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Impugnabilità comunicazione irregolarità: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha stabilito che la comunicazione di irregolarità emessa dall’Agenzia delle Entrate ai sensi dell’art. 36-ter del D.P.R. 600/73 è un atto autonomamente impugnabile. Sebbene non inclusa nell’elenco tassativo dell’art. 19 del D.Lgs. 546/92, la Corte ha ribadito che qualsiasi atto che porti a conoscenza del contribuente una pretesa tributaria definita è contestabile in giudizio, in virtù di un’interpretazione estensiva della norma a tutela del diritto di difesa del cittadino. La sentenza del giudice di secondo grado, che aveva dichiarato inammissibile il ricorso, è stata quindi cassata con rinvio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impugnabilità Comunicazione Irregolarità: la Cassazione Conferma la Tutela del Contribuente

Ricevere una comunicazione dall’Agenzia delle Entrate può generare preoccupazione, specialmente quando si contesta la correttezza della propria dichiarazione dei redditi. Una delle domande più frequenti è: posso contestare subito questo avviso o devo aspettare un atto formale come la cartella di pagamento? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un punto fondamentale sull’impugnabilità della comunicazione di irregolarità, rafforzando le garanzie per il contribuente.

I Fatti del Caso: Il Controllo Formale e il Ricorso

La vicenda nasce dal controllo formale, effettuato ai sensi dell’art. 36-ter del d.P.R. 600/1973, sulla dichiarazione dei redditi di due coniugi per l’anno d’imposta 2015. L’Agenzia delle Entrate, riscontrando la mancata comprova di alcune detrazioni d’imposta, inviava loro una comunicazione di irregolarità con cui richiedeva il pagamento di una maggiore imposta, oltre a sanzioni e interessi. I contribuenti, ritenendo infondata la pretesa, decidevano di impugnare immediatamente tale comunicazione davanti alla Commissione Tributaria Provinciale (CTP).

Il Percorso Giudiziario: L’Inammissibilità nei Primi Gradi di Giudizio

Sia la CTP che, in seguito, la Commissione Tributaria Regionale (CTR) dichiaravano inammissibili i ricorsi dei contribuenti. La motivazione dei giudici di merito si basava su un’interpretazione restrittiva dell’articolo 19 del D.Lgs. 546/92, che elenca in modo apparentemente tassativo gli atti che possono essere oggetto di ricorso. Poiché la “comunicazione di irregolarità” non figurava in tale elenco, i giudici ritenevano che i contribuenti avrebbero dovuto attendere la notifica del successivo atto esecutivo (la cartella di pagamento) per poter far valere le proprie ragioni. Di fronte a questa chiusura, i coniugi decidevano di portare il caso davanti alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Cassazione e l’Impugnabilità della Comunicazione di Irregolarità

La Suprema Corte ha ribaltato la decisione dei giudici di merito, accogliendo il motivo di ricorso dei contribuenti. La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato nella sua giurisprudenza: la lista di atti impugnabili contenuta nell’articolo 19 non deve essere intesa in senso rigido e formale, ma va letta alla luce dei principi costituzionali di tutela del contribuente e del suo diritto alla difesa.

Le Motivazioni: la Sostanza Prevale sulla Forma

Secondo la Corte, ogni atto emesso dall’Amministrazione Finanziaria che porta a conoscenza del contribuente una pretesa tributaria ben definita, con l’indicazione delle ragioni fattuali e giuridiche, deve essere considerato immediatamente impugnabile. Non rileva il nome dell’atto (“comunicazione”, “avviso bonario”, “invito al pagamento”) né il fatto che non contenga un’intimazione formale a pagare entro un termine perentorio. L’elemento cruciale è la manifestazione di una volontà impositiva chiara, che fa sorgere nel contribuente un interesse concreto e immediato a ottenere una pronuncia giudiziale che definisca la sua posizione. Attendere l’atto successivo, come la cartella di pagamento, comporterebbe un’inutile dilatazione dei tempi e una compressione del diritto di difesa del cittadino, tutelato dagli articoli 24 e 53 della Costituzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Contribuenti

Questa ordinanza conferma un importante strumento di tutela per tutti i contribuenti. Chi riceve una comunicazione di irregolarità ex art. 36-ter, con la quale l’Agenzia delle Entrate richiede somme a suo avviso non dovute, non è costretto ad aspettare. Può agire subito, presentando ricorso al giudice tributario per far valere le proprie ragioni. Questa possibilità consente di risolvere la controversia in modo più rapido ed efficiente, evitando l’aggravarsi della situazione con l’emissione di atti successivi e l’applicazione di sanzioni più pesanti. La decisione della Cassazione, quindi, non solo chiarisce un dubbio interpretativo, ma rafforza il principio secondo cui il rapporto tra Fisco e contribuente deve essere improntato alla trasparenza e al pieno riconoscimento del diritto di difesa.

Una comunicazione di irregolarità dell’Agenzia delle Entrate è un atto che si può contestare subito in tribunale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la comunicazione di irregolarità, anche se definita ‘bonaria’, è un atto immediatamente impugnabile davanti al giudice tributario perché esprime una pretesa fiscale definita.

Perché la comunicazione di irregolarità è impugnabile se non è nell’elenco degli atti previsti dalla legge?
Perché l’elenco degli atti impugnabili contenuto nell’art. 19 del D.Lgs. 546/92 deve essere interpretato in modo estensivo, alla luce dei principi costituzionali. Qualsiasi atto che comunichi una pretesa tributaria chiara e motivata fa sorgere l’interesse del contribuente a difendersi, rendendo l’atto stesso contestabile.

Cosa significa che la Corte ha ‘cassato con rinvio’ la sentenza?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato la decisione del giudice precedente (in questo caso, la Commissione Tributaria Regionale) e ha rinviato il caso allo stesso giudice, che dovrà riesaminare la questione nel merito, applicando il principio di diritto stabilito dalla Cassazione, ovvero riconoscendo l’ammissibilità del ricorso originario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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