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Inerenza costi IVA: non basta lo statuto societario

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3747/2025, ha chiarito che per la detrazione dell’IVA non è sufficiente che un’attività sia prevista dallo statuto societario. È necessario dimostrare l’inerenza costi IVA in modo concreto, provando che la spesa è effettivamente correlata all’attività d’impresa. La Corte ha cassato la decisione di merito che si era limitata a una valutazione astratta, invertendo l’onere della prova a carico dell’Amministrazione Finanziaria. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Inerenza Costi IVA: lo Statuto non Basta, serve la Prova Concreta

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito un principio fondamentale in materia fiscale: per la detrazione dell’imposta, l’inerenza costi IVA non può basarsi su una mera previsione astratta contenuta nello statuto societario. È onere del contribuente fornire la prova concreta che una determinata spesa sia effettivamente e direttamente collegata all’attività d’impresa. Questa pronuncia offre spunti cruciali per le aziende che intraprendono investimenti, specialmente nel settore immobiliare.

I Fatti del Caso: Costruzione di un Immobile e Detrazione IVA Negata

Una società operante nel settore della produzione si vedeva negare dall’Amministrazione Finanziaria la detrazione dell’IVA relativa ai costi sostenuti per la costruzione di un fabbricato ad uso artigianale. Secondo il Fisco, tali costi non erano inerenti all’attività d’impresa esercitata, poiché la società non aveva svolto altre operazioni attive in quel periodo d’imposta e la costruzione non aveva ancora generato ricavi.

Nei primi due gradi di giudizio, i giudici tributari avevano dato ragione alla società. La loro motivazione si basava su un punto chiave: l’attività di costruzione di immobili era esplicitamente prevista nello statuto societario. Questo, secondo le commissioni tributarie, era sufficiente a rendere i costi inerenti e, di conseguenza, l’IVA legittimamente detraibile. L’Amministrazione Finanziaria, non condividendo questa interpretazione, ha portato il caso dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte: il principio di inerenza costi IVA

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia, cassando la sentenza di secondo grado e rinviando la causa per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità si è concentrato sulla scorretta applicazione del principio di inerenza e sulla violazione delle regole sull’onere della prova.

L’Errore della Commissione Tributaria: una valutazione solo astratta

L’errore fondamentale commesso dai giudici di merito è stato quello di fermarsi a una valutazione puramente astratta e formale. Hanno ritenuto che la semplice compatibilità tra i lavori edilizi e l’oggetto sociale descritto nello statuto fosse prova sufficiente dell’inerenza. La Cassazione ha invece chiarito che questo approccio non è corretto. L’inerenza non è una nozione astratta, ma richiede un accertamento concreto.

L’Onere della Prova grava sul Contribuente

Il punto centrale della decisione è la riaffermazione di un principio cardine del diritto tributario: l’onere della prova grava sul contribuente. Non spetta all’Amministrazione Finanziaria dimostrare la mancanza di inerenza, ma è la società che, a fronte di una contestazione, deve provare e documentare non solo l’esistenza e la natura del costo, ma anche la sua specifica destinazione alla produzione e all’attività d’impresa. Il giudice di merito, basandosi solo sullo statuto, ha di fatto invertito questo onere, violando l’articolo 2697 del Codice Civile.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Corte richiama la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui sia la deducibilità dei costi ai fini delle imposte sui redditi sia la detraibilità dell’IVA richiedono che le spese siano strettamente riferibili all’esercizio dell’attività imprenditoriale. Sono esclusi, quindi, i costi che si collocano in una sfera estranea all’impresa. La prova di questo collegamento funzionale è a carico del contribuente, che deve dimostrare i fatti giustificativi del costo e la sua concreta destinazione alla produzione. La decisione impugnata è stata cassata proprio perché si è sottratta a questo accertamento concreto, limitandosi a un riferimento generico allo statuto societario, il quale rappresenta solo un’indicazione programmatica e non una prova dell’effettivo svolgimento di un’attività.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per tutte le imprese. La mera inclusione di un’attività nell’oggetto sociale non è una ‘patente’ automatica per la detrazione dell’IVA sui relativi costi. È indispensabile che l’azienda sia in grado di fornire prove documentali concrete che attestino il collegamento funzionale tra la spesa sostenuta e l’attività produttiva, anche potenziale. Per una corretta gestione fiscale, è quindi cruciale non solo pianificare le attività in conformità con lo statuto, ma anche e soprattutto conservare tutta la documentazione necessaria a dimostrare, in caso di verifica, la concreta inerenza di ogni singolo costo sostenuto.

Per detrarre l’IVA su un costo, è sufficiente che l’attività corrispondente sia prevista nello statuto societario?
No, la semplice previsione nello statuto non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è necessaria una valutazione concreta dell’inerenza del costo all’attività d’impresa effettivamente esercitata.

A chi spetta l’onere di provare che un costo è inerente all’attività d’impresa?
L’onere della prova spetta interamente al contribuente. In caso di contestazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria, è l’azienda a dover dimostrare l’esistenza, la natura del costo e la sua concreta destinazione all’attività produttiva.

Cosa si intende per valutazione ‘concreta’ dell’inerenza in opposizione a quella ‘astratta’?
Una valutazione ‘astratta’ si limita a verificare la compatibilità formale del costo con l’oggetto sociale descritto nello statuto. Una valutazione ‘concreta’, invece, richiede di esaminare i fatti e le prove specifiche che collegano quella spesa all’effettivo esercizio dell’attività d’impresa, indipendentemente dalla mera previsione statutaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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