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IMU immobili inagibili: la prova spetta al contribuente

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9653/2024, ha rigettato il ricorso di una società che chiedeva la riduzione del 50% dell’IMU per immobili inagibili. La Corte ha stabilito che non è sufficiente la mera inutilizzabilità parziale del bene, ma è necessaria la prova di un degrado fisico non superabile con interventi di manutenzione. Il contribuente ha l’onere di dimostrare tale condizione, e la semplice presentazione di una perizia tecnica di parte o il parziale utilizzo del bene non sono sufficienti per ottenere il beneficio fiscale. La decisione conferma che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IMU immobili inagibili: la Cassazione chiarisce onere della prova e limiti

La questione della riduzione dell’IMU per immobili inagibili è un tema di grande interesse per i proprietari di fabbricati che versano in condizioni di degrado. Con l’ordinanza n. 9653 del 10 aprile 2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi sui requisiti necessari per ottenere il beneficio della riduzione del 50% della base imponibile, chiarendo in modo netto quale sia l’onere della prova a carico del contribuente e i limiti del sindacato del giudice di legittimità.

I fatti di causa: la richiesta di riduzione IMU

Una società contribuente impugnava un avviso di accertamento IMU relativo all’anno 2014, con cui le veniva contestato il mancato versamento dell’imposta in misura piena su due grandi complessi immobiliari a uso industriale. La società sosteneva di avere diritto a una riduzione del 50% dell’imposta, in quanto porzioni significative di tali fabbricati erano inagibili e di fatto non utilizzate.

Mentre il giudice di primo grado aveva parzialmente accolto le ragioni della società, la Commissione Tributaria Regionale, in appello, aveva confermato integralmente l’avviso di accertamento. Secondo i giudici regionali, la contribuente non aveva fornito prova adeguata dello stato di inagibilità, soprattutto alla luce del fatto che non era stata presentata una formale denuncia al Comune e che parti degli immobili risultavano comunque utilizzate. Contro questa decisione, la società proponeva ricorso per cassazione.

L’analisi della Corte: i motivi del ricorso per IMU immobili inagibili

La società ricorrente ha basato il suo ricorso su tre motivi principali, tutti respinti dalla Suprema Corte.

Primo motivo: Violazione di legge sulla parziale inagibilità

La contribuente lamentava la violazione delle norme che regolano la riduzione IMU, sostenendo che la C.T.R. avesse erroneamente escluso il beneficio fiscale basandosi sulla mancata presentazione di una denuncia di inagibilità al Comune e sul parziale utilizzo dei beni. La società evidenziava come la normativa più recente avesse introdotto la possibilità di un’agibilità parziale, suggerendo che, di conseguenza, anche un’inagibilità parziale dovesse essere fiscalmente rilevante.

Secondo motivo: Omesso esame di un fatto decisivo

Con il secondo motivo, la ricorrente denunciava l’omesso esame di fatti cruciali, come lo stato di degrado strutturale (ad esempio, la rimozione della copertura di un capannone) già esistente nel 2012 e noto all’ente impositore per altre finalità (TARES). Secondo la società, se questi elementi fossero stati considerati, l’esito della controversia sarebbe stato diverso.

Terzo motivo: Illegittimità delle sanzioni

Infine, veniva contestata l’applicazione delle sanzioni per difetto dell’elemento soggettivo, ossia per l’assenza di dolo o colpa, invocando la buona fede del contribuente.

Le motivazioni della decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato infondati tutti i motivi del ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’applicazione della normativa relativa all’IMU per immobili inagibili.

Il fulcro della decisione risiede nella distinzione tra la mera inutilizzabilità di un bene e la sua effettiva inagibilità. La legge (art. 13, comma 3, d.l. n. 201/2011) prevede la riduzione del 50% per i “fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati”. La giurisprudenza ha costantemente interpretato questa norma nel senso che l’inagibilità deve derivare da un degrado fisico sopravvenuto (es. dissesto statico) non superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria.

Nel caso specifico, la C.T.R. aveva fondato la sua decisione non solo sulla mancanza di una formale dichiarazione, ma soprattutto su un accertamento di fatto: la società non aveva provato la sussistenza di questa specifica condizione di degrado. La perizia tecnica di parte prodotta è stata ritenuta ininfluente perché basata su “imprecisate informazioni raccolte” e non su elementi oggettivi e databili con certezza all’anno di imposta.

Inoltre, il fatto che una porzione degli immobili fosse stata frazionata e risultasse di fatto utilizzata smentiva, secondo i giudici, la tesi dell’inagibilità totale o prevalente. La Corte ha ribadito che la valutazione delle prove e la ricostruzione della fattispecie concreta sono compiti esclusivi del giudice di merito. Tentare di rimettere in discussione tale valutazione in Cassazione, lamentando una cattiva interpretazione delle risultanze processuali (come la perizia di parte), equivale a chiedere un nuovo giudizio di merito, inammissibile in sede di legittimità.

Anche il secondo motivo è stato respinto, in quanto non si lamentava l’omissione di un fatto storico, ma si contestava l’apprezzamento delle prove operato dal giudice di merito, attività che sfugge al sindacato della Cassazione. Infine, la Corte ha ritenuto legittima l’applicazione delle sanzioni, non avendo la contribuente dimostrato né un’incertezza normativa oggettiva né specifiche ragioni a sostegno della sua asserita buona fede.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

L’ordinanza in commento consolida un principio fondamentale in materia di agevolazioni fiscali: il contribuente che intende beneficiare della riduzione dell’IMU per immobili inagibili ha un preciso onere probatorio. Non è sufficiente allegare il semplice mancato utilizzo dell’immobile, ma è necessario dimostrare, con documentazione oggettiva e attendibile (come una perizia asseverata o un accertamento dell’ufficio tecnico comunale), l’esistenza di un degrado strutturale che renda il bene effettivamente inutilizzabile. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di adempiere agli oneri formali, come la presentazione della dichiarazione al Comune, che, sebbene non sempre decisiva in assoluto, costituisce un elemento fondamentale nel rapporto tra contribuente e fisco.

È sufficiente che un immobile sia di fatto non utilizzato per ottenere la riduzione dell’IMU al 50%?
No. Secondo la Corte, la normativa richiede una duplice condizione: l’immobile deve essere sia “inagibile o inabitabile” sia “di fatto non utilizzato”. La sola inutilizzabilità non è sufficiente; è necessario dimostrare un degrado fisico non superabile con semplice manutenzione.

Cosa deve provare il contribuente per ottenere la riduzione dell’IMU per immobili inagibili?
Il contribuente deve provare la specifica condizione di degrado fisico dell’immobile, tale da renderlo inagibile. Questa prova deve essere fondata su elementi oggettivi e collocabili con precisione nell’annualità d’imposta in questione. Una perizia di parte basata su informazioni generiche non è stata ritenuta sufficiente.

Il parziale utilizzo di un immobile impedisce di ottenere la riduzione IMU per inagibilità?
Sì, nel caso di specie il parziale utilizzo è stato uno degli elementi valorizzati dai giudici per negare il beneficio. La Corte ha evidenziato come l’utilizzo di una parte del bene contraddica l’affermazione di un’inagibilità complessiva che giustifichi la riduzione fiscale, soprattutto se non viene provata una netta autonomia funzionale tra la parte agibile e quella inagibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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