LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

IMU concessionario: quando paga l’associazione?

La Corte di Cassazione ha stabilito che un’associazione sportiva, in qualità di IMU concessionario di un bene del patrimonio pubblico indisponibile, è tenuta al pagamento dell’imposta al pari di un concessionario di bene demaniale. La Corte ha inoltre negato l’esenzione fiscale, rilevando che le attività svolte (corsi a pagamento, tornei, pubblicità) avevano natura commerciale e non meramente simbolica, superando così i requisiti per essere considerate non lucrative. La sentenza chiarisce che lo status di ente non commerciale deve essere verificato nei fatti, anno per anno.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

IMU Concessionario: la Cassazione chiarisce obblighi e esenzioni per le associazioni

Le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) svolgono un ruolo fondamentale nel tessuto sociale, spesso gestendo impianti sportivi di proprietà pubblica tramite una concessione. Una questione ricorrente riguarda i loro obblighi fiscali, in particolare il pagamento dell’IMU. Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su quando un’associazione in veste di IMU concessionario è tenuta a pagare l’imposta e quali sono le condizioni per beneficiare dell’esenzione prevista per gli enti non commerciali.

I Fatti del Caso

Una nota associazione sportiva dilettantistica si era vista notificare due avvisi di accertamento dal Comune per il mancato pagamento di IMU e TASI relativi a un impianto sportivo ricevuto in concessione. L’associazione sosteneva di non essere il soggetto passivo dell’imposta e, in ogni caso, di avere diritto all’esenzione in quanto ente non commerciale. Sia in primo che in secondo grado, i giudici tributari avevano dato ragione al Comune, ritenendo l’associazione obbligata al pagamento. L’ente ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’associazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti. La sentenza si basa su due principi fondamentali: l’individuazione del soggetto passivo d’imposta nel concessionario di beni pubblici e la rigorosa interpretazione dei requisiti per l’esenzione fiscale degli enti non commerciali.

Le Motivazioni della Corte

L’analisi dei giudici offre spunti cruciali per tutte le realtà associative che operano in contesti simili. Vediamo nel dettaglio i punti salienti delle motivazioni.

La Soggettività Passiva dell’IMU Concessionario

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda chi debba pagare l’imposta. La legge prevede esplicitamente che per le concessioni su aree demaniali, il soggetto passivo è il concessionario. L’associazione sosteneva che questa regola non si applicasse al suo caso, poiché l’impianto rientrava nel ‘patrimonio indisponibile’ del Comune, una categoria giuridica diversa dal demanio.

La Cassazione ha respinto questa distinzione, applicando un principio di eadem ratio (stessa logica). Secondo i giudici, sia i beni demaniali che quelli del patrimonio indisponibile sono beni pubblici. Ciò che rileva ai fini fiscali non è la classificazione del bene, ma il godimento dello stesso da parte del concessionario. Poiché in entrambi i casi il concessionario ha la disponibilità e l’utilizzo dell’immobile, è corretto considerarlo il soggetto tenuto al pagamento dell’IMU.

L’Esenzione per Enti Non Commerciali: La Prova dei Fatti

Il cuore della controversia era il diritto all’esenzione. La legge esenta dall’IMU gli immobili utilizzati da enti non commerciali per lo svolgimento di attività istituzionali, a condizione che queste siano svolte con ‘modalità non commerciali’.

La Corte ha chiarito che non è sufficiente avere uno statuto che qualifichi l’ente come ‘non profit’. È necessario un esame concreto delle attività svolte. Nel caso specifico, i giudici hanno riscontrato che:

* Le attività non erano gratuite: L’associazione prevedeva quote di pagamento per la frequenza dei corsi che non erano meramente ‘simboliche’.
* Esistevano convenzioni onerose: L’associazione aveva stipulato accordi con altri enti per l’uso degli spazi, che svolgevano a loro volta attività lucrative.
* Venivano organizzati eventi a pagamento: La partecipazione ai tornei sociali prevedeva quote a carico dei soci.
* C’erano finalità commerciali: Altri enti potevano utilizzare gli spazi per pubblicità commerciale.

Questi elementi, nel loro insieme, hanno dimostrato un uso ‘prevalentemente in forma indiretta e lucrativa’ del bene. L’attività, quindi, perdeva la sua natura non commerciale, facendo venire meno il presupposto per l’esenzione fiscale.

L’Inefficacia del Giudicato Esterno

L’associazione aveva anche invocato precedenti sentenze favorevoli relative ad annualità d’imposta precedenti. La Cassazione ha spiegato che, in materia tributaria, il giudicato ha un’efficacia limitata. Poiché la natura (commerciale o meno) delle attività svolte può cambiare di anno in anno, la valutazione deve essere effettuata per ogni singolo periodo d’imposta. Una vittoria per un anno non garantisce l’esenzione per gli anni successivi.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per le associazioni sportive e, in generale, per tutti gli enti del terzo settore che gestiscono beni pubblici. La qualifica di IMU concessionario comporta l’obbligo di pagare l’imposta, a prescindere dalla classificazione del bene pubblico. Per ottenere l’esenzione, non basta la forma giuridica: è indispensabile dimostrare, con prove concrete, che le attività sono svolte con modalità genuinamente non commerciali. Questo significa che i corrispettivi richiesti devono essere realmente simbolici e non finalizzati a coprire i costi o a generare un utile, anche se reinvestito. Ogni anno fiscale costituisce una storia a sé, e l’onere della prova ricade sempre sul contribuente.

Un’associazione che gestisce un impianto pubblico in concessione deve pagare l’IMU?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il concessionario di un bene pubblico, sia esso demaniale o appartenente al patrimonio indisponibile, è il soggetto passivo dell’imposta e quindi tenuto al pagamento.

Quando un’associazione sportiva perde il diritto all’esenzione IMU per enti non commerciali?
Un’associazione perde il diritto all’esenzione se le sue attività, analizzate concretamente, assumono carattere commerciale. Questo si verifica, ad esempio, quando richiede corrispettivi non simbolici per corsi e servizi, organizza tornei con quote di partecipazione a carico dei soci o stipula convenzioni onerose con terzi per l’uso degli spazi.

Una sentenza favorevole sull’IMU di un anno vale anche per gli anni successivi?
No, non automaticamente. La Corte ha stabilito che la valutazione sulla natura commerciale o meno delle attività di un ente deve essere effettuata per ogni singolo periodo d’imposta, poiché le modalità di gestione possono variare nel tempo. Pertanto, una decisione favorevole per un anno non è vincolante per quelli successivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati