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Indetraibilità IVA: fatture per operazioni inesistenti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 1670/2024, ha ribadito il principio della totale indetraibilità IVA per fatture relative a operazioni oggettivamente inesistenti. Il caso riguardava un’operazione di ‘sale and sale back’ di un macchinario agricolo usato, fraudolentemente presentato come nuovo per ottenere i benefici della Legge Sabatini. La Corte ha chiarito che la natura fittizia dell’operazione, anche in assenza di un’immediata perdita di gettito fiscale, preclude il diritto alla detrazione, poiché questo presuppone la realtà e l’inerenza dell’operazione economica all’attività d’impresa.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Indetraibilità IVA e Operazioni Inesistenti: L’Analisi della Cassazione

Il principio della Indetraibilità IVA per le fatture relative a operazioni inesistenti è un caposaldo del nostro sistema tributario, ma la sua applicazione può rivelarsi complessa. Con la recente ordinanza n. 1670 del 16 gennaio 2024, la Corte di Cassazione è tornata a fare chiarezza su un caso emblematico di operazione fittizia, confermando che la detrazione dell’imposta è preclusa anche quando, in apparenza, non si verifica un’immediata perdita di gettito per l’Erario.

I Fatti del Caso: Una Complessa Operazione a Tre

La vicenda trae origine da un’operazione di ‘sale and sale back’ orchestrata da un imprenditore agricolo. Quest’ultimo ha prima venduto un macchinario agricolo usato a una prima società (Società A). Contestualmente, la Società A ha ceduto lo stesso bene a una seconda società finanziaria (Società B), la quale lo ha infine rivenduto all’imprenditore agricolo originario.

Il punto cruciale è che quest’ultima vendita è stata formalizzata come se il bene fosse nuovo, al fine di beneficiare delle agevolazioni previste dalla c.d. “Legge Sabatini” (L. 1329/1965), una normativa che supporta gli investimenti in beni strumentali nuovi. L’Amministrazione finanziaria ha contestato all’imprenditore la detrazione dell’IVA esposta in quest’ultima fattura, ritenendo l’operazione ‘oggettivamente inesistente’ a causa della falsità ideologica sulla natura del bene.

Il Percorso Giudiziario e la Decisione Riformata

Dopo un lungo iter giudiziario, la Commissione Tributaria Regionale (CTR), in sede di rinvio, aveva sorprendentemente dato ragione al contribuente. I giudici d’appello, pur riconoscendo la natura fittizia della vicenda, hanno ritenuto che le operazioni si fossero ‘autoannullate’ a vicenda, non generando alcun credito o debito IVA e, di conseguenza, nessun rischio di perdita fiscale. Per supportare questa tesi, la CTR ha richiamato una sentenza della Corte di Giustizia Europea.

Tuttavia, l’Amministrazione finanziaria ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la violazione delle norme nazionali in materia di detrazione IVA.

Indetraibilità IVA: La Posizione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Fisco, cassando la sentenza della CTR e riaffermando con forza i principi consolidati in materia di Indetraibilità IVA.

Il Principio di Cartolarità e l’Indetraibilità

I giudici di legittimità hanno ricordato che il diritto alla detrazione dell’IVA, previsto dall’art. 19 del D.P.R. 633/1972, non dipende dalla mera regolarità formale di una fattura. Al contrario, esso è strettamente subordinato alla sussistenza di due condizioni sostanziali:

1. La qualità di imprenditore dell’acquirente.
2. L’inerenza del bene acquistato all’attività d’impresa.

Quando un’operazione è oggettivamente inesistente, come nel caso di specie, viene a mancare il presupposto stesso della detrazione: una reale transazione economica. La fattura, pur generando l’obbligo di versare l’imposta per chi la emette (in base al principio di cartolarità), non fa sorgere alcun diritto alla detrazione per chi la riceve.

L’Errata Applicazione della Sentenza Europea

La Corte ha inoltre chiarito che il richiamo alla sentenza della Corte di Giustizia (causa C-712/17) da parte della CTR era del tutto inconferente. Quel caso riguardava una fattispecie peculiare di operazioni fittizie e circolari all’interno di uno stesso gruppo societario, dove l’IVA era stata comunque regolarmente versata, senza alcun tentativo di frode o di ottenimento di benefici indebiti. La situazione in esame, invece, era chiaramente finalizzata a eludere i requisiti di una legge agevolativa, alterando la realtà economica.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio cardine: il sistema IVA è neutrale e si basa sulla realtà delle operazioni economiche. Un’operazione che esiste solo sulla carta, o che maschera una realtà diversa (un bene usato spacciato per nuovo), non può generare un diritto alla detrazione. La falsità ideologica su un elemento essenziale del contratto – la novità del bene, requisito per l’accesso a un’agevolazione – rende l’operazione documentata in fattura non veritiera e, pertanto, ‘inesistente’ ai fini del diritto alla detrazione.

L’argomentazione secondo cui le operazioni si sarebbero ‘autoannullate’ senza danno per l’Erario è stata respinta. La Corte ha sottolineato che l’indetraibilità non è una sanzione per il danno causato, ma la conseguenza logica e giuridica dell’assenza dei presupposti costitutivi del diritto stesso. Consentire la detrazione in un caso simile significherebbe avallare un meccanismo fraudolento, in palese contrasto con i principi di neutralità e legalità fiscale.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rappresenta un’importante conferma della rigorosa interpretazione in materia di Indetraibilità IVA. Il messaggio è chiaro: la mera esistenza di una fattura non è sufficiente a giustificare la detrazione dell’imposta. È indispensabile che il documento rifletta fedelmente un’operazione economica reale, lecita e inerente all’attività d’impresa. Qualsiasi forma di simulazione o falsità ideologica volta a ottenere vantaggi indebiti comporta inevitabilmente la perdita del diritto alla detrazione, a prescindere dal fatto che si concretizzi o meno un’immediata perdita di gettito per lo Stato.

È possibile detrarre l’IVA su una fattura che documenta un’operazione fittizia, anche se non c’è una perdita di gettito fiscale immediata?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’IVA relativa a operazioni oggettivamente inesistenti è sempre indetraibile. La detrazione è legata alla realtà dell’operazione economica, non alla mera regolarità formale della fattura o all’assenza di danno erariale.

Cosa si intende per ‘operazione oggettivamente inesistente’ in questo caso?
Si intende un’operazione che, pur documentata da una fattura, presenta una falsità ideologica su un elemento essenziale. Nel caso specifico, la vendita di un macchinario usato è stata presentata come vendita di un bene nuovo per accedere indebitamente ai benefici della ‘Legge Sabatini’, rendendo l’operazione non veritiera e quindi inesistente ai fini della detrazione IVA.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto non applicabile la sentenza della Corte di Giustizia Europea citata dalla Commissione Tributaria Regionale?
Perché la sentenza europea (C-712/17) si riferiva a un caso molto specifico di vendite fittizie e circolari all’interno dello stesso gruppo societario, dove l’imposta era stata comunque regolarmente assolta e versata. Il caso in esame, invece, riguarda un’operazione trilaterale finalizzata a ottenere un beneficio fiscale indebito alterando la natura del bene (usato per nuovo), una fattispecie diversa e non assimilabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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