LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Inerenza dei costi: la Cassazione e la deroga verbale

Una società deduce costi di gestione di un immobile affittato, sostenendo una deroga verbale al contratto. La Cassazione interviene sul principio di inerenza dei costi, chiarendo che la motivazione del giudice di merito deve spiegare perché tale spesa, contrattualmente a carico di terzi, sia riconducibile all’attività d’impresa. La Corte ha cassato la decisione precedente per non aver adeguatamente valutato l’inerenza dei costi a fronte di una palese antieconomicità dell’operazione, rinviando la causa per un nuovo esame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Inerenza dei Costi: La Cassazione sulla Deducibilità in Deroga al Contratto

L’ordinanza in esame affronta un tema cruciale del diritto tributario: l’inerenza dei costi. Può una società dedurre costi che, secondo il contratto, dovrebbero essere a carico di un’altra? La Corte di Cassazione, con una recente pronuncia, ha fornito chiarimenti fondamentali sull’onere della prova e sulla necessità di una motivazione giudiziaria solida e non meramente apparente. Il caso riguarda una società proprietaria di un complesso alberghiero che si era fatta carico di ingenti spese di gestione, nonostante il contratto di affitto d’azienda le ponesse a carico della società affittuaria.

I Fatti di Causa

Una società, proprietaria di una struttura alberghiera, concedeva in affitto d’azienda il complesso immobiliare a un’altra impresa. Il contratto di affitto prevedeva chiaramente che le spese di gestione ordinaria (energia, acqua, gas, manutenzione) fossero a carico della società affittuaria. Ciononostante, la società proprietaria sosteneva e deduceva fiscalmente tali costi, oltre a spese per consulenze amministrative e fiscali.

L’Amministrazione Finanziaria contestava questa deduzione, emettendo avvisi di accertamento per IRES, IRAP e IVA. L’ente impositore sosteneva che tali costi non fossero inerenti all’attività della società proprietaria, ma a quella dell’affittuaria.

La Commissione Tributaria di secondo grado (CGT2) dava ragione alla società contribuente. Secondo i giudici di appello, sebbene non provato da un accordo scritto, era “plausibile” che la proprietaria avesse deciso di sostenere i costi in deroga al contratto, in un’ottica di rilancio della struttura. Accogliere la tesi dell’Agenzia, secondo la CGT2, avrebbe portato alla conclusione “assurda” che nessuno avrebbe potuto dedurre quelle spese, pur essendo state effettivamente sostenute.

Contro questa decisione, l’Amministrazione Finanziaria ha proposto ricorso in Cassazione.

L’Analisi della Cassazione sull’Inerenza dei Costi

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, focalizzandosi sul secondo motivo, che denunciava la violazione del principio di inerenza sancito dall’art. 109 del TUIR. La Cassazione ha ritenuto questo motivo fondato, ribaltando la decisione di merito.

Il Principio di Inerenza e l’Onere della Prova

La Corte ha ribadito che il principio di inerenza è il cardine della deducibilità dei costi. Esso richiede un collegamento, anche indiretto o potenziale, tra il costo sostenuto e l’attività d’impresa. Non è sufficiente che un costo sia semplicemente “effettivo”; deve essere funzionale alla produzione del reddito d’impresa.

Nel caso specifico, la CGT2 si era limitata a una valutazione generica, senza spiegare concretamente perché la deroga al contratto costituisse un “atto d’impresa” per la società proprietaria. Il giudice di appello non ha adeguatamente considerato un elemento cruciale sollevato dall’Amministrazione Finanziaria: la palese antieconomicità dell’operazione. La società proprietaria sosteneva spese di gran lunga superiori al canone di affitto percepito.

La Carenza di Motivazione sul Collegamento con l’Attività d’Impresa

Secondo la Cassazione, di fronte a una spesa così rilevante e a un’operazione economicamente svantaggiosa, il giudice di merito avrebbe dovuto valutare in modo approfondito l’inerenza dei costi all’attività imprenditoriale della contribuente. La semplice “esigenza di favorire l’avviamento dell’attività dell’affittuaria” non è una giustificazione sufficiente a dimostrare che quei costi fossero inerenti all’attività della società proprietaria. Mancava, nella sentenza impugnata, una valutazione concreta del nesso tra le spese e l’attività della società che le deduceva.

Le Motivazioni

La Cassazione ha ritenuto che la motivazione della CGT2 fosse insufficiente a superare il vaglio di legittimità. Sebbene non “apparente” in senso tecnico (il ragionamento era esplicitato), non era comunque idonea a giustificare la decisione. I giudici di appello non hanno spiegato perché un’operazione contrattualmente anomala e palesemente antieconomica dovesse essere considerata inerente all’attività del locatore. Il solo fatto che i costi fossero certi e sostenuti non basta a renderli deducibili per un soggetto che, per contratto, non era tenuto a pagarli. La Corte ha quindi accolto il motivo di ricorso relativo alla violazione del principio di inerenza, cassando la sentenza e rinviando la causa a un’altra sezione della CGT2 per un nuovo esame che tenesse conto di questi principi.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: per la deducibilità di un costo non basta la sua esistenza, ma è necessaria una rigorosa dimostrazione della sua inerenza all’attività d’impresa. Qualsiasi deroga a un accordo contrattuale, specialmente se conduce a un risultato antieconomico, deve essere supportata da prove solide che ne dimostrino la finalità imprenditoriale per chi sostiene l’onere. I giudici di merito hanno il dovere di motivare in modo approfondito e non generico su questo punto, altrimenti la loro decisione rischia di essere annullata per violazione di legge. Per le imprese, ciò significa documentare con estrema attenzione le ragioni economiche e strategiche di operazioni che si discostano dalla prassi contrattuale.

È possibile dedurre costi che, per contratto, spetterebbero a un altro soggetto (l’affittuario)?
In linea di principio no. Tuttavia, è possibile farlo se si fornisce la prova rigorosa che sostenere tali costi costituisce un atto d’impresa inerente alla propria attività, anche se in deroga a un contratto. La semplice affermazione che ciò avvenga per “rilanciare la struttura” non è sufficiente, specialmente se l’operazione risulta palesemente antieconomica.

Perché la Cassazione ha annullato la sentenza precedente?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché il giudice di secondo grado non ha debitamente valutato e motivato l’inerenza dei costi all’attività della società contribuente. Ha omesso di spiegare perché, a fronte di una spesa molto elevata e di un canone di locazione inferiore, tale deroga al contratto fosse giustificata da un punto di vista imprenditoriale per la società proprietaria.

Quale prova deve fornire il contribuente per dimostrare l’inerenza di un costo in una situazione contrattuale anomala?
Il contribuente deve dimostrare (e documentare) l’esistenza e la natura del costo, i fatti giustificativi e la sua concreta destinazione alla produzione. In situazioni anomale, come la deroga a un contratto, la prova deve essere particolarmente solida per spiegare la logica imprenditoriale e la coerenza economica dell’operazione, superando eventuali contestazioni di antieconomicità mosse dall’Amministrazione Finanziaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati