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Imposta unica scommesse: obblighi per operatori esteri

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un operatore di scommesse estero e del suo agente locale, confermando la loro soggezione all’imposta unica scommesse per gli anni 2012-2013. La sentenza stabilisce la responsabilità solidale tra il bookmaker e la ricevitoria per il pagamento del tributo, escludendo qualsiasi contrasto con il diritto dell’Unione Europea. Viene ribadito che la normativa italiana, che equipara gli operatori senza concessione a quelli concessionari ai fini fiscali, non è discriminatoria e persegue legittimi obiettivi di tutela dei consumatori e di contrasto all’evasione.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità dei Bookmaker Esteri

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione ha messo un punto fermo su una questione cruciale per il settore del gioco: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite una rete di agenti locali. La decisione chiarisce in modo definitivo il principio della responsabilità solidale tra il bookmaker straniero e la ricevitoria sul territorio nazionale, confermando la piena compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’Unione Europea.

I Fatti del Caso: Una Disputa Fiscale Transfrontaliera

Il caso trae origine da avvisi di accertamento emessi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una persona fisica, titolare di un centro di raccolta scommesse, e di una nota società di betting con sede a Malta. L’amministrazione finanziaria contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse raccolte negli anni 2012 e 2013.

I ricorrenti sostenevano che, operando al di fuori del sistema concessorio italiano, non fossero soggetti a tale imposta. Adducevano, inoltre, una presunta violazione dei principi europei di non discriminazione e libertà di prestazione di servizi, chiedendo un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

L’Applicazione dell’Imposta Unica Scommesse agli Operatori Stranieri

Il cuore della questione risiede nell’interpretazione della normativa italiana, in particolare del D.Lgs. 504/1998 e delle modifiche interpretative introdotte dalla Legge di Stabilità del 2010 (L. 220/2010). Quest’ultima ha stabilito in modo inequivocabile che l’imposta è dovuta da chiunque gestisca scommesse in Italia, anche in assenza di una concessione statale. Il legislatore ha inteso così ampliare la base imponibile per contrastare i fenomeni di evasione fiscale e garantire parità di trattamento tra operatori concessionari e non.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso. I giudici hanno ritenuto non necessario un nuovo rinvio alla Corte di Giustizia UE, poiché sia quest’ultima (con la sentenza sul caso C-788/18) sia la Corte Costituzionale italiana (con la sentenza n. 27/2018) si erano già espresse in modo chiaro e consolidato sulla materia, validando l’impianto normativo italiano. La Cassazione ha quindi confermato la legittimità degli avvisi di accertamento e la condanna dei ricorrenti al pagamento dell’imposta e delle spese legali.

Le Motivazioni: Solidarietà Fiscale e Conformità al Diritto UE

Le motivazioni della Corte si fondano su alcuni pilastri fondamentali.

In primo luogo, viene ribadito il principio della solidarietà tributaria tra il bookmaker estero e il titolare della ricevitoria locale. Entrambi i soggetti, pur con ruoli diversi, partecipano all’organizzazione e all’esercizio dell’attività di scommessa soggetta a imposizione. La ricevitoria non è un mero tramite, ma un gestore che svolge un’attività complessa (ricezione proposte, incasso, pagamento vincite), costituendo il presupposto stesso per la raccolta del gioco sul territorio.

In secondo luogo, la Corte esclude categoricamente ogni discriminazione o violazione dei principi UE. La normativa italiana, infatti, si applica indistintamente a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia, a prescindere dal luogo in cui sono stabiliti. L’obiettivo non è ostacolare gli operatori esteri, ma garantire la lealtà fiscale, tutelare i consumatori e l’ordine pubblico, obiettivi considerati di interesse generale e prevalenti dalla stessa giurisprudenza europea.

Infine, viene respinta la tesi dell’incertezza normativa. Secondo la Corte, la legge interpretativa del 2010 ha chiarito definitivamente l’ambito di applicazione del tributo, eliminando ogni dubbio per i periodi d’imposta successivi, come quelli oggetto della controversia (2012-2013). Di conseguenza, non era applicabile l’esimente per le sanzioni.

Le Conclusioni: Implicazioni per il Settore delle Scommesse

Questa ordinanza consolida un orientamento giurisprudenziale ormai granitico: chiunque raccolga scommesse sul territorio italiano, a prescindere dal possesso di una concessione e dalla sede legale, è tenuto al versamento dell’imposta unica. La decisione rafforza la posizione dell’erario nel contrasto all’elusione fiscale nel settore del gioco e chiarisce che il centro di trasmissione dati è pienamente corresponsabile con il bookmaker estero per gli obblighi fiscali. Per gli operatori del settore, diventa imprescindibile strutturare i propri rapporti commerciali tenendo conto di questa responsabilità solidale, che permette alla ricevitoria di rivalersi sul bookmaker per il carico tributario sostenuto.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia tramite un’agenzia locale è soggetto all’imposta unica scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la legge italiana si applica a chiunque gestisca scommesse sul territorio nazionale, anche se privo di concessione e con sede all’estero, al fine di garantire parità di trattamento e contrastare l’evasione fiscale.

L’agenzia locale (ricevitoria) è responsabile per il pagamento dell’imposta dovuta dal bookmaker estero?
Sì. La sentenza ribadisce il principio della responsabilità solidale. Sia il bookmaker che la ricevitoria sono considerati soggetti passivi d’imposta, in quanto entrambi partecipano all’organizzazione e all’esercizio delle scommesse. L’amministrazione fiscale può quindi richiedere il pagamento dell’intera imposta a entrambi.

L’applicazione dell’imposta unica scommesse a operatori esteri senza concessione viola i principi del diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte ha stabilito, in linea con precedenti pronunce della Corte di Giustizia UE, che la normativa italiana non è discriminatoria né restrittiva della libera prestazione di servizi, poiché si applica a tutti gli operatori sul territorio e persegue obiettivi legittimi di interesse generale, come la tutela dei consumatori e dell’ordine pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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