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Impugnazione estratto di ruolo: limiti e condizioni

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 30341/2025, ha stabilito che l’impugnazione estratto di ruolo non è ammissibile se il contribuente non dimostra un pregiudizio concreto e attuale. Applicando una nuova normativa (ius superveniens) anche ai processi in corso, la Corte ha annullato la decisione precedente, dichiarando inammissibile il ricorso originario del contribuente poiché non era stato provato un interesse ad agire qualificato, come la perdita di un beneficio o l’esclusione da appalti pubblici.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione Estratto di Ruolo: La Cassazione Limita il Ricorso

L’impugnazione estratto di ruolo rappresenta da sempre un tema delicato nel contenzioso tributario. Con la recente ordinanza n. 30341/2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire, in via definitiva, i limiti e le condizioni per poter agire in giudizio contro un estratto di ruolo. La pronuncia, basata su una modifica normativa intervenuta in corso di causa, stabilisce che il contribuente deve dimostrare un pregiudizio specifico e concreto per poter contestare il ruolo e la relativa cartella che assume non notificata.

I Fatti di Causa

Un contribuente, venuto a conoscenza dei propri debiti tributari tramite la richiesta di un estratto di ruolo, decideva di impugnarlo insieme alle relative cartelle esattoriali, sostenendo di non averle mai ricevute. La Commissione Tributaria Provinciale accoglieva parzialmente il ricorso. Successivamente, la Commissione Tributaria Regionale confermava, sempre in parte, la decisione di primo grado. Contro questa sentenza, le Amministrazioni Finanziarie (Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Entrate Riscossione) proponevano ricorso in Cassazione, lamentando, tra le altre cose, un’errata valutazione sulla regolarità delle notifiche.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Nuova Normativa sull’Impugnazione Estratto di Ruolo

La Corte di Cassazione ha ribaltato l’esito dei precedenti giudizi, cassando la sentenza impugnata senza rinvio e dichiarando inammissibile l’originario ricorso del contribuente. La decisione si fonda su un principio fondamentale introdotto da una nuova legge durante il processo: il cosiddetto ius superveniens.

Il Principio dello ‘Ius Superveniens’

Durante il giudizio di legittimità, è entrato in vigore l’art. 3-bis del D.L. n. 146/2021, che ha modificato l’art. 12 del D.P.R. n. 602/1973. Questa nuova norma ha stabilito che l’estratto di ruolo non è di per sé un atto impugnabile. Il ruolo e la cartella di pagamento, che si assumono invalidamente notificati, possono essere contestati solo in casi specifici e tassativi.

L’Onere della Prova a Carico del Contribuente

Secondo la nuova disciplina, il contribuente che agisce in giudizio ha l’onere di dimostrare che dall’iscrizione a ruolo può derivargli un pregiudizio concreto. Questo pregiudizio deve manifestarsi in una delle seguenti forme:

1. Impossibilità di partecipare a una procedura di appalto pubblico.
2. Rischio di blocco dei pagamenti dovuti da parte di pubbliche amministrazioni.
3. Perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Le Sezioni Unite della Cassazione (sent. n. 26283/2022) hanno chiarito che questa norma, specificando la nozione di “interesse ad agire”, si applica anche ai processi già pendenti.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione evidenziando che l’interesse ad agire è una condizione dell’azione che deve sussistere fino al momento della decisione. La nuova legge ha “concretizzato” i requisiti di questo interesse, richiedendo la prova di un danno specifico che vada oltre la semplice esistenza del debito. Nel caso di specie, il contribuente non aveva mai allegato né dimostrato di subire uno dei pregiudizi previsti dalla norma. Di conseguenza, la sua domanda, fin dall’origine, non poteva essere proposta per mancanza di una delle condizioni fondamentali dell’azione giudiziaria.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha concluso che, in assenza della prova di un interesse ad agire qualificato, il ricorso originario del contribuente era inammissibile. Pertanto, la sentenza della Commissione Tributaria Regionale è stata cassata senza rinvio. Questa pronuncia consolida un orientamento restrittivo sull’impugnazione estratto di ruolo, ponendo un onere probatorio stringente a carico del contribuente e riducendo significativamente le possibilità di contenzioso basato sulla sola richiesta di questo documento informativo.

È sempre possibile impugnare un estratto di ruolo?
No. Secondo la nuova normativa e l’interpretazione della Corte di Cassazione, l’estratto di ruolo non è un atto autonomamente impugnabile.

Quali condizioni deve dimostrare il contribuente per poter impugnare il ruolo e la cartella non notificata?
Il contribuente deve dimostrare che l’iscrizione a ruolo gli causa un pregiudizio specifico, come l’impossibilità di partecipare ad appalti pubblici, il blocco di pagamenti da parte della P.A. o la perdita di benefici pubblici.

La nuova legge sui limiti all’impugnazione dell’estratto di ruolo si applica anche alle cause già in corso?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la nuova disposizione si applica anche ai processi pendenti, in quanto specifica e concretizza il requisito dell’interesse ad agire, che deve sussistere fino al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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