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Impugnazione estratto di ruolo: quando è possibile?

Una società ha impugnato una cartella di pagamento di cui era venuta a conoscenza tramite un estratto di ruolo, lamentandone la mancata notifica. La Cassazione, applicando i recenti principi delle Sezioni Unite, ha dichiarato il ricorso inammissibile. L’impugnazione estratto di ruolo non è permessa se il contribuente non dimostra un pregiudizio specifico e concreto derivante dall’iscrizione a ruolo, come l’esclusione da appalti.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione estratto di ruolo: Quando è ammessa? La Cassazione fa chiarezza

L’impugnazione estratto di ruolo rappresenta una delle questioni più dibattute nel diritto tributario. Un contribuente che scopre un debito fiscale solo tramite questo documento può contestare direttamente la cartella di pagamento che non ha mai ricevuto? Con l’ordinanza n. 23389/2024, la Corte di Cassazione, Sezione Tributaria, torna sul tema, consolidando un orientamento restrittivo basato sui recenti interventi delle Sezioni Unite e del legislatore. Vediamo insieme cosa è stato deciso.

I Fatti del Caso

Una società a responsabilità limitata si era vista respingere, sia in primo che in secondo grado, il ricorso contro un prospetto informativo relativo alla rottamazione dei ruoli. In particolare, la società contestava una cartella di pagamento per circa 2.600 euro, sostenendo di non averla mai ricevuta e di esserne venuta a conoscenza solo tramite la richiesta di un estratto di ruolo. I giudici di merito avevano rigettato le sue richieste, ritenendo la notifica della cartella regolare e, di conseguenza, tardiva ogni successiva contestazione.

La società ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando la violazione delle norme sulla notifica telematica degli atti e sostenendo che, a causa della nullità della notifica, i crediti richiesti fossero ormai prescritti.

Limiti all’impugnazione estratto di ruolo: La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha dichiarato il ricorso inammissibile, ma per una ragione preliminare che ha assorbito tutte le altre questioni: la carenza di interesse ad agire del contribuente. I giudici hanno basato la loro decisione su un principio ormai consolidato, derivante dall’art. 12, comma 4-bis, del d.P.R. n. 602/1973 e dalle pronunce delle Sezioni Unite (in particolare la n. 26283/2022).

Il Principio dell’Interesse ad Agire

Secondo la normativa e la giurisprudenza citate, l’estratto di ruolo non è un atto autonomamente impugnabile. La possibilità di contestare direttamente la cartella di pagamento presupposta (e che si assume non notificata) è limitata a casi specifici in cui il contribuente dimostri di subire un pregiudizio concreto e attuale dalla mera iscrizione a ruolo.

Questi casi sono espressamente indicati dalla legge e includono situazioni in cui il debito iscritto a ruolo possa causare:

1. L’esclusione dalla partecipazione a una procedura di appalto pubblico.
2. L’impossibilità di riscuotere somme dovute da soggetti pubblici.
3. La perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Al di fuori di queste ipotesi, il contribuente non ha un interesse giuridicamente tutelato a impugnare la cartella prima che gli venga notificato un atto esecutivo (come un pignoramento) o un’intimazione di pagamento. Solo in quel momento potrà far valere il vizio di notifica della cartella originaria.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che questa normativa, pur introdotta nel 2021, si applica anche ai processi in corso. L’interesse ad agire è una condizione dell’azione che deve sussistere fino al momento della decisione. La legge ha ‘plasmato’ tale interesse, limitando la tutela giurisdizionale preventiva ai soli casi in cui esista un danno effettivo e dimostrato. Nel caso di specie, la società ricorrente non aveva allegato né provato di trovarsi in una delle situazioni pregiudizievoli previste dalla norma. Di conseguenza, il suo ricorso originario è stato ritenuto inammissibile per carenza di interesse. La Corte ha quindi ‘cassato senza rinvio’ la sentenza impugnata, chiudendo definitivamente la lite e dichiarando inammissibile l’originaria azione del contribuente.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma un orientamento fondamentale per tutti i contribuenti. La semplice scoperta di un debito tramite un estratto di ruolo non è più sufficiente per avviare un contenzioso. È necessario dimostrare un pregiudizio concreto e immediato, come l’esclusione da un appalto. In assenza di tale prova, il contribuente dovrà attendere la notifica del primo atto successivo (es. intimazione di pagamento, pignoramento) per poter contestare la mancata notifica della cartella originaria. Una strategia difensiva attenta deve quindi tenere conto di questi rigidi paletti procedurali per evitare di incorrere in una pronuncia di inammissibilità.

È sempre possibile impugnare un estratto di ruolo per contestare una cartella mai notificata?
No. L’estratto di ruolo non è di per sé un atto impugnabile. L’impugnazione della cartella sottostante, di cui si è venuti a conoscenza tramite l’estratto, è ammessa solo in casi specifici e limitati.

Cosa deve dimostrare un contribuente per poter impugnare una cartella di cui è venuto a conoscenza tramite estratto di ruolo?
Il contribuente deve dimostrare che l’iscrizione a ruolo gli sta causando un pregiudizio concreto e attuale, come l’impossibilità di partecipare a un appalto pubblico, di riscuotere crediti da enti pubblici o la perdita di benefici nei rapporti con la Pubblica Amministrazione.

La legge che limita l’impugnazione dell’estratto di ruolo si applica anche ai processi già in corso?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, le nuove disposizioni si applicano anche ai giudizi pendenti, poiché l’interesse ad agire è una condizione che deve sussistere fino al momento della decisione finale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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