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Improcedibilità del ricorso: conseguenze del mancato deposito

Una società ha presentato ricorso in Cassazione contro una decisione tributaria, notificandolo alla controparte ma omettendo di depositarlo in cancelleria. L’Ente di Riscossione ha reagito depositando un controricorso per far dichiarare l’improcedibilità del ricorso. La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta, dichiarando il ricorso improcedibile e condannando la società ricorrente al pagamento delle spese legali e al versamento di un ulteriore importo a titolo di contributo unificato.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Improcedibilità del ricorso: non basta notificare, bisogna depositare

Nel processo civile, e in particolare nel giudizio di Cassazione, il rispetto delle scadenze e degli adempimenti procedurali è cruciale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la semplice notifica del ricorso alla controparte non è sufficiente per incardinare validamente il giudizio. Se a tale notifica non segue il tempestivo deposito dell’atto in cancelleria, si incorre nella grave sanzione dell’improcedibilità del ricorso. Questo non solo chiude la porta a una decisione nel merito, ma comporta anche significative conseguenze economiche per la parte ricorrente, come vedremo analizzando il caso di specie.

I Fatti del Caso

Una società operante nel settore energetico, dopo aver perso nei primi due gradi di giudizio contro l’Agenzia delle Entrate Riscossione in una controversia relativa a una cartella di pagamento, decideva di tentare l’ultima via: il ricorso per Cassazione. La società provvedeva a notificare regolarmente il proprio atto di impugnazione all’Ente di Riscossione. Tuttavia, commetteva un errore fatale: ometteva di depositare il ricorso e i relativi allegati presso la cancelleria della Corte di Cassazione, come prescritto dall’art. 369 del codice di procedura civile.

L’Ente di Riscossione, ricevuta la notifica del ricorso ma non vedendolo depositato, non rimaneva inerte. Si costituiva in giudizio depositando un controricorso con un obiettivo specifico: chiedere alla Corte di dichiarare l’improcedibilità del ricorso avversario proprio a causa del mancato deposito.

L’Improcedibilità del Ricorso e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto in pieno la tesi dell’Ente di Riscossione, dichiarando l’improcedibilità del ricorso presentato dalla società. I giudici hanno chiarito che la parte che riceve la notifica di un ricorso (il cosiddetto intimato) ha il pieno diritto di costituirsi in giudizio per far valere l’inerzia della controparte.

Questo potere non è fine a se stesso, ma risponde a due precisi interessi del controricorrente:
1. Recuperare le spese legali: Ottenere una pronuncia formale di improcedibilità consente di avere un titolo per la condanna alle spese di lite.
2. Evitare future impugnazioni: La dichiarazione di improcedibilità impedisce al ricorrente di riproporre lo stesso ricorso, anche se i termini per l’impugnazione non fossero ancora scaduti, garantendo così la stabilità della decisione impugnata.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha fondato la sua decisione su un orientamento giurisprudenziale consolidato. Il deposito del ricorso, ai sensi dell’art. 369 c.p.c., è un adempimento imprescindibile per dare correttamente inizio al giudizio di legittimità. La sua omissione rende il ricorso, sebbene notificato, privo di effetti e quindi improcedibile.

I giudici hanno inoltre affrontato la questione delle conseguenze economiche, in particolare riguardo al contributo unificato. Hanno stabilito che la pronuncia di improcedibilità comporta l’obbligo per la parte ricorrente di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello dovuto per il ricorso stesso. Questo principio, previsto dall’art. 13, comma 1-quater, del d.P.R. 115/2002, si applica anche quando l’impugnazione viene chiusa per una ragione procedurale come il mancato deposito.

La ratio di questa norma è quella di sanzionare l’abuso del processo e di ristorare l’amministrazione della giustizia per aver dovuto impegnare risorse in un giudizio rivelatosi superfluo o non meritevole di accoglimento. Pertanto, anche se il merito della questione non è stato discusso, l’attivazione del sistema giudiziario, seppur parziale, giustifica l’applicazione del cosiddetto “raddoppio del contributo”.

Le Conclusioni

In conclusione, questa ordinanza serve da monito sull’importanza del rigore procedurale. La notifica del ricorso è solo il primo passo; il successivo deposito in cancelleria è l’atto che perfeziona l’impugnazione. Ometterlo significa non solo perdere la possibilità di far valere le proprie ragioni, ma anche esporsi a conseguenze economiche certe e severe: la condanna al pagamento delle spese legali della controparte e il raddoppio del contributo unificato. La parte resistente, d’altro canto, ha a disposizione gli strumenti per tutelare i propri interessi, potendo attivarsi per ottenere una declaratoria che ponga fine definitivamente alla lite.

Cosa succede se notifico un ricorso per cassazione ma non lo deposito in cancelleria?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile. Ciò significa che la Corte non esaminerà il caso nel merito e l’impugnazione non avrà alcun effetto, come se non fosse mai stata proposta.

La parte che riceve la notifica di un ricorso non depositato può fare qualcosa?
Sì. Può costituirsi in giudizio depositando un controricorso e chiedendo alla Corte di iscrivere la causa a ruolo al solo fine di far dichiarare l’improcedibilità del ricorso. Questo le permette di ottenere una condanna alle spese a suo favore e di impedire che la controparte riproponga l’impugnazione.

Se il ricorso è dichiarato improcedibile per mancato deposito, devo pagare il doppio del contributo unificato?
Sì. La Corte ha confermato che la dichiarazione di improcedibilità del ricorso, anche per un vizio procedurale come il mancato deposito, fa scattare l’obbligo per il ricorrente di versare un ulteriore importo a titolo di contributo unificato, pari a quello già dovuto per l’impugnazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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