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Indeducibilità costi: onere della prova in appello

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 16364/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di indeducibilità costi. Nel caso di contestazioni per operazioni inesistenti, la richiesta da parte dell’Agenzia delle Entrate in appello di provare i requisiti di deducibilità (art. 109 TUIR) non costituisce un’eccezione nuova e inammissibile. Tale onere probatorio è intrinseco al tema del contendere sin dall’inizio del giudizio. La Corte ha quindi cassato la sentenza di merito che aveva erroneamente dichiarato inammissibile l’appello dell’Ufficio.

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Pubblicato il 27 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Indeducibilità Costi: la Cassazione Chiarisce i Limiti dell’Appello

L’ordinanza n. 16364 del 12 giugno 2024 della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale nel contenzioso tributario: l’indeducibilità costi e i confini delle questioni sollevabili in appello. La Corte ha stabilito che la richiesta dell’Amministrazione Finanziaria di verificare la sussistenza dei requisiti di deducibilità di un costo non costituisce un’eccezione nuova, ma rientra pienamente nell’oggetto originario della causa. Una decisione che rafforza le difese dell’Erario e chiarisce gli oneri probatori a carico del contribuente.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore della concia delle pelli si vedeva notificare tre avvisi di accertamento per IVA, IRES e IRAP relativi a diverse annualità. L’Agenzia delle Entrate contestava l’indebita deduzione di costi e la detrazione dell’IVA per operazioni ritenute soggettivamente inesistenti, emerse da un processo verbale della Guardia di Finanza.
La Commissione Tributaria Provinciale (CTP) accoglieva parzialmente il ricorso della società. L’Agenzia proponeva appello, ma la Commissione Tributaria Regionale (CTR) lo dichiarava inammissibile. Secondo i giudici di secondo grado, l’Ufficio aveva introdotto un tema d’indagine nuovo, ovvero la sussistenza dei requisiti di deducibilità previsti dall’art. 109 del TUIR, che non era stato oggetto del primo grado di giudizio, incentrato sulla mera inesistenza soggettiva delle operazioni.

La Questione Giuridica: Eccezione Nuova o Semplice Difesa?

Il cuore della controversia portata dinanzi alla Cassazione verteva sull’interpretazione dell’art. 57 del D.Lgs. 546/1992, che vieta la proposizione di domande ed eccezioni nuove in appello. L’Agenzia delle Entrate sosteneva che, avendo contestato fin dall’inizio la deducibilità dei costi, la richiesta di verificarne i presupposti legali (certezza, inerenza, competenza) non fosse una questione nuova, ma una specificazione della propria linea difensiva, resa peraltro necessaria da una modifica normativa intervenuta nel corso del giudizio di primo grado.
La CTR, al contrario, aveva ritenuto che il passaggio da una contestazione basata sull’inesistenza soggettiva a una basata sulla mancanza dei requisiti dell’art. 109 TUIR costituisse un mutamento del thema decidendum, e quindi un’eccezione inammissibile.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sulla Indeducibilità Costi

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’Agenzia delle Entrate, cassando la sentenza della CTR. I giudici hanno chiarito che la questione della prova della certezza e dell’entità dei costi era già compresa nell’oggetto del contendere (thema decidendum) sin dall’inizio.
Il ragionamento della Corte si basa su un principio fondamentale: quando l’Amministrazione Finanziaria contesta la deducibilità di un costo, è onere del contribuente dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti di legge necessari per la sua deduzione. Questo onere non riguarda solo l’assenza di finalità illecite, ma anche la prova dell’effettività, dell’inerenza all’attività d’impresa, della competenza e della certezza del costo stesso, secondo i dettami dell’art. 109 del TUIR.
Di conseguenza, l’insistenza dell’Agenzia in appello sulla necessità di questa prova non è una “domanda nuova”, ma semplicemente una riaffermazione di un onere che gravava sul contribuente sin dal principio. L’appello dell’Ufficio, quindi, non mirava ad ampliare l’oggetto del giudizio, ma a ottenere una rivalutazione degli elementi di causa alla luce delle corrette regole sull’onere della prova.

Le Conclusioni: Principio di Diritto e Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha affermato il seguente principio di diritto: la contestazione della deducibilità di un costo da parte dell’Amministrazione Finanziaria investe automaticamente la questione della sussistenza di tutti i presupposti legali per tale deduzione. Pertanto, l’argomentazione in appello relativa alla mancata prova di tali requisiti da parte del contribuente non costituisce eccezione nuova e inammissibile.
Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche. Per i contribuenti, rafforza la necessità di documentare in modo rigoroso e completo non solo l’esistenza formale di un costo, ma anche la sua effettiva inerenza e funzionalità all’attività d’impresa, specialmente in contesti a rischio di frode. Per l’Amministrazione Finanziaria, conferma la possibilità di articolare le proprie difese in appello insistendo sui principi generali dell’onere della prova, senza che ciò possa essere tacciato di inammissibilità.

Quando l’Agenzia delle Entrate contesta la deducibilità di un costo, l’onere di provare i requisiti di legge in appello è considerata un’eccezione nuova?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che non si tratta di un’eccezione nuova. La questione della prova dei requisiti di deducibilità (certezza, entità, inerenza) è già inclusa nel tema originario della controversia (thema decidendum) fin dal momento in cui la deducibilità stessa viene contestata.

Quali sono i requisiti che un contribuente deve provare per dedurre un costo relativo a operazioni soggettivamente inesistenti?
Secondo la sentenza, il contribuente deve provare che i costi, sebbene sostenuti nel quadro di un’operazione fraudolenta, rispettino concretamente i principi di effettività, inerenza, competenza, certezza, determinatezza o determinabilità, come previsto dall’art. 109 del TUIR.

Cosa succede se un giudice d’appello ritiene erroneamente che una difesa dell’Agenzia delle Entrate sia un’eccezione nuova e inammissibile?
Come avvenuto in questo caso, la sentenza del giudice d’appello viene cassata dalla Corte di Cassazione. La causa viene quindi rinviata a un’altra sezione dello stesso giudice d’appello, che dovrà riesaminare il merito della questione attenendosi al principio di diritto stabilito dalla Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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