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Inammissibilità del ricorso: no a un secondo appello

La Cassazione dichiara l’inammissibilità del ricorso presentato dall’Amministrazione Finanziaria contro una sentenza già oggetto di un precedente appello, poi estinto. La Corte sancisce il principio di consumazione del potere di impugnazione: una volta esercitato, non può essere riproposto.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Inammissibilità del ricorso: la Cassazione chiude la porta a un secondo appello

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: il potere di impugnazione si ‘consuma’ con la sua prima proposizione. La vicenda, che ha visto l’Amministrazione Finanziaria tentare di presentare un secondo ricorso contro la medesima sentenza, offre uno spunto cruciale per comprendere la definitività delle scelte processuali e l’inammissibilità del ricorso tardivo o ripetuto.

La vicenda processuale: un doppio ricorso per la stessa sentenza

Una società contribuente si era vista notificare una cartella di pagamento per oltre 54.000 euro, relativa al mancato riconoscimento di perdite fiscali. Dopo aver vinto le fasi di merito, la società si è trovata di fronte a un primo ricorso per cassazione da parte dell’Amministrazione Finanziaria.

In pendenza di giudizio, la contribuente ha aderito a una definizione agevolata, presentando istanza di estinzione del processo. Successivamente, il Presidente della Corte ha dichiarato l’estinzione del giudizio con un decreto, ponendo di fatto fine alla lite.

Sorprendentemente, alcuni mesi dopo, l’Amministrazione Finanziaria ha presentato un nuovo ricorso contro la stessa sentenza della Commissione tributaria regionale, per motivi diversi dal primo. Questo secondo atto è stato inserito nello stesso fascicolo processuale, portando la questione all’attenzione della Suprema Corte.

Inammissibilità del ricorso e il principio di consumazione

La Corte di Cassazione ha affrontato la questione in via pregiudiziale, concentrandosi sull’inammissibilità del ricorso appena depositato. Il fulcro della decisione risiede nel principio della consumazione del potere di impugnazione.

Questo principio stabilisce che, una volta che una parte ha esercitato il proprio diritto di impugnare una sentenza, tale diritto si esaurisce. Non è possibile, quindi, riproporre l’impugnazione contro lo stesso provvedimento, neanche adducendo motivi diversi o correggendo errori precedenti. La scelta di impugnare è unica e definitiva.

La definitività della lite dopo l’estinzione

Un ulteriore elemento decisivo è stato il decreto presidenziale che aveva già dichiarato l’estinzione del processo a seguito dell’istanza della contribuente. Tale decreto aveva reso la lite ‘ormai definita’, chiudendo ogni possibilità di ulteriore discussione nel merito. L’aver presentato un nuovo ricorso dopo la chiusura formale del contenzioso rappresenta un’azione processualmente non consentita, che ignora la definitività del provvedimento di estinzione.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con motivazioni chiare e concise, ha dichiarato l’inammissibilità del secondo ricorso. I giudici hanno evidenziato due punti fondamentali:
1. Consumazione dell’azione: L’Amministrazione Finanziaria, avendo già proposto un primo ricorso, aveva ‘consumato l’azione d’impugnazione che le era conferita dalla legge’. Le facoltà di contestare la sentenza di secondo grado si erano esaurite con la notifica del primo atto.
2. Definitività del giudizio: La lite era già stata definita a mezzo del decreto presidenziale di estinzione. Pertanto, non esisteva più un processo pendente su cui innestare un nuovo atto di impugnazione.

Infine, la Corte ha specificato che non sussistono i presupposti per condannare l’Amministrazione Finanziaria al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, come previsto in caso di ricorso inammissibile. Richiamando una propria precedente pronuncia (Cass. n. 1778/2016), ha ricordato che le Amministrazioni dello Stato sono esentate dal pagamento di tali imposte processuali, in quanto operano con il meccanismo della ‘prenotazione a debito’.

Conclusioni: implicazioni pratiche della decisione

L’ordinanza rafforza il principio di certezza del diritto e di economia processuale. La decisione di impugnare un provvedimento deve essere ponderata e completa sin dal primo atto, poiché non sono ammesse seconde opportunità. La statuizione sull’inammissibilità del ricorso serve da monito per tutte le parti processuali: l’esercizio del diritto di impugnazione è un atto unico e non replicabile. Inoltre, la pronuncia conferma che la chiusura di una lite tramite estinzione è un evento tombale, che preclude ogni successiva riapertura del dibattito sulla medesima questione.

È possibile presentare un secondo ricorso in Cassazione contro la stessa sentenza?
No, la Corte ha stabilito che il potere di impugnazione si consuma con la proposizione del primo ricorso. Presentarne un secondo è inammissibile perché le facoltà di contestare la sentenza si sono già esaurite.

Cosa succede al processo se viene presentata e accolta un’istanza di estinzione?
Il processo si estingue e la lite si considera definita. Nel caso specifico, l’estinzione è stata dichiarata con decreto presidenziale, chiudendo definitivamente la controversia e precludendo ogni ulteriore azione.

L’Amministrazione dello Stato è tenuta a versare il doppio del contributo unificato in caso di ricorso inammissibile?
No, la Corte ha chiarito che tale norma non si applica alle Amministrazioni dello Stato, poiché esse sono esentate dal pagamento delle imposte e tasse sul processo tramite il meccanismo della prenotazione a debito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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