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Interessi di mora ROL: esclusi dal calcolo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18498/2024, ha rigettato il ricorso di una società di autotrasporti. La Corte ha stabilito che gli interessi di mora ROL sono esclusi dal calcolo del Risultato Operativo Lordo per la deducibilità degli interessi passivi IRES, data la loro natura risarcitoria e non finanziaria. Inoltre, ha confermato l’indetraibilità dell’IVA per operazioni soggettivamente inesistenti, poiché la società non ha dimostrato la dovuta diligenza per evitare di essere coinvolta in una frode fiscale.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interessi di mora ROL: la Cassazione ne sancisce l’esclusione dal calcolo

Con la recente sentenza n. 18498 del 2024, la Corte di Cassazione ha affrontato due temi cruciali per le imprese: il corretto calcolo del ROL ai fini IRES e la diligenza richiesta per non essere coinvolti in frodi IVA. La decisione chiarisce definitivamente che gli interessi di mora ROL non possono essere inclusi nel calcolo del Risultato Operativo Lordo, con importanti conseguenze sulla deducibilità dei costi finanziari. Analizziamo nel dettaglio la pronuncia.

I Fatti di Causa: una duplice contestazione fiscale

Il caso riguarda un avviso di accertamento notificato a una società di autotrasporti e commercio di carburanti. L’Amministrazione Finanziaria contestava due diverse irregolarità relative all’anno d’imposta 2013:
1. Ai fini IVA: La società aveva detratto l’IVA su fatture relative a operazioni considerate soggettivamente inesistenti. I fornitori, secondo le indagini, erano mere società ‘cartiere’, prive di una reale struttura aziendale e create al solo scopo di commettere frodi fiscali.
2. Ai fini IRES: L’ufficio contestava l’indebita deduzione di interessi passivi. La società, per calcolare il limite di deducibilità (pari al 30% del ROL), aveva incluso nel ROL stesso gli interessi attivi di mora addebitati a un cliente per pagamenti ritardati. Secondo il Fisco, tale inclusione era illegittima.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano dato ragione all’Agenzia delle Entrate, spingendo la società a ricorrere in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sugli interessi di mora ROL

Il cuore della controversia sugli interessi di mora ROL risiede nell’interpretazione dell’art. 96 del TUIR. Questa norma stabilisce che gli interessi passivi sono deducibili fino a concorrenza degli interessi attivi e, per l’eccedenza, nel limite del 30% del Risultato Operativo Lordo (ROL). Il ROL è definito come la differenza tra il valore e i costi della produzione (voci A e B del conto economico ex art. 2425 c.c.).

La società sosteneva che gli interessi di mora attivi, essendo proventi, dovessero rientrare nella voce A) ‘Valore della produzione’ e quindi contribuire ad aumentare il ROL e, di conseguenza, la soglia di deducibilità degli interessi passivi.

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente questa tesi. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra:
* Interessi finanziari: Hanno la funzione di remunerare la messa a disposizione di un capitale (es. interessi su un finanziamento). Questi partecipano alla determinazione del ROL.
* Interessi di mora: Hanno una funzione risarcitoria, ovvero compensare il creditore per il danno derivante dal ritardato adempimento di un’obbligazione.

Poiché gli interessi di mora non remunerano una prestazione di tipo finanziario ma risarciscono un danno, non possono essere classificati nel ‘Valore della produzione’. Anche i principi contabili (OIC 12) li collocano tra i ‘proventi finanziari’ (voce C del conto economico), ma non tra i ‘ricavi e proventi’ della voce A, che è quella rilevante per il calcolo del ROL. Pertanto, la loro inclusione nel calcolo del ROL è errata.

La questione delle fatture per operazioni inesistenti

Sul fronte IVA, la società lamentava l’assenza di prove sufficienti a dimostrare la sua consapevolezza di partecipare a una frode. La Cassazione ha ritenuto infondato anche questo motivo di ricorso, confermando la solidità dell’impianto accusatorio basato sulla prova presuntiva.

L’Amministrazione Finanziaria aveva fornito una serie di indizi gravi, precisi e concordanti:
* Le società fornitrici erano risultate evasori totali, prive di consistenza aziendale e gestite di fatto da prestanome.
* I documenti di accompagnamento dei prodotti (DAS) presentavano gravi incongruenze, smentendo la provenienza della merce.
* Il prezzo di acquisto era significativamente inferiore alla media di settore, un campanello d’allarme che un operatore diligente non avrebbe dovuto ignorare.

A fronte di questi elementi, l’onere della prova si sposta sul contribuente, che deve dimostrare di aver agito con la massima diligenza per verificare l’affidabilità del fornitore. La società, in questo caso, non è riuscita a fornire tale prova contraria, rendendo legittima la negazione della detrazione IVA.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si basano su un’interpretazione rigorosa della normativa fiscale e dei principi contabili. Per quanto riguarda gli interessi di mora ROL, la sentenza sottolinea la loro natura risarcitoria, che li esclude ontologicamente dalla gestione caratteristica e operativa dell’impresa, base del calcolo del ROL. La funzione dell’art. 96 TUIR è di limitare la deducibilità di oneri finanziari in base alla capacità dell’azienda di generare reddito operativo, e gli interessi moratori non rientrano in questa logica. Sul versante IVA, la Corte ribadisce il principio consolidato secondo cui, di fronte a un quadro indiziario solido fornito dal Fisco, il contribuente deve dimostrare di aver adottato tutte le cautele esigibili da un operatore accorto per non essere coinvolto in una frode, cosa che nel caso di specie non è avvenuta.

Conclusioni

La sentenza n. 18498/2024 offre due importanti lezioni per le imprese. Primo, è fondamentale una corretta classificazione dei proventi: gli interessi di mora non devono essere confusi con i ricavi operativi e non possono ‘gonfiare’ il ROL per aumentare la deducibilità dei costi. Secondo, la sentenza ribadisce l’importanza cruciale della ‘due diligence’ nei rapporti commerciali: ignorare evidenti segnali di anomalia (prezzi troppo bassi, fornitori senza struttura) espone al rischio di vedersi contestata la detrazione dell’IVA e di essere considerati complici, seppur inconsapevoli, di una frode fiscale.

Gli interessi di mora attivi possono essere inclusi nel calcolo del ROL (Risultato Operativo Lordo) per aumentare la deducibilità degli interessi passivi?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che gli interessi di mora hanno una natura risarcitoria e non finanziaria. Pertanto, non rientrano nel ‘Valore della produzione’ (lett. A dell’art. 2425 c.c.) che costituisce la base per il calcolo del ROL e non possono essere utilizzati per aumentare la soglia di deducibilità degli interessi passivi ai sensi dell’art. 96 TUIR.

In caso di operazioni soggettivamente inesistenti, cosa deve provare l’Amministrazione Finanziaria per negare la detrazione dell’IVA?
L’Amministrazione Finanziaria deve provare, anche tramite presunzioni gravi, precise e concordanti, non solo che il fornitore era fittizio, ma anche che il destinatario della fattura era consapevole o avrebbe dovuto essere consapevole della frode, usando l’ordinaria diligenza di un operatore economico esperto.

Quando il contribuente è ritenuto consapevole di partecipare a una frode IVA?
Il contribuente è ritenuto consapevole quando non adempie agli obblighi di diligenza. Nel caso di specie, la novità del rapporto di fornitura con società prive di consistenza aziendale, l’incongruenza dei documenti di trasporto (DAS) e un prezzo di acquisto significativamente inferiore alla media di settore erano elementi sufficienti a far sorgere il sospetto di una frode.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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