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Interessi passivi deducibili per immobili in affitto

Una società immobiliare si vede negare la deduzione degli interessi passivi su mutui contratti per un immobile locato. La Corte di Cassazione annulla la decisione, stabilendo che il giudice di merito ha errato nel non considerare i contratti di mutuo, che provavano la finalità del finanziamento (coprire i costi di costruzione), basandosi solo su un verbale societario ambiguo. Viene affermato il principio della piena deducibilità degli interessi passivi se legati a immobili da locare, come previsto dalla normativa all’epoca vigente.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi Passivi Deducibili per Immobili in Locazione: La Cassazione Chiarisce

La questione degli interessi passivi deducibili rappresenta un tema cruciale per le società immobiliari, incidendo direttamente sulla loro base imponibile e, di conseguenza, sul carico fiscale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un’importante chiave di lettura sull’interpretazione della normativa applicabile, sottolineando come la finalità sostanziale di un finanziamento prevalga su documentazione interna potenzialmente ambigua. Questo caso analizza la corretta applicazione della Legge 244/2007, che prevedeva un regime di favore per gli interessi su mutui ipotecari destinati a immobili per la locazione.

I Fatti di Causa

Una società immobiliare, dopo aver costruito una residenza sanitaria assistenziale (RSA) nel 2003 utilizzando un finanziamento provvisorio (un’apertura di credito in conto corrente), stipulava nel 2005 due mutui ipotecari a lungo termine. Lo scopo di questi mutui era estinguere il debito contratto per la costruzione e consolidare la posizione finanziaria. Per l’anno d’imposta 2008, la società deduceva integralmente gli interessi passivi relativi a tali mutui, ammontanti a circa 285.000 euro.

L’Agenzia delle Entrate contestava questa deduzione, sostenendo che i mutui non fossero inerenti alla costruzione dell’immobile, bensì alla gestione della struttura. A supporto della sua tesi, l’Agenzia citava un verbale del Consiglio di Amministrazione del 2004, antecedente ai mutui, in cui si parlava della necessità di ‘soddisfare le esigenze finanziarie della società in relazione alla gestione della struttura’. Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale accoglievano la tesi dell’erario, negando la piena deducibilità.

La Decisione della Corte di Cassazione sugli interessi passivi deducibili

La società ricorreva in Cassazione, lamentando la violazione e falsa applicazione dell’art. 1, comma 36, della Legge 244/2007. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte di giustizia tributaria di secondo grado per un nuovo esame.

Il fulcro della decisione risiede nell’errore commesso dai giudici di merito: aver fondato il proprio convincimento esclusivamente sul contenuto di un verbale societario, peraltro ritenuto ‘equivoco’ dalla stessa Cassazione, ignorando completamente le prove documentali decisive, ovvero i contratti di mutuo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha articolato il suo ragionamento su diversi punti chiave.

In primo luogo, ha evidenziato come la normativa vigente all’epoca (Legge 244/2007, prima delle modifiche introdotte nel 2015) prevedesse una deroga specifica al regime generale di deducibilità degli interessi passivi (art. 96 T.U.I.R.) per le società immobiliari. Per beneficiare della piena deducibilità, era sufficiente dimostrare che gli interessi derivassero da finanziamenti garantiti da ipoteca su immobili destinati alla locazione. Non erano richiesti ulteriori requisiti sulla composizione dell’attivo patrimoniale o sulla natura dei ricavi della società.

In secondo luogo, i giudici hanno stigmatizzato l’approccio del giudice d’appello, che ha desunto l’inapplicabilità della norma di favore basandosi unicamente su un verbale del CdA che menzionava la ‘gestione della struttura’. La stessa delibera, tuttavia, parlava anche di ‘ristrutturazione dell’attuale assetto creditizio’, un’espressione che indirizzava chiaramente verso la sostituzione del finanziamento originario per la costruzione.

Il punto dirimente, secondo la Corte, è che i contratti di mutuo, completamente ignorati in secondo grado, esplicitavano in modo inequivocabile lo scopo del finanziamento: ‘sopperire a parte del fabbisogno finanziario relativo alla realizzazione del “Progetto”’, ovvero la costruzione della RSA. L’inerenza del finanziamento, pertanto, era palesemente collegata alla costruzione dell’immobile e non alla sua gestione successiva. Il fatto che la costruzione fosse già terminata al momento della stipula dei mutui a lungo termine è stato ritenuto irrilevante, poiché il loro scopo era proprio quello di coprire i costi già sostenuti per l’edificazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale in diritto tributario: la prevalenza della sostanza sulla forma e l’obbligo per il giudice di valutare l’intero compendio probatorio. Un documento interno, per di più ambiguo, non può prevalere sulle clausole chiare e specifiche di un contratto formale come quello di mutuo.

Per le imprese, la lezione è chiara: la corretta e precisa documentazione delle operazioni finanziarie è essenziale. I contratti devono riflettere fedelmente la reale volontà delle parti e lo scopo economico dell’operazione. Per il Fisco e per i giudici tributari, la sentenza rappresenta un monito a non fermarsi a interpretazioni parziali o a singoli documenti estrapolati dal loro contesto, ma a condurre un’analisi completa e rigorosa di tutte le prove disponibili per accertare la vera natura dei fatti.

Gli interessi passivi su un mutuo stipulato per sostituire un finanziamento precedente usato per costruire un immobile sono deducibili?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che sono integralmente deducibili se il mutuo è destinato a coprire i costi di costruzione dell’immobile, anche se stipulato dopo il completamento dei lavori. Ciò che conta è lo scopo effettivo del finanziamento, come provato dal contratto.

Un verbale del Consiglio di Amministrazione può prevalere su un contratto di mutuo per determinare la finalità di un finanziamento?
No. Secondo la Corte, il giudice di merito ha sbagliato a basare la sua decisione esclusivamente su un verbale ritenuto ambiguo, ignorando il contenuto chiaro ed esplicito dei contratti di mutuo che specificavano la finalità del finanziamento per la costruzione.

Quali erano i requisiti per la piena deducibilità degli interessi passivi per le società immobiliari secondo la L. 244/2007 (prima delle modifiche del 2015)?
Per il periodo d’imposta in esame (2008), era sufficiente che si trattasse di un’impresa operante nel settore immobiliare e che il finanziamento fosse garantito da ipoteca e riguardasse immobili destinati alla locazione, per escludere i limiti di deducibilità previsti dall’art. 96 del TUIR.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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