LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta unica scommesse: paga il bookmaker estero

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 23687/2024, ha stabilito che un bookmaker estero, operante in Italia tramite centri di trasmissione dati (CTD) senza concessione, è soggetto passivo dell’imposta unica scommesse anche per l’annualità 2010. La Corte ha chiarito che l’incostituzionalità della norma per i soli gestori dei CTD per il periodo ante 2011 non fa venir meno l’obbligazione tributaria principale del bookmaker, la cui responsabilità è autonoma e non dipende da quella del gestore locale. La decisione si fonda sul principio che chiunque organizzi scommesse sul territorio nazionale realizza il presupposto impositivo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Bookmaker Estero Sempre Responsabile

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia fiscale: l’imposta unica scommesse è sempre dovuta dal bookmaker estero che raccoglie gioco in Italia, anche per le annualità precedenti al 2011. Questa decisione chiarisce che la responsabilità del bookmaker è autonoma e non viene meno anche se il gestore del centro trasmissione dati (CTD) è stato esentato dal pagamento per lo stesso periodo per incostituzionalità della norma.

Il Contesto del Caso: Imposta Unica e Operatori senza Concessione

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia Fiscale a una società di scommesse con sede all’estero e, in solido, al titolare di un centro trasmissione dati (CTD) italiano operante per suo conto. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica per l’anno 2010, relativa alle scommesse a quota fissa raccolte sul territorio nazionale.

Inizialmente, la Commissione tributaria provinciale aveva respinto il ricorso. Successivamente, la Commissione tributaria regionale aveva accolto l’appello della società estera. Il giudice regionale, basandosi su una sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018), aveva ritenuto che l’insussistenza dell’obbligazione fiscale in capo al CTD per l’anno 2010 escludesse di conseguenza anche la responsabilità solidale del bookmaker. L’Agenzia Fiscale ha quindi impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

L’analisi della Cassazione sull’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha cassato la sentenza regionale, accogliendo il ricorso dell’Agenzia. I giudici hanno fornito un’interpretazione chiara e rigorosa della normativa e della giurisprudenza costituzionale ed europea in materia.

L’errata interpretazione della Sentenza Costituzionale n. 27/2018

Il punto centrale della decisione è la corretta interpretazione della sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale. Quest’ultima aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che assoggettavano a imposta unica i gestori di CTD per le annualità antecedenti al 2011. La ragione era la violazione del principio di capacità contributiva: in quel periodo, la struttura contrattuale non permetteva ai gestori di trasferire l’onere fiscale sul bookmaker, costringendoli a pagare un’imposta su ricavi non propri.

Tuttavia, come sottolineato dalla Cassazione, questa declaratoria di incostituzionalità riguardava esclusivamente la posizione del gestore del CTD e non quella del bookmaker. L’obbligazione principale sorge in capo a chi organizza ed esercita l’attività di scommesse, realizzando così il presupposto impositivo. La responsabilità del bookmaker è quindi originaria e autonoma, non dipendente da quella del CTD.

Il Bookmaker come Soggetto Passivo Principale dell’Imposta

La Cassazione ha ribadito che il soggetto passivo dell’imposta unica scommesse è chiunque, con o senza concessione, gestisca la raccolta di scommesse in Italia. Il bookmaker estero, avvalendosi di una rete di CTD sul territorio, realizza pienamente il presupposto d’imposta. Il rapporto tra bookmaker e CTD, ai fini fiscali, è di solidarietà paritetica, non dipendente. Ciò significa che l’obbligazione di ciascuno sussiste in modo autonomo e il venir meno di una non estingue automaticamente l’altra. Anzi, per le annualità antecedenti al 2011, l’unico soggetto tenuto al pagamento risulta essere proprio il bookmaker.

La Corte ha inoltre precisato che questa imposizione non viola i principi del diritto dell’Unione Europea. Citando la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE, ha confermato che l’applicazione dell’imposta a tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia, indipendentemente dal luogo di stabilimento, non è discriminatoria e persegue legittimi obiettivi di tutela dei consumatori e di contrasto all’evasione fiscale.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un percorso logico-giuridico consolidato. In primo luogo, viene distinto il presupposto dell’imposta, che è l’organizzazione delle scommesse (attività del bookmaker), dalla mera raccolta (attività del CTD). In secondo luogo, viene chiarito che la sentenza della Corte Costituzionale ha inteso proteggere la capacità contributiva del solo gestore del CTD, non di eliminare l’imposta in sé. Pertanto, per l’annualità 2010, l’obbligazione tributaria grava interamente e unicamente sul bookmaker, che è il soggetto che trae profitto dall’attività di gioco e che ha la concreta possibilità economica di sostenere il carico fiscale. L’esclusione del bookmaker dall’imposizione creerebbe un’ingiustificata disparità di trattamento rispetto agli operatori concessionari, favorendo chi opera al di fuori del sistema legale.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza stabilisce un principio fondamentale: l’obbligo di versare l’imposta unica scommesse per le annualità precedenti al 2011 ricade esclusivamente sul bookmaker, anche se privo di concessione. La sentenza della Corte Costituzionale che ha salvato i gestori dei CTD non ha mai inteso creare una zona franca per i bookmaker esteri. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di giustizia tributaria di II grado del Lazio, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questo principio di diritto.

Un bookmaker estero senza concessione deve pagare l’imposta unica sulle scommesse raccolte in Italia per il 2010?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il bookmaker è il soggetto passivo principale dell’imposta, in quanto organizza e gestisce l’attività di scommesse sul territorio italiano, realizzando il presupposto del tributo.

Perché la Corte Costituzionale aveva escluso la responsabilità del titolare del CTD per gli anni prima del 2011?
La Corte Costituzionale ha escluso la responsabilità del solo gestore del CTD perché, per quel periodo, la struttura normativa e contrattuale non gli consentiva di trasferire l’onere dell’imposta sul bookmaker, violando così il suo principio di capacità contributiva.

L’esclusione della responsabilità del CTD per il 2010 elimina anche quella del bookmaker?
No. La Cassazione ha chiarito che la responsabilità del bookmaker è autonoma e originaria. L’obbligazione del bookmaker e quella del CTD sono in un rapporto di solidarietà paritetica (e non dipendente), quindi il venir meno di una non estingue l’altra. Per le annualità pre-2011, l’unico debitore dell’imposta è il bookmaker.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati