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Imposta unica scommesse: legittima per bookmaker esteri

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5675/2024, ha rigettato il ricorso di un bookmaker estero contro l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, confermando la piena legittimità dell’applicazione dell’imposta unica sulle scommesse. La Corte ha stabilito che la normativa italiana non è discriminatoria né contraria al diritto UE, e ha riaffermato la responsabilità solidale tra il bookmaker estero e il Centro Trasmissione Dati (CTD) locale per il pagamento del tributo relativo all’anno 2013.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Tributario, Giurisprudenza Tributaria

Imposta Unica Scommesse: Legittima la Tassazione per i Bookmaker Esteri

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha messo un punto fermo sulla questione dell’imposta unica sulle scommesse applicata agli operatori esteri che raccolgono gioco in Italia. La Suprema Corte ha stabilito che i bookmaker stranieri, anche se privi di concessione statale, sono tenuti al pagamento del tributo in solido con i loro intermediari locali, i cosiddetti Centri Trasmissione Dati (CTD). Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale per il settore del gioco e per l’amministrazione finanziaria.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un avviso di accertamento emesso dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nei confronti di una nota società di scommesse con sede a Malta. L’Agenzia contestava il mancato versamento dell’imposta unica sulle scommesse per l’anno 2013, ritenendo la società estera responsabile in solido con il CTD italiano che operava per suo conto. La società ha impugnato l’atto, sostenendo che la normativa nazionale fosse discriminatoria e in violazione dei principi di libertà di stabilimento e di libera prestazione dei servizi sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

La Decisione della Corte e l’Imposta Unica Scommesse

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso del bookmaker, confermando la validità dell’accertamento fiscale. I giudici di legittimità hanno chiarito che l’imposta si applica a chiunque gestisca la raccolta di scommesse sul territorio italiano, indipendentemente dalla localizzazione della sede legale dell’operatore o dalla presenza di una concessione. La decisione si fonda su un’analisi approfondita della normativa nazionale e della sua compatibilità con il diritto europeo, richiamando precedenti sentenze sia della Corte Costituzionale italiana sia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su diversi pilastri argomentativi fondamentali.

Compatibilità con il Diritto dell’Unione Europea

Il punto centrale del ricorso era la presunta discriminazione a danno degli operatori esteri. La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando come la normativa italiana non crei alcuna distinzione basata sulla nazionalità. L’imposta unica sulle scommesse colpisce l’attività di raccolta del gioco che si svolge in Italia. Pertanto, chiunque, italiano o straniero, svolga tale attività è soggetto al medesimo regime fiscale. Questo approccio, hanno sottolineato i giudici, è stato già avallato dalla Corte di Giustizia UE (in particolare nella causa C-788/18), la quale ha riconosciuto che la normativa italiana non è atta a “vietare, ostacolare o rendere meno attraenti le attività” di un operatore stabilito in un altro Stato membro.

La Responsabilità Solidale tra Bookmaker e CTD

Un altro aspetto cruciale è la conferma della responsabilità solidale. Secondo la Corte, sia il bookmaker (che organizza il gioco e ne assume il rischio) sia il CTD (che materialmente raccoglie la scommessa sul territorio) partecipano all’attività di “organizzazione ed esercizio” del gioco. Sono, quindi, entrambi soggetti passivi d’imposta. La Corte Costituzionale (sentenza n. 27/2018) aveva già chiarito che, per le annualità successive al 2011, questa solidarietà è legittima, poiché le parti (bookmaker e CTD) avevano la possibilità di rinegoziare i loro accordi commerciali per trasferire l’onere fiscale, ad esempio adeguando le commissioni del CTD. Poiché il caso in esame riguardava il 2013, tale principio è stato ritenuto pienamente applicabile.

Questioni Accessorie

La Corte ha inoltre rigettato altre eccezioni sollevate dalla ricorrente, come la mancata traduzione dell’avviso di accertamento in lingua inglese. I giudici hanno ritenuto l’argomento infondato, poiché la società aveva dimostrato di aver compreso perfettamente il contenuto dell’atto, avendo articolato una difesa completa e dettagliata in ogni grado di giudizio. È stata altresì respinta la richiesta di rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia UE, poiché le questioni sollevate erano già state ampiamente trattate e risolte dalla giurisprudenza europea.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rappresenta un importante punto di riferimento per il settore delle scommesse. Essa ribadisce con forza il principio della territorialità dell’imposta: se la raccolta avviene in Italia, l’imposta è dovuta in Italia. La decisione consolida la legittimità del meccanismo di responsabilità solidale, fornendo all’amministrazione finanziaria uno strumento efficace per il recupero del tributo. Per gli operatori, la sentenza chiarisce definitivamente che operare sul mercato italiano, anche tramite intermediari e senza concessione, comporta l’assoggettamento alla fiscalità nazionale, eliminando ogni zona d’ombra o presunta incertezza normativa per i periodi d’imposta recenti.

Un bookmaker estero che raccoglie scommesse in Italia tramite un Centro Trasmissione Dati (CTD) è soggetto all’imposta unica sulle scommesse?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’imposta si applica a tutti gli operatori che gestiscono scommesse raccolte sul territorio italiano, indipendentemente dal luogo in cui l’operatore ha la propria sede legale e anche in assenza di una concessione statale.

La responsabilità per il pagamento dell’imposta è solo del bookmaker o anche del CTD?
La responsabilità è solidale. Ciò significa che sia il bookmaker estero sia il CTD che opera in Italia sono considerati congiuntamente responsabili per il pagamento dell’imposta. L’amministrazione finanziaria può richiedere l’intero importo a uno qualsiasi dei due soggetti.

La normativa italiana sull’imposta unica sulle scommesse è in contrasto con il diritto dell’Unione Europea?
No. La Corte di Cassazione, in linea con precedenti pronunce della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha stabilito che la legislazione italiana non è discriminatoria e non viola il principio della libera prestazione dei servizi, poiché impone le stesse regole fiscali a tutti gli operatori, nazionali o esteri, che raccolgono gioco sul territorio italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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