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Impresa di scopo: esclusa da agevolazioni ambientali

Una società operante nel settore delle energie rinnovabili, qualificata come ‘impresa di scopo’, si è vista negare un rimborso fiscale per investimenti ambientali. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che l’agevolazione ‘Tremonti Ambiente’ è riservata alle aziende che investono per mitigare i danni ambientali derivanti dalla propria attività, escludendo quindi le società il cui core business è fornire servizi ambientali a terzi. L’onere della prova per l’accesso al beneficio ricade sul contribuente.

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Pubblicato il 4 settembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Impresa di scopo: Niente Agevolazioni Ambientali se l’Attività è per Conto Terzi

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo le agevolazioni fiscali per investimenti ambientali, note come ‘Tremonti Ambiente’. La questione centrale riguardava se una impresa di scopo, la cui attività principale è proprio la tutela ambientale per conto di terzi, potesse beneficiare di tali incentivi. La risposta dei giudici è stata un netto no, consolidando un orientamento giurisprudenziale preciso e rigoroso.

I Fatti del Caso: Dalla Richiesta di Rimborso al Ricorso in Cassazione

Una società operante nel settore della produzione di energie rinnovabili aveva presentato un’istanza di rimborso IRES per investimenti ambientali effettuati tra il 2015 e il 2018. Di fronte al silenzio-rifiuto dell’Agenzia delle Entrate, la società ha avviato un contenzioso tributario.

Sia la Corte di giustizia tributaria di primo grado che quella di secondo grado hanno respinto le richieste della società. I giudici di merito hanno ritenuto che l’azienda non possedesse i requisiti soggettivi per accedere all’agevolazione, in particolare quelli relativi alla qualifica di piccola o media impresa. La società ha quindi deciso di portare il caso dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando sia vizi di motivazione della sentenza d’appello sia un’errata interpretazione delle norme che definiscono le imprese beneficiarie.

La Questione Giuridica: L’Applicabilità della ‘Tremonti Ambiente’ all’Impresa di Scopo

Il cuore della controversia verteva sull’interpretazione dell’articolo 6 della legge n. 388 del 2000. La norma prevede un’agevolazione per le imprese che effettuano investimenti per ‘prevenire, ridurre e riparare danni causati all’ambiente’.

Il dubbio era se questo beneficio fosse applicabile solo alle imprese che investono per rimediare a un impatto ambientale generato dalla propria attività produttiva, oppure se potesse essere esteso anche a una impresa di scopo il cui oggetto sociale è proprio quello di realizzare investimenti e fornire servizi ambientali per conto di terzi. La ricorrente sosteneva questa seconda interpretazione, ma la Corte di Cassazione ha seguito un percorso logico differente.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: il Principio di Inerenza

La Corte ha rigettato il ricorso basandosi su un orientamento ormai consolidato. I giudici hanno affermato che l’agevolazione fiscale poggia su un ‘implicito presupposto della dannosità per l’ambiente’ dell’attività svolta dall’impresa che effettua l’investimento. In altre parole, il beneficio è concesso a un’impresa ‘inquinante’ che investe per ridurre il proprio impatto negativo. Il danno ambientale deve essere, quindi, ‘inerente’ all’attività dell’impresa investitrice.

Estendere l’agevolazione a una impresa di scopo che, per sua natura, svolge un’attività di prevenzione dei danni altrui, snaturerebbe la finalità della norma. Non si tratterebbe più di un incentivo a comportamenti virtuosi per ridurre la propria impronta ecologica, ma di un sussidio all’attività d’impresa stessa. La Corte ha sottolineato come le norme di agevolazione fiscale siano di stretta interpretazione e non possano essere applicate oltre i casi espressamente previsti. I giudici hanno anche escluso un contrasto con il diritto dell’Unione Europea, ribadendo che la materia dell’imposizione tributaria rientra nel ‘nucleo duro’ delle prerogative statali.

Le Conclusioni: Niente Agevolazione per l’Impresa di Scopo

La decisione finale è stata la reiezione del ricorso, con condanna della società al pagamento delle spese legali. La Corte ha stabilito in modo inequivocabile che il beneficio ‘Tremonti Ambiente’ non spetta alle imprese la cui attività caratteristica consiste nel fornire servizi ambientali a terzi.

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: chiarisce che l’incentivo è mirato a trasformare i processi produttivi potenzialmente dannosi, non a finanziare le attività di aziende che operano già nel settore ‘green’. Inoltre, viene ribadito un principio cardine del diritto tributario: l’onere di dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti per accedere a un beneficio fiscale spetta sempre e solo al contribuente.

A un’impresa di scopo spettano le agevolazioni fiscali ‘Tremonti Ambiente’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, queste agevolazioni sono destinate esclusivamente alle imprese che realizzano investimenti per prevenire, ridurre o riparare i danni ambientali causati dalla propria attività produttiva, non a quelle la cui attività consiste nel fornire servizi ambientali per conto di terzi.

Qual è il presupposto fondamentale per accedere al beneficio fiscale per investimenti ambientali?
Il presupposto implicito, secondo la giurisprudenza consolidata, è l’inerenza del danno ambientale all’attività dell’impresa che effettua l’investimento. L’agevolazione serve a incentivare la mitigazione dell’impatto ambientale della propria produzione.

Chi ha l’onere di provare il possesso dei requisiti per ottenere un rimborso fiscale?
L’onere della prova spetta sempre al contribuente che richiede il rimborso. Nel caso di specie, la società avrebbe dovuto dimostrare di possedere tutti i requisiti previsti dalla legge per accedere all’agevolazione, cosa che non è riuscita a fare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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