LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Imposta unica scommesse: no sanzioni per il passato

Una società di scommesse estera ha impugnato un avviso di accertamento relativo all’imposta unica scommesse per l’anno 2010. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32028/2024, ha confermato che il tributo è dovuto anche dagli operatori privi di concessione che raccolgono scommesse in Italia. Tuttavia, ha annullato le sanzioni applicate, riconoscendo una condizione di oggettiva incertezza normativa esistente prima delle modifiche legislative del 2010, che giustifica la non punibilità della violazione.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta unica scommesse: la Cassazione chiarisce i dubbi del passato

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 32028 del 2024, è intervenuta su un tema complesso e dibattuto: l’applicazione dell’imposta unica scommesse agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia senza una concessione statale. La decisione offre un importante chiarimento, distinguendo nettamente tra la debenza del tributo, che viene confermata, e l’applicazione delle sanzioni per il passato, che vengono annullate a causa dell’incertezza legislativa dell’epoca. Analizziamo i dettagli di questa pronuncia fondamentale per il settore del gaming.

I Fatti: La Controversia sulla Tassazione delle Scommesse Estere

Il caso trae origine da un avviso di accertamento notificato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli a una società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia richiedeva il pagamento dell’imposta unica sui concorsi e scommesse per l’anno d’imposta 2010, ritenendo la società estera coobbligata in solido con il titolare di un centro di trasmissione dati (CTD) operante sul territorio italiano. La società ha impugnato l’atto, sostenendo di non essere soggetto passivo del tributo in Italia e lamentando la violazione di principi di diritto nazionale ed europeo. Dopo la conferma della pretesa fiscale nei primi due gradi di giudizio, la questione è approdata in Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte e l’Imposta Unica Scommesse

La Suprema Corte ha esaminato i vari motivi di ricorso, arrivando a una soluzione che bilancia le ragioni dell’erario con i principi di certezza del diritto. La Corte ha rigettato quasi tutte le doglianze della società, ma ha accolto quella decisiva relativa all’inapplicabilità delle sanzioni.

La Debenza del Tributo anche per Operatori Stranieri

La Cassazione ha ribadito un principio ormai consolidato: l’imposta unica scommesse è dovuta da chiunque, anche se privo di concessione e con sede all’estero, gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano. Il presupposto impositivo, infatti, non è legato al possesso di una licenza, ma all’effettivo svolgimento dell’attività di gioco in Italia. Questa interpretazione, avallata sia dalla Corte Costituzionale (sent. n. 27/2018) che dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-788/18), non viola i principi di libera prestazione dei servizi e di non discriminazione. L’imposta si applica a tutti gli operatori, nazionali ed esteri, garantendo parità di trattamento e tutelando interessi pubblici come la lotta al gioco illegale.

L’Annullamento delle Sanzioni per Obiettiva Incertezza Normativa

Il punto cruciale della decisione riguarda il sesto motivo di ricorso, che è stato accolto. La Corte ha riconosciuto che, per l’annualità 2010, sussisteva una condizione di “obiettiva incertezza normativa”. Prima dell’entrata in vigore della legge n. 220/2010, che ha fornito un’interpretazione autentica della norma, il quadro legislativo non chiariva in modo inequivocabile se anche i bookmaker esteri senza concessione fossero soggetti passivi dell’imposta. Il tenore letterale della normativa precedente poteva indurre a ritenere che l’obbligo fiscale riguardasse solo gli operatori del sistema concessorio. Questa ambiguità, riconosciuta dalla stessa Corte Costituzionale, integra i presupposti per l’applicazione della causa di non punibilità prevista dall’art. 6 del D.Lgs. n. 472/1997. Di conseguenza, pur rimanendo dovuto il tributo, le sanzioni irrogate per la sua violazione sono state annullate.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Suprema Corte si fondano su un’attenta ricostruzione del quadro normativo e giurisprudenziale. I giudici hanno sottolineato come l’interpretazione legislativa del 2010 sia intervenuta proprio per risolvere una situazione di incertezza applicativa. Fino a quel momento, esisteva una “duplice opzione interpretativa” in ordine alla soggettività passiva del bookmaker estero. Tale incertezza oggettiva, non imputabile a una negligenza del contribuente, impedisce l’applicazione di sanzioni, in ossequio al principio di tutela dell’affidamento e della certezza del diritto. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e, decidendo nel merito, ha accolto il ricorso originario della società limitatamente all’annullamento delle sanzioni.

Le Conclusioni

L’ordinanza n. 32028/2024 della Corte di Cassazione stabilisce un punto fermo sull’imposta unica scommesse. Da un lato, conferma in modo definitivo che l’obbligo di pagamento grava su tutti gli operatori che raccolgono gioco in Italia, a prescindere dalla sede o dal possesso di una licenza. Dall’altro, introduce un importante temperamento, escludendo la punibilità per le violazioni commesse in periodi caratterizzati da un quadro normativo incerto. Questa decisione, pur confermando la pretesa fiscale dello Stato, tutela il contribuente da sanzioni per comportamenti tenuti in un contesto di ambiguità legislativa, riaffermando un principio di equità e proporzionalità nel rapporto tra fisco e cittadino.

Un operatore di scommesse estero senza concessione in Italia è tenuto a pagare l’imposta unica scommesse?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il presupposto dell’imposta è la raccolta di scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dal fatto che l’operatore abbia sede all’estero o sia privo di una concessione statale.

Perché la Corte ha annullato le sanzioni pur confermando l’imposta per l’anno 2010?
La Corte ha annullato le sanzioni perché ha riconosciuto che, prima della norma interpretativa contenuta nella legge n. 220 del 2010, esisteva una “condizione di obiettiva incertezza normativa” sulla soggettività passiva dei bookmaker esteri. Tale incertezza giustifica la non applicazione delle sanzioni per le violazioni commesse in quel periodo.

La normativa italiana sull’imposta unica scommesse è compatibile con il diritto dell’Unione Europea?
Sì. Secondo la Corte, supportata da precedenti pronunce della Corte di Giustizia UE, la disciplina non viola i principi di non discriminazione e di libera prestazione dei servizi, in quanto si applica a tutti gli operatori che raccolgono scommesse in Italia e persegue obiettivi legittimi di interesse generale, come la tutela dei consumatori e la lotta al gioco illegale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati