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Improcedibilità del ricorso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 2200/2024, ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso presentato dall’Agenzia Fiscale. La causa era la mancata allegazione della relata di notifica della sentenza impugnata, un onere processuale fondamentale quando si dichiara di aver ricevuto la notifica. Questa decisione sottolinea l’importanza del rispetto rigoroso delle norme procedurali, evidenziando come un vizio di forma possa precludere l’esame del merito della controversia.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Improcedibilità del Ricorso: L’Importanza della Prova di Notifica

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 2200 del 22 gennaio 2024, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale: la necessità di rispettare scrupolosamente gli oneri formali per evitare la sanzione dell’improcedibilità del ricorso. Questo caso, di natura tributaria, offre uno spunto cruciale sull’importanza di un adempimento apparentemente semplice ma dalle conseguenze determinanti: il deposito della copia notificata della sentenza impugnata.

I Fatti del Processo

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia Fiscale nei confronti di una società di telecomunicazioni per un maggior reddito ai fini IRES relativo all’anno 2006. L’accertamento si basava su diversi rilievi, tra cui la contestazione della deducibilità di alcuni costi. La società, insieme alla sua consolidante, impugnava l’atto impositivo.

Sia la Commissione Tributaria Provinciale che quella Regionale avevano parzialmente accolto le ragioni delle società. L’Agenzia Fiscale, insoddisfatta della decisione di secondo grado, decideva di ricorrere per Cassazione, ma limitatamente a un solo punto della controversia, relativo alla deducibilità di quote di ammortamento per l’avviamento di un ramo d’azienda.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, tuttavia, non è entrata nel merito della questione tributaria. Ha invece dichiarato il ricorso dell’Agenzia Fiscale improcedibile. La decisione si fonda su una precisa violazione di una norma del codice di procedura civile. L’Agenzia, nel suo atto di ricorso, aveva dichiarato che la sentenza della Commissione Tributaria Regionale le era stata notificata in una data specifica. Questa dichiarazione ha fatto scattare il cosiddetto “termine breve” di 60 giorni per l’impugnazione.

L’onere della prova e l’improcedibilità del ricorso

Quando si impugna una sentenza notificata, la legge (in particolare l’art. 369, comma 2, n. 2, c.p.c.) impone al ricorrente un onere specifico: depositare, insieme al ricorso, una copia autentica della sentenza impugnata munita della relazione di notificazione (la cosiddetta “relata di notifica”). Questo documento è essenziale per permettere alla Corte di verificare la tempestività dell’impugnazione.

Nel caso di specie, l’Agenzia Fiscale aveva depositato la copia della sentenza, ma senza la relata di notifica. Poiché le società controparti non si sono costituite in giudizio (sono rimaste “intimate”), non c’era altra via per il giudice di reperire tale documento. La mancanza di questo elemento ha reso impossibile la verifica di un presupposto processuale, portando inevitabilmente alla declaratoria di improcedibilità.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un orientamento giurisprudenziale consolidato, rafforzato da recenti pronunce delle Sezioni Unite. I giudici hanno spiegato che la dichiarazione, contenuta nel ricorso, di aver ricevuto la notifica della sentenza è un’attestazione di un fatto processuale che impegna la parte stessa. Da questa auto-responsabilità deriva l’onere ineludibile di fornire la prova documentale di quanto dichiarato.

Il mancato deposito della relata di notifica non è una mera irregolarità formale, ma un vizio che impedisce al giudice di svolgere una delle sue verifiche preliminari fondamentali: il rispetto dei termini di impugnazione. La Corte ha specificato che la sanzione dell’improcedibilità può essere evitata solo se la prova della notifica perviene al giudice per altre vie, come il deposito da parte del controricorrente o, in casi tassativamente previsti, tramite l’acquisizione dal fascicolo d’ufficio. Nessuna di queste eccezioni era applicabile al caso in esame.

Le Conclusioni

La sentenza n. 2200/2024 è un monito sull’importanza del rigore nella gestione degli adempimenti processuali. Dimostra come una questione di merito, anche se potenzialmente fondata, possa essere vanificata da un errore procedurale. La decisione riafferma che l’onere di provare la tempestività del ricorso, quando si invoca il termine breve, grava interamente sulla parte ricorrente. La mancanza di un singolo documento, la relata di notifica, può chiudere definitivamente le porte a un ulteriore esame della controversia, con conseguenze significative per l’esito del giudizio.

Cosa succede se un ricorrente dichiara che la sentenza è stata notificata ma non deposita la prova di tale notifica?
In base alla giurisprudenza consolidata, il ricorso viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che il giudice non può esaminare il merito della questione a causa del mancato rispetto di un requisito processuale essenziale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato l’improcedibilità del ricorso in questo caso specifico?
Perché la parte ricorrente, pur avendo dichiarato nel proprio atto di aver ricevuto la notifica della sentenza impugnata, non ha poi depositato la copia della sentenza completa della relata di notifica, ovvero il documento che attesta ufficialmente l’avvenuta notificazione.

Ci sono eccezioni alla regola che impone di depositare la relata di notifica?
Sì, la sentenza chiarisce che l’improcedibilità può essere evitata se la documentazione mancante risulta comunque disponibile al giudice, ad esempio perché depositata dalla controparte o acquisita d’ufficio in casi specifici. In questa vicenda, tali eccezioni non si sono verificate, dato che la controparte è rimasta intimata (non si è costituita).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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