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Impugnazione estratto di ruolo: limiti e novità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15907/2025, ha stabilito che l’impugnazione dell’estratto di ruolo non è più ammissibile per contestare una cartella di pagamento non notificata, a meno che il contribuente non dimostri un pregiudizio concreto e specifico. La Corte ha applicato la nuova normativa introdotta dal D.L. 146/2021, dichiarando inammissibile il ricorso del contribuente per difetto di interesse ad agire, segnando un importante cambiamento rispetto al passato.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione Estratto di Ruolo: La Cassazione Fissa Nuovi e Rigidi Limiti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha profondamente modificato le regole per l’impugnazione estratto di ruolo, stabilendo che non è più possibile utilizzarlo come strumento per contestare una cartella di pagamento mai notificata, se non in casi eccezionali. Questa decisione, applicando una recente modifica legislativa, restringe notevolmente le possibilità di difesa per i contribuenti, i quali ora devono dimostrare un pregiudizio specifico e immediato per poter agire in giudizio. Analizziamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La controversia trae origine da un debito tributario risalente al 1994, relativo a ritenute alla fonte non versate da una società in nome collettivo, successivamente cancellata dal registro delle imprese nel 2001. L’Agenzia della Riscossione emetteva una cartella di pagamento nei confronti della società e, successivamente, agiva nei confronti di un ex socio, ritenuto solidalmente responsabile.

Il contribuente, venuto a conoscenza del debito solo tramite la richiesta di un estratto di ruolo, decideva di impugnare tale atto dinanzi alla Commissione Tributaria Provinciale. Le sue difese si basavano su tre punti principali: la mancata notifica della cartella di pagamento originaria, la prescrizione del credito tributario e l’illegittima formazione del ruolo.

Sia il giudice di primo grado che la Commissione Tributaria Regionale in appello respingevano le richieste del contribuente. Di conseguenza, il caso giungeva all’attenzione della Corte di Cassazione.

La Svolta Normativa sull’Impugnazione Estratto di Ruolo

Il cuore della decisione della Cassazione non risiede tanto nel merito delle eccezioni sollevate (prescrizione o notifica), quanto nell’ammissibilità stessa del ricorso. La Corte ha dato atto di un fondamentale cambiamento normativo intervenuto nelle more del giudizio: l’introduzione dell’art. 12, comma 4-bis, del D.P.R. n. 602/1973, ad opera del D.L. n. 146/2021.

Questa nuova norma stabilisce testualmente che ‘L’estratto di ruolo non è impugnabile’. La legge prevede che il ruolo e la cartella di pagamento, che si assumono invalidamente notificati, possono essere oggetto di impugnazione diretta solo in casi tassativi, ovvero quando il debitore dimostri che dall’iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio concreto per:

1. La partecipazione a una procedura di appalto pubblico.
2. La riscossione di somme dovute da soggetti pubblici.
3. La perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

In assenza di una di queste condizioni, il contribuente non ha un ‘interesse ad agire’ immediato e, pertanto, il suo ricorso è inammissibile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione richiamando la giurisprudenza delle Sezioni Unite (sent. n. 26283/2022), la quale ha confermato che questa nuova e più restrittiva disciplina si applica anche ai processi già in corso al momento della sua entrata in vigore. La norma, infatti, non introduce un nuovo limite alla tutela giurisdizionale, ma piuttosto ‘specifica e concretizza’ l’interesse ad agire, una condizione dell’azione che deve sussistere al momento della decisione.

Secondo i giudici, questa limitazione è ragionevole e non viola i principi costituzionali. Essa mira a contrastare la prassi di azioni giudiziarie avviate a distanza di molto tempo dall’emissione delle cartelle, riducendo il contenzioso. L’estratto di ruolo è considerato un atto interno dell’amministrazione, di per sé non lesivo, e l’interesse del contribuente a contestare la pretesa sorge solo quando questa si manifesta con un atto che può causare un danno concreto (come un pignoramento o il diniego di una certificazione).

Nel caso specifico, il contribuente non aveva allegato né dimostrato di subire uno dei pregiudizi specificamente previsti dalla nuova legge. Di conseguenza, il suo ricorso originario è stato dichiarato inammissibile per difetto d’interesse, con la cassazione della sentenza d’appello.

Le Conclusioni

L’ordinanza segna un punto di svolta decisivo in materia di contenzioso tributario. La possibilità di utilizzare l’impugnazione estratto di ruolo come ‘grimaldello’ per scardinare vecchie pretese tributarie, basandosi sulla mancata notifica della cartella, è stata drasticamente ridimensionata. Oggi, il contribuente che scopre un debito tramite un estratto di ruolo deve attendere un atto successivo e lesivo (come un’intimazione di pagamento o un preavviso di fermo) per poter far valere le proprie ragioni, a meno che non si trovi in una delle specifiche situazioni di pregiudizio elencate dalla legge. Questo sposta l’onere sul contribuente, che deve dimostrare non solo l’invalidità della pretesa, ma prima ancora l’esistenza di un interesse qualificato, concreto e attuale alla sua impugnazione.

È sempre possibile impugnare un estratto di ruolo per contestare una cartella di pagamento non notificata?
No. A seguito delle modifiche introdotte dal D.L. 146/2021, l’estratto di ruolo di per sé non è più un atto impugnabile.

In quali casi si può contestare una cartella di pagamento che si presume non notificata?
La contestazione è ammessa solo se il contribuente dimostra che l’iscrizione a ruolo gli sta causando un pregiudizio concreto e attuale, come l’impossibilità di partecipare a un appalto, il blocco di pagamenti da parte di enti pubblici o la perdita di un beneficio con la P.A.

La nuova normativa che limita l’impugnazione dell’estratto di ruolo si applica ai processi già in corso?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando una precedente sentenza delle Sezioni Unite (n. 26283/2022), ha confermato che la nuova regola si applica anche ai giudizi pendenti, in quanto va a specificare la condizione dell’interesse ad agire che deve essere valutata al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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