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Impugnazione estratto di ruolo: quando è possibile?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha ribadito la stretta sui ricorsi basati sull’estratto di ruolo. Analizzando il caso di una società, la Corte ha stabilito che l’impugnazione dell’estratto di ruolo è inammissibile se il contribuente non dimostra un pregiudizio concreto e attuale derivante dall’iscrizione a ruolo. La decisione si allinea ai recenti interventi normativi e alle sentenze delle Sezioni Unite e della Corte Costituzionale, che hanno drasticamente limitato questa pratica per evitare un’eccessiva proliferazione del contenzioso tributario.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione Estratto di Ruolo: La Cassazione Conferma la Linea Dura

L’impugnazione dell’estratto di ruolo continua a essere uno dei temi più dibattuti nel contenzioso tributario. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata sull’argomento, confermando un orientamento ormai consolidato che limita drasticamente la possibilità per i contribuenti di contestare questo documento. La decisione chiarisce che, senza un pregiudizio concreto e dimostrabile, il ricorso è destinato all’inammissibilità, anche se si lamenta la mancata notifica della cartella di pagamento originaria.

I Fatti di Causa

Una società aveva impugnato un estratto di ruolo relativo a imposte dirette e IVA per un’annualità pregressa. Mentre la Commissione Tributaria Provinciale aveva respinto il ricorso, la Commissione Tributaria Regionale aveva dato ragione alla società, accogliendo l’appello. Contro questa decisione, l’Agenzia delle Entrate e l’Agente della Riscossione hanno proposto ricorso per Cassazione, lamentando, tra i vari motivi, l’inammissibilità del ricorso introduttivo proprio perché avente ad oggetto un estratto di ruolo, atto non autonomamente impugnabile.

L’Impugnazione Estratto di Ruolo e l’Evoluzione Normativa

Il cuore della questione risiede nella natura giuridica dell’estratto di ruolo. Per anni, i contribuenti lo hanno utilizzato come strumento per venire a conoscenza di debiti fiscali, spesso scoperti casualmente, e per contestare la validità delle cartelle di pagamento sottostanti, magari mai notificate. Tuttavia, per arginare un contenzioso ritenuto eccessivo, il legislatore è intervenuto più volte, modificando l’art. 12 del d.P.R. 602/1973. Le modifiche hanno stabilito che l’estratto di ruolo non è impugnabile, se non in casi specifici e tassativi in cui il contribuente dimostri un pregiudizio effettivo.

L’Orientamento delle Sezioni Unite e della Corte Costituzionale

La Corte di Cassazione, nell’ordinanza in esame, ha ripercorso le tappe fondamentali di questa evoluzione. Ha richiamato le sentenze delle Sezioni Unite (in particolare la n. 26283/2022 e la n. 12459/2024) e della Corte Costituzionale (n. 190/2023), le quali hanno confermato la legittimità di questa restrizione. Il principio cardine è che il processo tributario ha natura impugnatoria: si contesta un atto che lede una posizione giuridica. L’estratto di ruolo, essendo un mero documento informativo, non ha questa capacità lesiva. L’interesse ad agire del contribuente sorge solo quando si manifesta un pregiudizio concreto, come un pignoramento, un’intimazione di pagamento, o l’impossibilità di partecipare a gare d’appalto.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha accolto il motivo di ricorso dell’amministrazione finanziaria, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. I giudici hanno sottolineato che la sentenza impugnata aveva erroneamente accolto un appello basato sull’impugnazione di un estratto di ruolo. In assenza di prove, da parte del contribuente, di un pregiudizio specifico derivante dall’iscrizione a ruolo (come quelli previsti dalla normativa), il ricorso originario non avrebbe dovuto nemmeno essere esaminato nel merito. L’ordinanza chiarisce che l’estratto di ruolo non è un atto impugnabile, né da solo né unitamente alle cartelle sottostanti che si assumono non notificate. La tutela del contribuente è garantita, ma viene spostata alla fase successiva: egli potrà far valere le sue ragioni, inclusa l’omessa notifica della cartella, solo quando gli verrà notificato il primo atto esecutivo (es. un pignoramento) o un’intimazione di pagamento.

Le Conclusioni

La Cassazione ha cassato la sentenza della Commissione Regionale senza rinvio, dichiarando inammissibile il ricorso introduttivo del contribuente. Questa pronuncia si inserisce in un solco giurisprudenziale e normativo ben definito, che mira a razionalizzare il contenzioso tributario. Per i contribuenti, il messaggio è chiaro: l’impugnazione dell’estratto di ruolo non è più una via percorribile per contestare vecchie pendenze fiscali. È necessario attendere un atto della riscossione che manifesti concretamente la volontà dell’ente di procedere al recupero coattivo del credito per poter far valere le proprie difese in giudizio.

È possibile impugnare un estratto di ruolo?
Di norma, no. La Corte di Cassazione, seguendo recenti interventi legislativi e pronunce delle Sezioni Unite, ha stabilito che l’estratto di ruolo non è un atto autonomamente impugnabile perché ha natura meramente informativa.

In quali casi eccezionali si può impugnare un estratto di ruolo?
L’impugnazione è ammessa solo se il contribuente dimostra che dall’iscrizione a ruolo deriva un pregiudizio concreto e attuale, come la perdita di un beneficio, l’impossibilità di partecipare a un appalto pubblico o il rischio di blocco dei pagamenti da parte di una pubblica amministrazione.

Cosa succede se il contribuente sostiene di non aver mai ricevuto la cartella di pagamento a cui l’estratto di ruolo si riferisce?
Anche in questo caso, la sola mancata notifica della cartella non è più sufficiente per impugnare l’estratto di ruolo. Il contribuente deve attendere il successivo atto della riscossione (es. pignoramento o intimazione di pagamento) per poter far valere il vizio di notifica della cartella originaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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