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Impugnazione estratto di ruolo: i limiti d’azione

Un contribuente impugnava un estratto di ruolo lamentando la mancata notifica delle cartelle di pagamento. La Corte di Cassazione, applicando una recente normativa (art. 3-bis D.L. 146/2021), ha stabilito che l’impugnazione estratto di ruolo è inammissibile. Il ricorso è consentito solo in casi tassativi, qualora il contribuente dimostri un pregiudizio concreto e attuale, come l’esclusione da appalti pubblici. In assenza di tale prova, l’azione è inammissibile fin dall’origine.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnazione estratto di ruolo: non basta più dire ‘non ho ricevuto la notifica’

L’impugnazione estratto di ruolo è da tempo un tema dibattuto nelle aule di giustizia tributaria. Molti contribuenti, venendo a conoscenza dei propri debiti solo tramite questo documento, avviavano un ricorso lamentando la mancata notifica degli atti presupposti, come le cartelle di pagamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, tuttavia, consolida un nuovo e più rigoroso orientamento, limitando drasticamente questa possibilità.

I Fatti di Causa

Nel caso in esame, un contribuente, dopo aver richiesto all’Agente della Riscossione gli estratti di ruolo relativi a numerose cartelle di pagamento e avvisi di accertamento, proponeva ricorso dinanzi alla Commissione Tributaria. Egli sosteneva di non aver mai ricevuto la notifica di tali atti e che, in ogni caso, il diritto alla riscossione fosse ormai prescritto.

La Commissione Tributaria di primo grado dichiarava il ricorso inammissibile. In appello, la Commissione Tributaria Regionale accoglieva parzialmente le ragioni del contribuente, annullando alcuni atti per omessa notifica ma confermando l’inammissibilità per il resto. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione, insoddisfatta della decisione, ricorreva per Cassazione.

La Questione Giuridica: I Nuovi Limiti all’Impugnazione Estratto di Ruolo

Il cuore della questione sottoposta alla Suprema Corte riguarda la possibilità stessa di contestare un estratto di ruolo. Su questo punto è intervenuto il legislatore con l’art. 3-bis del D.L. n. 146/2021, che ha modificato l’art. 12 del d.P.R. n. 602/1973. La nuova norma stabilisce un principio chiaro: ‘l’estratto di ruolo non è impugnabile’.

Tuttavia, la legge prevede delle eccezioni. L’impugnazione del ruolo e della cartella che si assume non notificata è consentita solo in casi specifici e tassativi, ovvero quando il contribuente dimostra che dall’iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio concreto e imminente. Questi pregiudizi sono espressamente elencati e riguardano, ad esempio:

* L’impossibilità di partecipare a una procedura di appalto pubblico.
* Il blocco della riscossione di somme dovute da soggetti pubblici.
* La perdita di un beneficio nei rapporti con la pubblica amministrazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’Agenzia, allineandosi pienamente alla nuova disciplina e alla giurisprudenza consolidata delle Sezioni Unite.

I giudici hanno ribadito che la nuova normativa, che innalza la soglia per dimostrare l’interesse ad agire, si applica anche ai processi già in corso al momento della sua entrata in vigore. L’interesse a ricorrere non può più basarsi sulla semplice affermazione di non aver ricevuto la notifica della cartella. Al contrario, il contribuente ha l’onere di allegare e provare che l’esistenza di quel debito iscritto a ruolo gli sta causando uno dei specifici danni previsti dalla legge.

Nel caso specifico, il contribuente non aveva lamentato né dimostrato alcun pregiudizio qualificato. Di conseguenza, il suo ricorso originario era privo di una delle condizioni fondamentali dell’azione: l’interesse ad agire. Per questa ragione, l’azione non poteva essere proposta fin dall’inizio.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato la sentenza d’appello senza rinvio, dichiarando che il ricorso introduttivo del contribuente non poteva essere proposto. Questa decisione ha implicazioni pratiche significative: non è più sufficiente impugnare un estratto di ruolo sostenendo di non aver mai ricevuto la cartella. Per accedere alla tutela giurisdizionale in questi casi, è indispensabile dimostrare un pregiudizio grave, specifico e attuale, così come tassativamente indicato dalla normativa. In assenza di tale prova, il ricorso sarà dichiarato inammissibile.

È sempre possibile impugnare un estratto di ruolo?
No. La regola generale, come stabilito dalla nuova normativa (art. 12, comma 4-bis, d.P.R. 602/1973), è che l’estratto di ruolo non è un atto impugnabile.

Cosa deve dimostrare il contribuente per poter impugnare un ruolo o una cartella non notificata?
Il contribuente deve dimostrare che dall’iscrizione a ruolo deriva un pregiudizio concreto e attuale, come l’impossibilità di partecipare a un appalto, la mancata riscossione di crediti verso la P.A. o la perdita di benefici. La semplice affermazione di non aver ricevuto la notifica non è più sufficiente.

La nuova legge sull’impugnazione dell’estratto di ruolo si applica anche ai processi già in corso?
Sì. La Corte di Cassazione, conformemente alle sue Sezioni Unite, ha confermato che la nuova disciplina si applica anche ai giudizi pendenti al momento della sua entrata in vigore, poiché incide sulla condizione dell’azione dell’interesse ad agire, che deve sussistere fino al momento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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