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Inerenza dei costi: Cassazione chiarisce onere prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16914/2024, ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria contro una società. La controversia riguardava la deducibilità di costi per canoni di locazione ritenuti non inerenti. La Corte ha chiarito che l’onere della prova sull’inerenza dei costi grava sul contribuente e che le garanzie del contraddittorio preventivo, come il termine dilatorio di 60 giorni, non si applicano agli accertamenti “a tavolino”, ma solo alle verifiche fiscali in loco. Ha inoltre specificato che una spesa palesemente antieconomica può costituire un valido indizio di non inerenza, spettando al contribuente dimostrare il contrario.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Inerenza dei costi: Cassazione chiarisce onere della prova e limiti del contraddittorio

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione si è pronunciata su due temi cruciali del diritto tributario: l’inerenza dei costi e l’applicazione del contraddittorio preventivo negli accertamenti fiscali. La decisione ribadisce principi fondamentali, chiarendo la ripartizione dell’onere probatorio tra Fisco e contribuente e i diversi livelli di garanzia a seconda della modalità di controllo. L’analisi di questa pronuncia offre spunti essenziali per imprese e professionisti per una corretta gestione fiscale.

I Fatti del Caso: La Controversia sui Canoni di Locazione

Una società di servizi si è vista notificare un avviso di accertamento con cui l’Amministrazione Finanziaria disconosceva la deducibilità di una quota dei canoni di locazione corrisposti per un immobile, ritenendoli indeducibili per difetto di inerenza. In primo grado, la Commissione Tributaria Provinciale accoglieva il ricorso della società nel merito. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale confermava la decisione a favore del contribuente, ritenendo l’avviso di accertamento non adeguatamente motivato sul disconoscimento dei costi e, inoltre, illegittimo per violazione del principio del contraddittorio preventivo. Secondo i giudici d’appello, l’Ufficio avrebbe dovuto instaurare un contraddittorio formale prima di emettere l’atto, anche se il controllo era avvenuto “a tavolino”.

La Decisione della Cassazione: Ribaltati i Giudizi di Merito

L’Amministrazione Finanziaria ha impugnato la sentenza di secondo grado dinanzi alla Corte di Cassazione, che ha accolto entrambi i motivi di ricorso. La Suprema Corte ha cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado per un nuovo esame, basato sui principi di diritto enunciati nella sua ordinanza.

Le Motivazioni della Corte

La decisione della Cassazione si fonda su due pilastri argomentativi distinti, uno di natura procedurale e l’altro sostanziale.

Il Principio del Contraddittorio negli Accertamenti “a Tavolino”

La Corte ha innanzitutto chiarito che le garanzie previste dall’art. 12 dello Statuto dei Diritti del Contribuente, in particolare l’obbligo di redigere un processo verbale di constatazione e il rispetto del termine dilatorio di 60 giorni prima di emettere l’accertamento, si applicano esclusivamente in caso di accessi, ispezioni e verifiche fiscali svolti nei locali del contribuente.

Non si applicano, invece, ai cosiddetti controlli “a tavolino”, ovvero quelli effettuati presso gli uffici dell’Amministrazione Finanziaria sulla base della documentazione prodotta dal contribuente. Per questi controlli, un obbligo generale di contraddittorio endoprocedimentale sussiste solo per i tributi “armonizzati” (come l’IVA), ma può essere soddisfatto anche con modalità informali, come l’invito a produrre documenti, cosa che era avvenuta nel caso di specie. Per i tributi “non armonizzati” (come le imposte dirette), tale obbligo generalizzato non è previsto dalla legislazione nazionale.

L’Onere della Prova sull’Inerenza dei Costi

Il secondo e cruciale motivo di accoglimento riguarda l’inerenza dei costi. La Corte ha ribadito un principio consolidato: spetta al contribuente l’onere di provare l’esistenza, la coerenza economica e, soprattutto, l’inerenza dei costi deducibili. Non è sufficiente la mera contabilizzazione della spesa.

La Corte ha specificato che, sebbene l’inerenza sia un giudizio qualitativo sulla correlazione tra costo e attività d’impresa, una manifesta e macroscopica antieconomicità dell’operazione può costituire un importante indizio della sua non inerenza o addirittura della non veridicità della fattura. In questo caso, il giudice di merito avrebbe dovuto valutare se i canoni di locazione pagati dalla società fossero sproporzionati rispetto ad altri parametri oggettivi (es. canone di leasing pagato dalla società locatrice, estensione dell’immobile, volume d’affari del contribuente, legami tra i soci delle due società). Di fronte a tali indizi, sarebbe spettato alla società contribuente dimostrare l’effettività e la reale connessione della spesa con la propria attività produttiva.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza due importanti principi per la gestione dei rapporti con il Fisco. In primo luogo, distingue nettamente le garanzie procedurali a disposizione del contribuente, limitando l’applicazione integrale dello Statuto del Contribuente alle sole verifiche in loco. In secondo luogo, pone l’accento sulla responsabilità del contribuente nel documentare e dimostrare non solo l’esistenza, ma anche la ragione economica e la funzionalità di ogni costo rispetto all’attività d’impresa. La manifesta antieconomicità di una spesa diventa un campanello d’allarme che fa scattare un onere probatorio aggravato a carico dell’impresa, che dovrà essere pronta a giustificare l’operazione in modo convincente per evitarne il disconoscimento fiscale.

Quando si applicano le garanzie del contraddittorio preventivo con termine dilatorio di 60 giorni previste dallo Statuto del Contribuente?
Queste garanzie, secondo la Corte, si applicano esclusivamente in caso di accessi, ispezioni e verifiche fiscali svolti nei locali destinati all’esercizio dell’attività del contribuente, e non durante i controlli “a tavolino” effettuati presso gli uffici dell’Amministrazione Finanziaria.

Su chi ricade l’onere di provare l’inerenza di un costo ai fini della sua deducibilità?
L’onere della prova dell’esistenza, dell’inerenza e della coerenza economica dei costi deducibili spetta sempre al contribuente. Non è sufficiente che la spesa sia stata semplicemente registrata in contabilità; occorre dimostrare la sua correlazione con l’attività d’impresa.

Un costo palesemente antieconomico può essere considerato non inerente?
Sì. La Corte chiarisce che una manifesta e macroscopica antieconomicità di un’operazione può essere un forte indizio di non inerenza del costo. In tal caso, spetta al contribuente fornire la prova contraria, dimostrando l’effettività e la funzionalità della spesa per l’attività aziendale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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