LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Interesse ad agire: quando si può impugnare un ruolo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 29319/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di una società contro una cartella di pagamento. La decisione si fonda su una recente normativa che richiede al contribuente di dimostrare un concreto ‘interesse ad agire’, ovvero un pregiudizio effettivo derivante dall’iscrizione a ruolo, per poterla impugnare. La semplice mancata notifica della cartella non è più sufficiente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Interesse ad agire: impugnare un estratto di ruolo non basta più

Un recente intervento della Corte di Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato nel diritto tributario: per contestare una cartella di pagamento di cui si è venuti a conoscenza solo tramite un estratto di ruolo, non è sufficiente lamentare la mancata notifica. È indispensabile dimostrare un concreto interesse ad agire, ovvero un pregiudizio reale e attuale che l’iscrizione a ruolo sta causando. L’ordinanza n. 29319/2025 della Sezione Tributaria chiarisce l’impatto delle recenti riforme legislative sui processi in corso, segnando un punto fermo per i contribuenti.

I Fatti di Causa: Una Cartella Mai Notificata?

Il caso nasce dal ricorso di una società contro una cartella di pagamento per Irap e Iva relative all’anno d’imposta 2004. La società sosteneva di non aver mai ricevuto la notifica della cartella e di averne scoperto l’esistenza solo dopo aver richiesto un estratto di ruolo presso l’agente della riscossione. I giudici di merito, sia in primo che in secondo grado, avevano respinto le ragioni del contribuente, ritenendo la notifica originaria corretta. La questione è così approdata in Cassazione, dove la società ha insistito sulla violazione delle norme procedurali relative alla notifica degli atti fiscali.

La Decisione della Cassazione: Applicazione della Nuova Normativa

La Corte di Cassazione ha però spostato il focus della questione. Invece di entrare nel merito della validità della notifica, ha applicato una normativa sopravvenuta (l’art. 3-bis del D.L. n. 146/2021) che ha modificato le regole per l’impugnazione del ruolo e della cartella di pagamento non notificata. Questa nuova legge stabilisce che l’impugnazione è ammissibile solo se il debitore dimostra che dall’iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio concreto e immediato.

L’Interesse ad Agire come Condizione per l’Impugnazione

La normativa elenca specifici casi in cui si presume questo pregiudizio, ad esempio l’impossibilità di partecipare a gare d’appalto, la difficoltà a riscuotere crediti dalla pubblica amministrazione o il rischio di perdere benefici. In assenza di una di queste situazioni, o di una prova analoga di un danno imminente, il semplice fatto che esista un debito iscritto a ruolo non è sufficiente per giustificare un’azione legale. Manca, in altre parole, l’interesse ad agire.

Le motivazioni

I giudici hanno richiamato la storica sentenza delle Sezioni Unite (n. 26283/2022), la quale ha chiarito che la nuova disciplina si applica anche ai processi già in corso al momento della sua entrata in vigore. L’interesse ad agire è una condizione dell’azione che deve sussistere al momento della decisione. Nel caso di specie, la società ricorrente non ha mai dedotto né provato di subire un pregiudizio specifico a causa di quella iscrizione a ruolo. Si è limitata a contestare il vizio di notifica, un argomento che, alla luce della nuova legge, non è più sufficiente da solo a sostenere l’azione. Di conseguenza, il ricorso originario è stato ritenuto inammissibile sin dall’inizio.

Le conclusioni

La Corte ha quindi cassato la sentenza d’appello senza rinvio, dichiarando inammissibile l’originario ricorso del contribuente. A causa della novità legislativa intervenuta durante il processo, le spese legali sono state interamente compensate tra le parti. Questa ordinanza conferma un orientamento cruciale: l’accesso alla giustizia tributaria per contestare ruoli ‘silenti’ è ora subordinato alla prova di un danno effettivo. Per i contribuenti, ciò significa che, prima di impugnare una cartella scoperta tramite estratto di ruolo, è essenziale verificare e documentare l’esistenza di un pregiudizio concreto che giustifichi l’interesse ad agire in giudizio.

È possibile impugnare una cartella di pagamento solo perché non è stata notificata, dopo averne scoperto l’esistenza da un estratto di ruolo?
No. Secondo la normativa vigente, applicata dalla Corte di Cassazione, la semplice mancata notifica non è più una ragione sufficiente. È necessario dimostrare che dall’iscrizione a ruolo derivi un pregiudizio concreto e attuale (interesse ad agire).

Cosa si intende per ‘pregiudizio concreto’ che giustifica l’interesse ad agire?
Si tratta di un danno effettivo che il contribuente subisce a causa dell’iscrizione a ruolo. La legge fornisce alcuni esempi, come l’impossibilità di partecipare a contratti pubblici, la riscossione bloccata di crediti verso la P.A., la perdita di benefici, o l’impedimento a operazioni di finanziamento o cessione d’azienda.

La nuova normativa che limita l’impugnazione dell’estratto di ruolo si applica anche ai processi che erano già iniziati prima della sua entrata in vigore?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che questa normativa si applica anche ai processi pendenti, poiché l’interesse ad agire è una condizione che deve essere valutata al momento della decisione della causa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati