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Impugnazione estratto ruolo: no spese se inammissibile

La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche se un contribuente ottiene una vittoria sul merito contro una pretesa fiscale, non ha diritto al rimborso delle spese legali se l’azione originaria (l’impugnazione estratto di ruolo) viene resa inammissibile da una nuova legge (ius superveniens) intervenuta nel corso del giudizio. La sopravvenuta inammissibilità dell’azione principale ‘sterilizza’ anche la pretesa accessoria relativa alle spese di lite.

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Pubblicato il 21 agosto 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione Estratto di Ruolo: Attenzione alle Spese Legali in Caso di Nuove Leggi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema cruciale per i contenziosi tributari: cosa succede alla richiesta di rimborso delle spese legali quando una nuova norma rende l’azione iniziale, ovvero l’impugnazione estratto di ruolo, inammissibile? La risposta della Corte è netta e rappresenta un importante monito per contribuenti e professionisti. Anche in caso di vittoria sul merito della pretesa fiscale, il diritto alle spese può venire meno.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dall’azione di un contribuente che aveva impugnato un estratto di ruolo, venendo a conoscenza solo tramite questo documento di alcune cartelle esattoriali a suo carico. Il giudice di primo grado aveva accolto il ricorso, annullando la pretesa fiscale per intervenuta prescrizione del credito.

Tuttavia, il contribuente, non soddisfatto della decisione del giudice sulle spese di lite (probabilmente compensate), decideva di appellare la sentenza limitatamente a questo aspetto. L’ente pubblico, dal canto suo, non impugnava la decisione sul merito, facendo così passare in giudicato l’annullamento del debito. La Corte di Giustizia Tributaria di secondo grado, però, dichiarava inammissibile l’appello del contribuente.

Si arrivava così in Cassazione, dove il nodo da sciogliere era complesso: una nuova legge, intervenuta nel frattempo, aveva sancito l’inammissibilità della diretta impugnazione estratto di ruolo. Poteva questa norma influire su un processo dove si discuteva ormai solo delle spese legali, essendo il merito già stato definito?

La Decisione della Cassazione sull’Impugnazione Estratto di Ruolo e le Spese

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del contribuente, confermando la correttezza della decisione di secondo grado, seppur con una motivazione integrata. Il fulcro del ragionamento risiede nel principio dello ius superveniens, ovvero l’applicazione di una nuova legge ai giudizi in corso.

La norma in questione è l’art. 12, comma 4-bis, del d.P.R. n. 602/1973, che ha stabilito che l’estratto di ruolo non è un atto impugnabile. Secondo la Corte, questa sopravvenuta inammissibilità dell’azione originaria ha un effetto ‘sterilizzante’ sulla pretesa accessoria relativa alle spese. In altre parole, se l’atto che ha dato inizio alla causa non poteva essere impugnato, viene meno il presupposto stesso per il riconoscimento delle spese di lite sostenute per quell’azione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che, sebbene la controversia fosse formalmente limitata alla questione delle spese, non si può ignorare che la loro legittimità dipende dalla fondatezza dell’azione principale. Poiché lo ius superveniens ha reso l’impugnazione estratto di ruolo un’azione inammissibile, la pretesa di spese avanzata per tale impugnazione perde la sua ragion d’essere.

Il fatto che la decisione sull’annullamento del debito fosse passata in giudicato non cambia la situazione rispetto alle spese. La controversia sulle spese, proseguendo autonomamente, resta soggetta alle nuove disposizioni procedurali. Di conseguenza, l’inammissibilità dell’azione originaria, sancita dalla nuova legge, si ripercuote inevitabilmente sulla richiesta accessoria di condanna alle spese, rendendola infondata.

Conclusioni

Questa ordinanza delinea un principio di notevole importanza pratica: l’esito di una lite sulle spese legali può essere influenzato da modifiche normative che riguardano l’ammissibilità dell’azione originaria, anche se questa è già stata decisa nel merito. Per i contribuenti, ciò significa che avviare un contenzioso basato sull’impugnazione di un estratto di ruolo, oggi considerata inammissibile, comporta il rischio non solo di perdere la causa, ma anche di non vedersi rimborsate le spese legali, anche a fronte di una potenziale ragione nel merito. La decisione sottolinea come il legislatore, modificando le regole procedurali, possa avere un impatto retroattivo significativo, neutralizzando pretese accessorie come quella al rimborso dei costi del giudizio.

È ancora possibile impugnare direttamente un estratto di ruolo?
No. Secondo la normativa citata nella sentenza (art. 12, comma 4-bis, d.P.R. n. 602/1973), l’impugnazione ‘diretta’ di un estratto di ruolo è stata dichiarata inammissibile.

Se una nuova legge rende la mia azione inammissibile, perdo il diritto al rimborso delle spese legali?
Sì. Secondo la Corte, se una nuova legge (ius superveniens) rende inammissibile l’azione originaria, questa inammissibilità ‘sterilizza’ la pretesa di rimborso delle spese, anche se la controversia prosegue solo su questo punto. Viene meno il fondamento della richiesta di spese.

Cosa succede se vinco la causa nel merito ma la decisione sulle spese non mi soddisfa?
È possibile appellare la sentenza solo sulla statuizione delle spese. Tuttavia, come dimostra questo caso, l’esito di tale appello è soggetto alle norme procedurali vigenti, comprese quelle sopravvenute che potrebbero rendere l’azione originaria inammissibile, con conseguente rigetto della pretesa sulle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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