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IMU immobile inagibile: quando si ha diritto alla riduzione

Un Comune ha impugnato la decisione che concedeva a una contribuente la riduzione del 50% dell’IMU per un immobile inagibile. La Cassazione ha accolto il ricorso, specificando che la semplice mancanza di allacci a luce e acqua, se facilmente risolvibile, non integra la condizione di inagibilità richiesta dalla legge per ottenere lo sconto sull’IMU immobile inagibile.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Riduzione IMU per immobile inagibile: non basta l’assenza di utenze

La questione della riduzione del 50% dell’IMU per un immobile inagibile è un tema di grande interesse per molti proprietari. Spesso, si tende a credere che la semplice assenza di allacciamenti a luce e acqua sia sufficiente per ottenere l’agevolazione. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito in modo definitivo i criteri, stabilendo che la condizione di inagibilità deve derivare da problemi strutturali seri e non da situazioni facilmente risolvibili, come la stipula di un contratto di fornitura.

I fatti del caso

Una contribuente si era vista notificare degli avvisi di accertamento IMU per gli anni 2014 e 2015. La proprietaria aveva impugnato tali atti, sostenendo di aver diritto alla riduzione del 50% dell’imposta poiché il suo immobile era inagibile e inabitabile, in quanto privo di fornitura di energia elettrica e acqua. Le commissioni tributarie di primo e secondo grado avevano dato ragione alla contribuente, ritenendo che avesse documentato a sufficienza l’inutilizzabilità dell’immobile.

L’Ente Locale, non condividendo tale conclusione, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la mancanza delle utenze fosse una condizione facilmente superabile e non integrasse i requisiti di legge per l’inagibilità.

La riduzione IMU per immobile inagibile: il quadro normativo

La norma di riferimento è l’art. 13, comma 3, lett. b), del D.L. n. 201/2011. Questa disposizione prevede una riduzione della base imponibile IMU del 50% per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati. La legge specifica che tale condizione deve essere accertata dall’ufficio tecnico comunale con una perizia a carico del proprietario o, in alternativa, tramite una dichiarazione sostitutiva.

Il punto cruciale, su cui si è concentrata la Corte, è definire cosa si intenda per “inagibilità” ai fini fiscali. Non ogni impedimento all’uso dell’immobile è sufficiente per ottenere lo sconto.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Comune, cassando la sentenza precedente e fornendo un’interpretazione rigorosa del concetto di inagibilità. Secondo i giudici, per beneficiare della riduzione IMU, l’immobile deve presentare un degrado fisico o un’obsolescenza strutturale, funzionale o tecnologica non superabile con interventi di manutenzione ordinaria o straordinaria.

In altre parole, l’inagibilità deve essere una condizione intrinseca e grave dell’edificio, come nel caso di un fabbricato diroccato, pericolante o fatiscente. La semplice assenza di un contratto di fornitura elettrica non rientra in questa categoria. La Corte ha sottolineato che, a partire dalla liberalizzazione del mercato energetico (Decreto Bersani del 1999), ogni cittadino può liberamente scegliere un fornitore e attivare un’utenza. La mancanza di allaccio, quindi, non è un difetto strutturale dell’immobile, ma una scelta o un’inerzia del proprietario, facilmente risolvibile con un’attività puramente manutentiva e amministrativa.

I giudici hanno chiarito che gli interventi necessari per ripristinare le utenze rientrano nella manutenzione ordinaria e non possono essere confusi con un “risanamento conservativo”, che riguarda invece il complesso dell’immobile nei suoi aspetti strutturali e funzionali. Di conseguenza, lo stato di inabitabilità lamentato dalla contribuente era facilmente superabile e non giustificava l’applicazione dell’agevolazione fiscale.

Conclusioni

Questa pronuncia stabilisce un principio fondamentale per tutti i proprietari di immobili: per ottenere la riduzione del 50% dell’IMU, non è sufficiente che un immobile sia disabitato e privo di utenze. È necessario dimostrare una condizione di degrado fisico o strutturale oggettiva e significativa, che non possa essere risolta con normali lavori di manutenzione. La mancanza di luce o acqua, se dovuta unicamente all’assenza di un contratto di fornitura, non è una causa valida per richiedere lo sconto sull’imposta. I proprietari devono quindi accertarsi che la condizione del loro immobile rispetti i rigidi criteri fissati dalla normativa e dalla giurisprudenza prima di presentare istanza di riduzione.

La semplice mancanza di allaccio alla rete elettrica e idrica è sufficiente per ottenere la riduzione del 50% dell’IMU per inagibilità?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa condizione è facilmente superabile con interventi di manutenzione ordinaria (come la stipula di un contratto di fornitura) e non integra lo stato di inagibilità o inabitabilità richiesto dalla legge.

Quali sono le condizioni necessarie per definire un immobile inagibile ai fini della riduzione IMU?
Un immobile è considerato inagibile se presenta un degrado fisico sopravvenuto (es. fabbricato diroccato, pericolante, fatiscente) o un’obsolescenza funzionale, strutturale e tecnologica che non sia superabile con interventi di manutenzione, sia ordinaria che straordinaria.

Cosa ha deciso la Corte di Cassazione in questo caso specifico?
La Corte ha accolto il ricorso del Comune, annullando la sentenza favorevole alla contribuente. Ha stabilito che l’inabitabilità lamentata era facilmente superabile e, pertanto, non sussistevano i presupposti per la riduzione dell’imposta. La causa è stata rinviata alla Corte di giustizia tributaria per una nuova valutazione basata su questo principio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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