi che vedeva nella nuova norma un presupposto per acquisire ex nunc (cioè, da quel momento in poi) il diritto alla deduzione e al rimborso. La retroattività priva di titolo il pagamento ex tunc, rendendo necessario reintegrare integralmente il contribuente per la perdita subita sin dal momento del versamento.

Conclusioni

La sentenza stabilisce il seguente principio di diritto: in tema di deducibilità forfettaria dell’IRAP ai fini delle imposte sul reddito, prevista con efficacia retroattiva, gli interessi sulla somma da rimborsare hanno lo scopo di reintegrare la diminuzione patrimoniale subita dal contribuente. Pertanto, essi maturano al compimento di ogni singolo semestre (escluso il primo) successivo alla data del versamento e fino a quella dell’ordinativo di pagamento. Questa decisione offre una tutela robusta al contribuente, garantendo che il rimborso per pagamenti resi indebiti da norme retroattive sia completo e ristoratore della perdita economica subita nel tempo.

Da quale momento decorrono gli interessi su un rimborso IRES derivante da una norma retroattiva che introduce una deduzione?
Secondo la sentenza, gli interessi decorrono dalla data dell’originario versamento dell’imposta che si è poi rivelata non dovuta, e non dalla data di entrata in vigore della legge retroattiva.

Qual è la natura degli interessi su un rimborso fiscale secondo la Cassazione in questo caso?
La Corte ha ribadito che gli interessi sui rimborsi delle imposte sul reddito hanno una natura ‘compensativa’. Il loro scopo è reintegrare il patrimonio del contribuente per la mancata disponibilità della somma versata in eccesso, non sanzionare un ritardo dell’Amministrazione finanziaria (natura ‘moratoria’).

La ‘buona fede’ dell’Amministrazione finanziaria che ha incassato l’imposta, poi rivelatasi non dovuta, incide sul calcolo degli interessi?
No, la sentenza chiarisce che il diritto agli interessi compensativi matura indipendentemente dalla buona o mala fede dell’Amministrazione finanziaria (accipiens), poiché la loro funzione è quella di ristorare il contribuente per la perdita subita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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