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Imposta Unica Scommesse: obblighi del bookmaker

Una società di scommesse estera ha contestato l’applicazione dell’Imposta Unica Scommesse per l’anno 2012. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il centro di trasmissione dati locale. La sentenza stabilisce la compatibilità della tassa con il diritto dell’Unione Europea, basandosi su precedenti pronunce della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia UE, e chiarisce che per le annualità successive al 2010 la normativa era sufficientemente chiara da giustificare l’applicazione di sanzioni.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: La Cassazione Conferma la Responsabilità del Bookmaker Estero

Con l’ordinanza n. 20683/2024, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per il settore del gioco: l’imposta unica scommesse e la sua applicazione agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia tramite una rete di centri trasmissione dati (CTD). La decisione conferma un orientamento ormai consolidato, rigettando le pretese di una nota società di scommesse e chiarendo definitivamente i contorni della responsabilità solidale tra bookmaker e intermediario locale.

I Fatti del Caso: Una Controversia Fiscale Transfrontaliera

Il caso ha origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a una società di scommesse con sede a Malta e al suo intermediario italiano (CTD). L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sui concorsi e scommesse per l’anno 2012, ritenendo i due soggetti coobbligati in solido. La società estera ha impugnato l’atto, sostenendo diverse tesi difensive, tra cui la violazione del diritto europeo, l’illegittimità del presupposto territoriale e soggettivo dell’imposta, e la mancata traduzione dell’avviso in lingua inglese.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto integralmente il ricorso della società, confermando la legittimità dell’operato dell’Amministrazione finanziaria. La decisione si fonda su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con i principi dell’Unione Europea, avvalendosi di importanti precedenti della Corte Costituzionale e della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE).

La Responsabilità Solidale e l’Imposta Unica Scommesse

Il punto centrale della controversia riguarda l’individuazione del soggetto passivo dell’imposta. La Corte ribadisce che, per le annualità d’imposta dal 2011 in poi, la legge (in particolare la Legge di Stabilità 2011) ha chiarito che l’imposta unica scommesse è dovuta da chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano, anche se privo di concessione e con sede all’estero. Viene così stabilito un vincolo di solidarietà passiva tra il bookmaker (il soggetto che organizza e accetta il rischio della scommessa) e il CTD (il soggetto che materialmente raccoglie la giocata sul territorio). Entrambi partecipano, seppur con ruoli diversi, all’attività di “organizzazione ed esercizio” delle scommesse, presupposto del tributo.

Compatibilità con il Diritto Europeo

La società ricorrente lamentava una presunta discriminazione e una violazione della libera prestazione di servizi sancita dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). La Cassazione, richiamando la sentenza della CGUE nella causa C-788/18 (che vedeva coinvolta la stessa società), ha escluso qualsiasi profilo di incompatibilità. La CGUE ha infatti stabilito che la normativa italiana non è discriminatoria, in quanto l’imposta unica scommesse si applica a tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia, senza distinzioni basate sulla nazionalità o sul luogo di stabilimento. La normativa, pertanto, non ostacola né rende meno attraente l’attività degli operatori esteri rispetto a quelli nazionali.

Le Motivazioni della Corte

La decisione si articola su diversi punti chiave che meritano un approfondimento.

L’Evoluzione Normativa e il Ruolo della Corte Costituzionale

La Cassazione ricostruisce l’evoluzione normativa, sottolineando il ruolo della sentenza n. 27/2018 della Corte Costituzionale. Quest’ultima aveva dichiarato l’illegittimità della norma solo per le annualità antecedenti al 2011, riconoscendo che, prima della legge interpretativa del 2010, i CTD non avevano la possibilità contrattuale di riversare l’onere fiscale sul bookmaker. Per il periodo successivo (come il 2012, oggetto del caso), tale possibilità sussisteva, rendendo legittima la solidarietà fiscale. Pertanto, le parti avevano modo di adeguare i loro accordi commerciali alla nuova realtà normativa.

L’Assenza di Incertezza Normativa per l’Anno d’Imposta 2012

Un altro motivo di ricorso riguardava l’inapplicabilità delle sanzioni per presunta “incertezza normativa oggettiva”. La Corte ha respinto anche questa doglianza. Sebbene un’incertezza potesse esistere prima dell’intervento legislativo del 2010, per l’anno 2012 il quadro giuridico era ormai chiaro e definito, sia a livello nazionale che europeo. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti per escludere le sanzioni.

Distinzione dall’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA)

Infine, la Corte chiarisce che l’imposta unica non può essere considerata un’imposta sul volume d’affari vietata dalla direttiva IVA. Essa presenta caratteristiche distinte: si applica a operazioni (le scommesse) che sono esenti da IVA, è calcolata sull’importo scommesso e non sul valore aggiunto, e non prevede un meccanismo di detrazione. La stessa direttiva IVA consente esplicitamente agli Stati membri di mantenere o introdurre imposte specifiche sui giochi e sulle scommesse.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio fondamentale in materia di fiscalità del gioco: la responsabilità per l’imposta unica scommesse grava su tutta la filiera della raccolta, dal bookmaker estero all’ultimo intermediario sul territorio italiano. La decisione conferma la piena compatibilità di questo sistema con l’ordinamento europeo, negando l’esistenza di discriminazioni a danno degli operatori transfrontalieri. Per le società del settore, la sentenza rappresenta un’ulteriore conferma della necessità di strutturare i rapporti contrattuali con la propria rete di raccolta tenendo conto degli obblighi fiscali solidali previsti dalla legge italiana, poiché il quadro normativo, per gli anni successivi al 2010, è considerato stabile e non più incerto.

Un bookmaker estero che opera in Italia tramite centri di trasmissione dati è soggetto all’imposta unica sulle scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano è soggetto passivo dell’imposta, a prescindere dal fatto che sia titolare di una concessione o che abbia sede legale all’estero. Esiste una responsabilità solidale tra il bookmaker e l’intermediario locale.

La mancata traduzione dell’avviso di accertamento in inglese lo rende illegittimo?
No. Secondo la Corte, non esiste una norma specifica che imponga la traduzione dell’atto impositivo nella lingua del destinatario. La validità dell’atto è preservata se il contribuente dimostra, come in questo caso, di aver compreso pienamente il contenuto presentando difese articolate e specifiche.

Perché le sanzioni sono state applicate in questo caso, nonostante in passato fosse stata riconosciuta un’incertezza normativa?
Le sanzioni sono state ritenute legittime perché il periodo d’imposta in questione era il 2012. La Corte ha stabilito che l’incertezza normativa oggettiva sulla soggettività passiva del bookmaker estero esisteva solo fino all’entrata in vigore della norma di interpretazione autentica del 2010. Per le annualità successive, il quadro giuridico era sufficientemente chiaro e non giustificava più l’esenzione dalle sanzioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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