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Interessi passivi deducibili: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha rinviato a pubblica udienza una controversia fiscale. Il caso riguarda una società di autotrasporti accusata di aver utilizzato fatture per operazioni soggettivamente inesistenti e di aver erroneamente calcolato gli interessi passivi deducibili. La Commissione Tributaria Regionale aveva confermato l’avviso di accertamento, ritenendo che gli interessi attivi di mora non potessero essere inclusi nel calcolo del ROL (Risultato Operativo Lordo) per determinare il limite di deducibilità degli interessi passivi. La Corte ha ritenuto la questione meritevole di un approfondimento in pubblica udienza.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi passivi deducibili: la Cassazione rinvia la decisione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su due temi cruciali del diritto tributario: le operazioni soggettivamente inesistenti e il corretto calcolo degli interessi passivi deducibili. La Suprema Corte, decidendo di non risolvere il caso in camera di consiglio ma di rinviarlo a una pubblica udienza, ha segnalato la complessità e l’importanza delle questioni legali sollevate. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda che coinvolge una società di autotrasporti e l’Agenzia delle Entrate.

I Fatti di Causa

La controversia nasce da un avviso di accertamento notificato a una società di autotrasporti e commercio di carburanti per l’anno d’imposta 2013. L’Agenzia delle Entrate contestava principalmente due aspetti:

1. IVA: L’indebita detrazione dell’IVA su fatture considerate relative a operazioni soggettivamente inesistenti. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, i fornitori della società erano entità fittizie o evasori totali, creati al solo scopo di emettere fatture false.
2. IRES: L’errata deduzione di interessi passivi. L’azienda aveva incluso nel calcolo del Risultato Operativo Lordo (ROL) anche gli interessi attivi di mora, aumentando così in modo illegittimo la soglia del 30% entro cui è possibile dedurre gli interessi passivi, come previsto dall’art. 96 del TUIR.

La società ha impugnato l’avviso, ma sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che quella Regionale (CTR) hanno dato ragione all’Agenzia delle Entrate.

L’analisi delle operazioni inesistenti e degli interessi passivi deducibili

La Commissione Tributaria Regionale ha confermato la sentenza di primo grado sulla base di diverse considerazioni. Per quanto riguarda l’IVA, i giudici d’appello hanno evidenziato la chiara inesistenza dei fornitori. Uno di questi era un evasore totale, privo di qualsiasi consistenza aziendale e formalmente intestato a un prestanome. L’altro era una società fittizia.

La CTR ha inoltre sottolineato la mancata diligenza della società contribuente, che avrebbe dovuto effettuare maggiori controlli prima di intraprendere rapporti commerciali con fornitori sconosciuti, soprattutto a fronte di prezzi di acquisto del carburante significativamente inferiori alla media di mercato. Anche i documenti di accompagnamento presentavano incongruenze che smentivano la provenienza dichiarata del prodotto.

Sul fronte IRES, la CTR ha stabilito un principio netto: gli interessi attivi addebitati per ritardato pagamento (interessi di mora) non possono contribuire alla formazione del ROL. Averli inclusi nel calcolo ha permesso alla società una deduzione degli interessi passivi deducibili superiore a quella consentita dalla legge.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

Giunta in Cassazione, la vicenda non ha trovato una conclusione immediata. La Quinta Sezione Civile, specializzata in materia tributaria, ha emesso un’ordinanza interlocutoria. Con questo provvedimento, la Corte non entra nel merito della questione, ma rileva che la controversia non è suscettibile di una decisione semplificata in camera di consiglio.

La scelta di rinviare la causa a una pubblica udienza indica che i giudici ritengono le questioni sollevate – in particolare quella sulla qualificazione degli interessi di mora ai fini del calcolo del ROL e, di conseguenza, della soglia per gli interessi passivi deducibili – di particolare importanza e meritevoli di un dibattito più approfondito tra le parti. Questa decisione suggerisce la volontà della Corte di ponderare attentamente tutti gli argomenti prima di emettere un principio di diritto che potrebbe avere un impatto significativo su casi simili.

Conclusioni

L’ordinanza in esame, pur non decidendo la controversia, offre due importanti spunti di riflessione per le imprese. In primo luogo, ribadisce l’importanza fondamentale della due diligence nella scelta dei partner commerciali per non incorrere in contestazioni relative a operazioni inesistenti. La convenienza economica non può mai giustificare la mancanza di controlli sulla reale operatività e affidabilità di un fornitore.

In secondo luogo, la questione degli interessi passivi deducibili e della corretta composizione del ROL si conferma un’area di grande attenzione per il Fisco. La decisione finale della Cassazione sarà fondamentale per chiarire in via definitiva se gli interessi di mora, per la loro natura risarcitoria, debbano essere esclusi dal calcolo del risultato operativo su cui si basa la deducibilità dei costi finanziari. Le aziende dovranno attendere la sentenza per avere un’indicazione chiara su come comportarsi.

Cosa sono le operazioni soggettivamente inesistenti secondo i giudici in questo caso?
Sono operazioni commerciali in cui i fornitori indicati in fattura sono entità fittizie o evasori totali. In questo caso, uno era gestito da prestanomi e privo di struttura aziendale, mentre l’altro era una società fittizia. La società acquirente è stata ritenuta consapevole a causa della mancata diligenza e dei prezzi di acquisto anormalmente bassi.

Gli interessi attivi di mora possono essere inclusi nel calcolo del ROL per la deduzione degli interessi passivi?
Secondo la sentenza della Commissione Tributaria Regionale, la risposta è no. Gli interessi di mora non possono essere considerati per la determinazione del limite del 30% del ROL, in quanto ciò consentirebbe una deduzione di interessi passivi non permessa dall’art. 96 del TUIR.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione con questa ordinanza?
La Corte di Cassazione non ha deciso il merito della questione. Ha emesso un’ordinanza interlocutoria con cui ha stabilito che il caso è troppo complesso per essere deciso in camera di consiglio e deve essere trattato in una pubblica udienza, rinviando la causa a un nuovo ruolo per la discussione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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