LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indennità supplementare: è soggetta a tassazione?

Un dirigente, licenziato ingiustamente, ha ricevuto un’indennità supplementare. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale somma è tassabile ai fini IRPEF, in quanto compensa la perdita del reddito e non un danno non patrimoniale. La natura dell’indennità è intrinsecamente legata alla risoluzione del rapporto di lavoro.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Indennità Supplementare per Dirigenti: La Cassazione Conferma la Tassazione

L’indennità supplementare riconosciuta a un dirigente a seguito di un licenziamento ingiustificato rientra tra i redditi da lavoro dipendente ed è quindi soggetta a tassazione IRPEF. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato, chiarendo la natura di tali somme e il loro corretto inquadramento fiscale. Questo intervento giurisprudenziale offre spunti fondamentali per comprendere la differenza tra risarcimento del danno e retribuzione imponibile.

I Fatti del Caso: Dal Licenziamento alla Richiesta di Rimborso

Un dirigente di una grande azienda, dopo essere stato licenziato, otteneva dal giudice del lavoro una sentenza che accertava l’illegittimità del recesso. Tra le varie somme liquidate, spiccava un importo a titolo di indennità supplementare, prevista dall’articolo 19 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) di settore.

Il datore di lavoro, in qualità di sostituto d’imposta, assoggettava tale somma a ritenuta d’acconto. Il dirigente, tuttavia, riteneva che l’importo non dovesse essere tassato, sostenendo che rappresentasse una compensazione per il danno alla professionalità (danno emergente) e non per la perdita di reddito (lucro cessante). Di conseguenza, presentava un’istanza di rimborso all’Amministrazione Finanziaria. Di fronte al silenzio e al successivo diniego dell’ente, il contribuente adiva le commissioni tributarie.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari accoglievano le ragioni del dirigente. La Commissione Tributaria Regionale, in particolare, confermava che la somma aveva natura indennitaria e non era diretta a ristorare una perdita di reddito, bensì un pregiudizio alla professionalità. Pertanto, secondo i giudici di merito, non doveva essere soggetta a IRPEF. L’Amministrazione Finanziaria, non condividendo tale interpretazione, proponeva ricorso per cassazione.

La Posizione della Cassazione sulla Tassabilità dell’Indennità Supplementare

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Amministrazione Finanziaria, ribaltando completamente la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno affermato, in linea con il proprio orientamento costante, che l’indennità supplementare prevista dal CCNL per i dirigenti è soggetta a tassazione.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che, in linea generale, tutte le somme percepite dal lavoratore in relazione al rapporto di lavoro sono imponibili, anche se a titolo di risarcimento. L’esenzione fiscale si applica solo alle somme che ristorano un pregiudizio “non reddituale”, ovvero un danno la cui prova spetta al contribuente.

Nel caso specifico, l’indennità supplementare trae la sua origine dalla risoluzione non giustificata del rapporto di lavoro. La sua funzione è duplice: da un lato, sanzionare la condotta illegittima del datore di lavoro e, dall’altro, risarcire il dirigente per la perdita del posto di lavoro. Questa finalità è strettamente connessa alla perdita del reddito che sarebbe derivato dalla prosecuzione del rapporto. Non è quindi un risarcimento per un danno emergente di natura diversa (come un danno all’immagine o alla professionalità), ma una compensazione per la perdita della fonte di reddito.

La Corte ha sottolineato che tale indennità, essendo una “misura di matrice convenzionale” legata alla perdita del posto, ha natura retributiva e rientra a pieno titolo nell’ampia nozione di reddito da lavoro dipendente. Di conseguenza, deve essere assoggettata a IRPEF ai sensi dell’art. 6, comma 2, del TUIR.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione cassa la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, rigetta l’originario ricorso del contribuente. Viene così confermato un principio fondamentale del diritto tributario del lavoro: le indennità che compensano la perdita del reddito a causa di un licenziamento illegittimo sono tassabili. Per ottenere un’esenzione, il contribuente deve dimostrare in modo inequivocabile che la somma percepita è destinata a risarcire un danno di natura non patrimoniale, estraneo alla perdita della retribuzione.

L’indennità supplementare per licenziamento ingiustificato di un dirigente è soggetta a tassazione IRPEF?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, questa indennità è soggetta a tassazione IRPEF perché è considerata una compensazione per la perdita del reddito derivante dalla cessazione del rapporto di lavoro.

Perché la Corte di Cassazione considera questa indennità come un reddito tassabile?
La Corte la considera tassabile perché la sua funzione è quella di risarcire il dirigente per la perdita del posto di lavoro e sanzionare il datore di lavoro. Questa finalità è direttamente collegata alla perdita della retribuzione (lucro cessante) e non a un danno di natura diversa (danno emergente), facendola rientrare nella nozione di reddito da lavoro dipendente.

Cosa deve provare un contribuente per ottenere l’esenzione fiscale su una somma ricevuta a titolo di risarcimento?
Il contribuente deve fornire la prova che la somma ricevuta non ristora una perdita di reddito, ma serve a compensare un pregiudizio di natura non reddituale, come ad esempio un danno all’immagine o alla professionalità, che sia distinto e autonomo dalla perdita economica derivante dal licenziamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati