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Imposta unica scommesse: obblighi del bookmaker estero

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7578/2024, ha stabilito che un bookmaker estero, operante in Italia tramite Centri Trasmissione Dati (CTD) senza concessione statale, è tenuto al pagamento dell’imposta unica sulle scommesse anche per il periodo d’imposta 2008. La Corte ha chiarito che la responsabilità del bookmaker sussiste a prescindere da quella del CTD e che la dichiarazione di incostituzionalità parziale della normativa di riferimento non ha eliminato l’obbligo fiscale in capo all’organizzatore delle scommesse.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma i Doveri del Bookmaker Estero

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 7578 del 21 marzo 2024 affronta una questione cruciale nel settore del gioco: la responsabilità fiscale dei bookmaker esteri che operano in Italia. La Corte ha stabilito che l’imposta unica sulle scommesse è dovuta da tali operatori anche per gli anni precedenti all’entrata in vigore della normativa che ha chiarito esplicitamente la loro posizione. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale fondamentale per l’integrità del sistema fiscale e la parità di condizioni nel mercato del gioco.

I Fatti del Caso: una Controversia Fiscale sul 2008

Una società di scommesse con sede a Malta si è vista notificare un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per il mancato pagamento dell’imposta unica sulle scommesse relativa all’anno 2008. La società operava in Italia attraverso un Centro Trasmissione Dati (CTD), fungendo da intermediario per la raccolta delle giocate sul territorio nazionale, ma era priva di una concessione statale italiana.

La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non essere il soggetto passivo del tributo per quell’annualità, in quanto la legge che ha esplicitamente incluso gli operatori senza concessione (Legge n. 220/2010) non era ancora in vigore. Inoltre, invocava una successiva sentenza della Corte Costituzionale (n. 27/2018) che aveva dichiarato parzialmente illegittima tale legge per violazione del principio di capacità contributiva dei CTD.

La Responsabilità del Bookmaker nell’Imposta Unica Scommesse

Il cuore della controversia risiede nell’individuazione del soggetto tenuto al pagamento del tributo. La difesa del bookmaker si basava sull’idea che, se la responsabilità del CTD per il periodo ante 2011 era stata dichiarata incostituzionale, anche la propria, in quanto solidale, doveva venir meno. La Corte di Cassazione ha rigettato completamente questa interpretazione, delineando con precisione i contorni delle diverse responsabilità.

La Corte ha ribadito che il presupposto dell’imposta non è la singola giocata, ma l’organizzazione e l’esercizio dell’attività di scommessa sul territorio dello Stato. Entrambi i soggetti, bookmaker e CTD, partecipano a questa attività: il bookmaker come organizzatore e gestore del rischio, il CTD come punto di raccolta e interfaccia con il cliente finale. La normativa del 2010 non ha introdotto ex novo la tassabilità del bookmaker, ma ha chiarito un principio già esistente e ha istituito una responsabilità solidale e paritetica con il CTD, non dipendente.

L’impatto della Sentenza della Corte Costituzionale n. 27/2018

La Cassazione ha spiegato che la pronuncia di incostituzionalità della Corte Costituzionale ha avuto un effetto limitato. Ha protetto unicamente i CTD per gli anni precedenti al 2011, poiché questi avevano stipulato i loro contratti con i bookmaker sulla base di un quadro normativo in cui non erano considerati soggetti passivi d’imposta. L’introduzione retroattiva della loro responsabilità avrebbe impedito loro di rinegoziare le commissioni per trasferire il carico fiscale sul bookmaker, violando così la loro capacità contributiva.

Tuttavia, questa tutela non si estende al bookmaker. La Corte Suprema ha chiarito che la responsabilità del bookmaker estero è sempre stata il fulcro del sistema impositivo. La caducazione della responsabilità del CTD per quel periodo non fa venir meno quella, originaria e principale, del soggetto che organizza il gioco e ne trae i maggiori profitti.

Profili di Diritto Europeo e Legittimo Affidamento

La ricorrente aveva sollevato anche questioni relative alla compatibilità con il diritto dell’Unione Europea, sostenendo una violazione della libera prestazione di servizi. Anche su questo punto, la Cassazione ha respinto le argomentazioni, richiamando la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE. Le normative nazionali che tassano il gioco d’azzardo sono considerate legittime se mirano a tutelare interessi generali come l’ordine pubblico, la tutela dei consumatori e la prevenzione della criminalità. La normativa italiana, applicandosi a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio nazionale, non è stata ritenuta discriminatoria.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha motivato il rigetto del ricorso sulla base di una chiara distinzione tra la posizione del bookmaker e quella del CTD. Il presupposto impositivo dell’imposta unica sulle scommesse è legato all’esercizio dell’attività di gioco in Italia, attività alla quale il bookmaker partecipa come soggetto principale. La legge del 2010 ha solo esplicitato una responsabilità già insita nel sistema, creando un vincolo di solidarietà paritetica. La pronuncia di incostituzionalità ha inciso sulla possibilità di rivalsa e sulla posizione del CTD per il passato, ma non ha mai messo in discussione l’obbligazione tributaria principale del bookmaker. Di conseguenza, l’accertamento per l’anno 2008 è stato ritenuto legittimo, poiché la pretesa fiscale si fonda sulla posizione del bookmaker quale soggetto che ha organizzato e gestito l’attività di scommesse in Italia.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un punto fermo nella giurisprudenza sull’imposta unica sulle scommesse. Essa chiarisce che la responsabilità fiscale del bookmaker estero è radicata e originaria, e non può essere elusa invocando la parziale incostituzionalità di norme che riguardavano la posizione solidale dei suoi intermediari locali. La decisione rafforza il principio della territorialità dell’imposta nel settore del gioco e garantisce che tutti gli operatori che traggono profitto dal mercato italiano contribuiscano al gettito fiscale, indipendentemente dal possesso di una concessione statale.

Un bookmaker estero senza concessione italiana è tenuto a pagare l’imposta unica sulle scommesse per l’attività svolta in Italia prima del 2011?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il bookmaker estero è il soggetto passivo principale dell’imposta, in quanto organizzatore dell’attività di gioco sul territorio nazionale. La sua responsabilità sussisteva anche prima della legge di interpretazione del 2010.

La dichiarazione di incostituzionalità della legge del 2010 (sentenza n. 27/2018) libera anche il bookmaker estero dall’obbligo di pagare l’imposta per il passato?
No. La sentenza della Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità della norma solo nella parte in cui assoggettava a imposta i Centri Trasmissione Dati (CTD) per le annualità precedenti al 2011. Questa decisione non ha inciso sulla responsabilità del bookmaker, che rimaneva soggetto passivo dell’imposta.

L’imposizione dell’imposta unica sulle scommesse a operatori esteri viola il diritto dell’Unione Europea?
No. Secondo la Corte, la normativa italiana non viola il diritto unionale sulla libera prestazione di servizi. L’imposta si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse sul territorio italiano, senza discriminazioni basate sul luogo di stabilimento, ed è giustificata da motivi imperativi di interesse generale come la tutela dei consumatori e dell’ordine pubblico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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