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IMU immobile non finito: quando si paga? La Cassazione

Una società contesta un avviso di accertamento IMU per un immobile non ultimato, sostenendo che l’imposta non sia dovuta. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo un principio fondamentale per il pagamento dell’IMU su un immobile non finito: l’iscrizione al catasto è il presupposto sufficiente che fa scattare l’obbligo di pagamento, indipendentemente dal completamento dei lavori o dall’effettivo utilizzo del bene.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IMU immobile non finito: l’iscrizione al catasto è decisiva

Capire quando scatta l’obbligo di pagare l’IMU su un immobile non finito è una questione che genera spesso dubbi tra costruttori e proprietari. Un edificio è tassabile anche se i lavori non sono conclusi e non è ancora abitabile? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento definitivo, ribadendo un principio consolidato: l’iscrizione al catasto è l’elemento determinante che rende un immobile soggetto all’imposta, indipendentemente dal suo stato di avanzamento.

I fatti del caso

Una società a responsabilità limitata ha impugnato un avviso di accertamento per l’IMU relativa all’anno 2014, emesso da un Comune campano per un importo di circa 80.000 euro. La società sosteneva che l’imposta non fosse dovuta in quanto l’immobile, sebbene accatastato, non era stato ultimato. Anzi, su di esso erano stati effettuati solo lavori di ripristino a seguito di problematiche legate a difformità edilizie, che avevano portato anche a indagini penali. A detta della ricorrente, la non ultimazione e il mancato utilizzo del fabbricato avrebbero dovuto escludere l’applicazione del tributo.

Il percorso giudiziario e l’IMU su un immobile non finito

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che la Commissione Tributaria Regionale avevano respinto le ragioni della società. I giudici di merito hanno basato le loro decisioni su un orientamento giurisprudenziale consolidato: l’accatastamento di un immobile crea una presunzione del suo completamento e, di conseguenza, fa sorgere l’obbligo per il contribuente di pagare l’IMU. L’eventuale stato di non utilizzo è stato considerato irrilevante. La società, non soddisfatta, ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un’errata applicazione della normativa sull’imposta immobiliare (all’epoca ICI, ma con principi applicabili all’IMU).

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, con una motivazione chiara e lineare, ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le sentenze precedenti e consolidando ulteriormente il proprio orientamento. I giudici hanno spiegato la logica dietro la normativa fiscale (in particolare l’art. 2 del D.Lgs. 504/1992).

Per la legge, un “fabbricato” soggetto a imposta è definito come “unità immobiliare iscritta o che deve essere iscritta nel catasto edilizio urbano”. Questo significa che l’iscrizione al catasto è, di per sé, una condizione sufficiente per qualificare un bene come “fabbricato” ai fini fiscali.

La norma prevede anche criteri alternativi per i fabbricati di nuova costruzione non ancora iscritti al catasto: in quel caso, l’imposta è dovuta dalla data di ultimazione dei lavori o, se antecedente, dalla data di primo utilizzo. Tuttavia, la Corte ha chiarito che questi criteri alternativi valgono solo fino a quando l’immobile non viene accatastato. Una volta effettuata l’iscrizione, quest’ultima diventa il presupposto principale e assorbente, rendendo irrilevante l’effettiva conclusione dei lavori o l’utilizzo del bene. In altre parole, con l’accatastamento, l’immobile entra ufficialmente nel mondo fiscale come “fabbricato”, e da quel momento scatta l’obbligo di versare l’imposta.

La Corte ha inoltre specificato che questioni come l’inutilizzabilità dell’immobile (nel caso di specie, dovuta anche a un sequestro penale in anni precedenti) o la mancanza del certificato di agibilità non sono rilevanti per escludere il pagamento dell’IMU, una volta che l’immobile risulta regolarmente iscritto al catasto.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica per tutti i proprietari di immobili e le imprese di costruzione. Il momento cruciale che determina l’inizio dell’obbligo di pagamento dell’IMU non è la fine del cantiere, la consegna delle chiavi o il rilascio dell’agibilità, ma l’iscrizione formale dell’unità immobiliare al catasto. Questo atto amministrativo conferisce all’immobile la sua identità fiscale, rendendolo soggetto al tributo comunale a prescindere dal suo stato materiale. Pertanto, è fondamentale gestire con attenzione i tempi dell’accatastamento, essendo pienamente consapevoli delle conseguenze fiscali che ne derivano.

L’IMU è dovuta per un immobile registrato al catasto ma non ancora ultimato o utilizzato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’iscrizione di un’unità immobiliare al catasto edilizio costituisce presupposto sufficiente per l’assoggettamento all’imposta, a prescindere dall’ultimazione dei lavori di costruzione e dalla circostanza che l’immobile sia o meno utilizzato.

Quali sono i criteri per determinare quando un fabbricato di nuova costruzione diventa soggetto a IMU?
La norma individua come presupposto principale l’iscrizione al catasto. I criteri alternativi, come la data di ultimazione dei lavori o quella del primo utilizzo (se antecedente), hanno rilievo solo se il fabbricato non è stato ancora iscritto al catasto. Una volta iscritto, questo dato prevale.

Il fatto che un immobile sia inutilizzabile (ad esempio per un sequestro penale) esonera dal pagamento dell’IMU?
No. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto irrilevante la circostanza dell’asserita inutilizzabilità dell’immobile, in quanto l’iscrizione al catasto è la condizione sufficiente che fa sorgere l’obbligo fiscale, indipendentemente dall’uso effettivo del bene.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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