LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Indebita compensazione: sanzioni e accollo di debito

Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione esamina un caso di indebita compensazione di debiti previdenziali. Un’azienda ha estinto i propri debiti INPS tramite un’altra società che ha utilizzato crediti d’imposta fittizi. I giudici di merito avevano annullato le sanzioni contro l’azienda beneficiaria, ritenendo responsabile solo la società che ha effettuato il pagamento. La Cassazione, data la complessità della questione, ha rinviato la decisione a una pubblica udienza, senza ancora stabilire se la sanzione per indebita compensazione spetti al beneficiario della frode.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Indebita Compensazione e Accollo: La Cassazione Esamina le Sanzioni

La Corte di Cassazione, con un’ordinanza interlocutoria, ha recentemente affrontato un complesso caso di indebita compensazione, sollevando importanti questioni sulla responsabilità e l’applicazione delle sanzioni in schemi fraudolenti che coinvolgono l’accollo di debiti previdenziali. La vicenda vede contrapposte un’azienda contribuente e l’Agenzia delle Entrate riguardo alla legittimità di una sanzione irrogata per l’utilizzo di crediti d’imposta fittizi da parte di un terzo soggetto per estinguere debiti INPS.

I Fatti: Un Complesso Schema Fraudolento

Una società fiduciaria si è trovata al centro di un’indagine dell’Agenzia delle Entrate per aver beneficiato di un meccanismo fraudolento. In sostanza, i suoi debiti contributivi verso l’INPS venivano pagati da una terza società, qualificata come ‘società cartiera’. Quest’ultima utilizzava modelli F24 per compensare tali debiti con crediti d’imposta, per investimenti in aree svantaggiate, che si sono rivelati totalmente inesistenti.

L’Agenzia delle Entrate ha interpretato questa operazione come un ‘accollo di debito’, in cui la società cartiera si assumeva il debito della società fiduciaria. Di conseguenza, ha irrogato a quest’ultima, in qualità di beneficiaria (‘accollata’), una pesante sanzione per indebita compensazione, ai sensi dell’art. 27, comma 18, del d.l. 185/2008.

Il Percorso Giudiziario: Le Decisioni di Merito

La società contribuente ha impugnato l’atto impositivo. Sia la Commissione Tributaria Provinciale (CTP) che la Commissione Tributaria Regionale (CTR) hanno dato ragione all’azienda.

I giudici di merito hanno sostenuto che, poiché la compensazione illecita era stata materialmente eseguita dalla società ‘accollante’ (la cartiera) e aveva ad oggetto debiti previdenziali, le relative sanzioni non potevano ricadere sulla società ‘accollata’. Inoltre, la CTR ha aggiunto che sanzionare la beneficiaria avrebbe comportato un’illegittima doppia sanzione, poiché l’ente previdenziale (INPS) avrebbe potuto a sua volta sanzionare la società cartiera per la stessa fattispecie.

Il Ricorso in Cassazione e l’indebita compensazione

L’Agenzia delle Entrate ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione della CTR. Secondo l’Amministrazione Finanziaria, la sanzione per indebita compensazione punisce l’utilizzo di crediti inesistenti a prescindere dalla natura, fiscale o previdenziale, del debito che viene estinto. La norma sanzionatoria, infatti, mira a colpire il ricorso fraudolento allo strumento della compensazione.

L’Agenzia ha inoltre precisato che non vi sarebbe alcun rischio di duplicazione della sanzione, poiché la sanzione per l’omesso versamento dei contributi (a carico della società debitrice) è distinta e diversa da quella per l’indebita compensazione con crediti fittizi.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, esaminati i ricorsi, ha ritenuto che la questione non fosse di immediata e palese soluzione. La controversia sulla legittimità della sanzione inflitta al contribuente che, tramite una ‘compensazione orizzontale’, utilizza fraudolentemente un credito d’imposta inesistente di un terzo per pagare un proprio debito previdenziale, presenta profili di notevole complessità.

La Corte ha evidenziato che non vi è una ‘evidenza decisoria’ sul punto. In altre parole, la soluzione non è scontata e richiede un approfondimento maggiore. Per questo motivo, invece di emettere una sentenza definitiva, i giudici hanno deciso di rinviare la causa a una nuova udienza pubblica per una trattazione più approfondita. Questa scelta sottolinea l’importanza e la delicatezza della questione giuridica sollevata.

Conclusioni

L’ordinanza interlocutoria lascia aperta la questione fondamentale: chi risponde per l’indebita compensazione in uno schema di accollo fraudolento? La futura sentenza della Corte di Cassazione sarà determinante per chiarire i confini della responsabilità del contribuente beneficiario in simili operazioni. Il verdetto finale avrà importanti implicazioni pratiche, definendo se la sanzione debba colpire unicamente chi materialmente esegue la compensazione illecita o anche chi, pur non compiendola direttamente, ne trae un vantaggio consapevole, vedendo estinti i propri debiti.

Può essere sanzionata per indebita compensazione un’impresa che si avvale di un terzo per pagare i propri debiti previdenziali con crediti fittizi?
La presente ordinanza non fornisce una risposta definitiva. La Corte di Cassazione ha ritenuto la questione così complessa da richiedere un ulteriore approfondimento in una pubblica udienza, lasciando per ora irrisolto il dilemma sulla responsabilità del beneficiario della frode.

Perché i giudici di primo e secondo grado avevano annullato la sanzione?
I giudici di merito avevano annullato la sanzione ritenendo che la responsabilità dell’indebita compensazione dovesse ricadere esclusivamente sulla società che aveva materialmente effettuato il pagamento con crediti fittizi (l’accollante), e non sull’impresa beneficiaria (l’accollata). Hanno inoltre ravvisato il rischio di una illegittima doppia sanzione.

Qual è la posizione dell’Agenzia delle Entrate?
L’Agenzia delle Entrate sostiene che la sanzione sia legittima anche nei confronti del contribuente beneficiario. La norma, infatti, punisce l’utilizzo fraudolento dello strumento della compensazione con crediti inesistenti, indipendentemente dal fatto che il debito estinto sia di natura fiscale o previdenziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati